Lo scomparire di aspetti dell’agente globale [scomparire5]

Lo scomparire dell’agente implica che parte di sé la si perda lungo il processo; si perde l’attaccamento come espressione di una parte di sé o di se stessi in una determinata situazione. È da lì che si incomincia a scomparire.

Quindi, lo scomparire dell’agente porta progressivamente – in quanto voi ragionate per processi – allo scomparire di tanti aspetti di quell’agente, ciascuno dei quali si esprime in quel momento come un ‘chi’. Questa è una premessa di cui, inizialmente, non vedete la portata, ma che vi serve per non cadere nella solita immagine di un agente – un “io” – che scompare. No, sono parti che si sfilano dall’immagine di agente globale che lui ha di sé, e che tutti voi avete: scompare il concetto di agente.

Si tratta di uno scomparire che ha tante facce e che si radicalizza in quanto ci si trova dentro un continuo processo di perdita. Stiamo parlando di un processo che via via si radicalizza nel morire di tante facce di sé. Le tante facce sono i tanti aspetti che voi connettete assieme, altrimenti non potreste formare la figura dell’agente.

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Questo vi dice che siete voi le tante facce o i tanti aspetti che conglobate in un agente: il vostro. Ciascuno di voi è l’agente di se stesso nell’azione, nel pensiero e nell’emozione. Quindi tante facce che, di volta in volta, mostrate con aspetti diversi; alcuni però non li volete rivelare, pur sapendo di averli. L’immagine che avete di voi è proprio quella di un intrico, cioè una serie articolata di aspetti che hanno una qualche relazione, magari conflittuale o semplicemente data dal fatto che si richiamano l’un l’altro.

Quindi, ora guardatevi come quell’intrico e pensate a come possano scomparire i singoli aspetti, visto che sono intricati. Secondo voi, può scomparire l’agente globale, facendo morire, progressivamente, gli aspetti che compongono l’agente?

Un partecipante: Io penso che uno si riflette sugli altri. Per esempio, se io faccio scomparire quell’agente che mi caratterizza nell’essere devozionale, poi questo va ad agire sullo scomparire di un altro mio aspetto che è quello di fare la battuta fuori luogo.

Una voce: Quindi, poiché un aspetto è intricato con altri, tu dici che, se ne scompare uno, scompaiono gli altri. Ma, allora, basta che ne muoia uno, che a poco a poco tutto crolla!

Un partecipante: Non è che scompaiano anche gli altri; va solo a influire sugli altri.

Una voce: Ma se non scompaiono, si influenzano, rafforzandosi.

Un partecipante: Se uno scompare, tu ti concentri su quelli che rimangono.

Una voce: Stai dicendo che, se uno scompare, tu sposti lo sguardo sul resto? È in questa risposta che si evidenzia il vostro immaginario su chi siete come titolari dell’essere agente, o come titolari della vostra azione.

Un partecipante: Se i nostri comportamenti sono tutti intrecciati, e se una parte di me, in cui io mi riconosco, scompare, allora mi manca un qualcosa.

Una voce: E questo fatto agevola che altri aspetti scompaiano?

Un partecipante: Li mette in crisi.

Una voce: Ma questi aspetti sono davvero così interconnessi come hai sostenuto?

Un partecipante: No. Ma li mette insieme l’agente: è l’agente che fa la somma.

Una voce: E quindi ritorna il discorso sulla disconnessione. Essendo voi disconnessi come naturalità, le connessioni che create non ci sono. Voi avete costruito l’immagine di qualcosa d’intrecciato o di connesso, mentre è non-connesso nelle sue varie parti: un pensiero con un altro pensiero, un pensiero con un’emozione, un’emozione con un’azione.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com


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3 commenti su “Lo scomparire di aspetti dell’agente globale [scomparire5]”

  1. Non fatico a comprendere la s comparsa del soggetto globale, come invece mi capita per altri argomenti. . Man mano che maturano le comprensioni e si impara ad attuare la tecnica della disconnessione, cadono o di assottigliano alcuni aspetti dell’identità, così un po’ alla volta perde consistenza anche il soggetto reale. È un po’ come togliere i veli della cipolla. Alla fine rimane solo il nucleo della coscienza

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  2. Il nostro stato ontologico è la disconnessione. Ogni aspetto che muore non mette in crisi altri aspetto ma, mano a mano, diminuisce la credibilità dell’agente globale

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  3. La disconnessione richiede continua presenza. Noto quanto sia facile scivolare nel ruolo di agente, a volte come vittima, a volte come carnefice. Vedo come sia necessario custodire la propria cella esistenziale per mantenersi vigili e pronti.

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