Genjōkōan: la legna che arde non diviene cenere [gk18]

18. Così è, però non è da vedere la cenere come dopo, la legna da ardere come prima.
Va saputo che la legna da ardere nella sua condizione reale di legna da ardere, è prima è dopo.    
C’è prima e dopo, però, prima e dopo sono nettamente separati. La cenere è nel suo luogo proprio di cenere, è prima è dopo.  

しかあるを、灰はのち、薪(たきぎ)はさきと見取すべからず。
Shika aru wo, hai wa nochi, taki ki wa saki to kenshu subekarazu.

しるべし、薪は薪の法位(ほふゐ)に住して、さきありのちあり。
Shirubeshi, taki ki wa taki ki no hōi ni shū shite, saki ari nochi ari.

前後ありといへども、前後際断せり。灰は灰の法位にありて、のちありさきあり。
Zengo ari to iedomo, zengo sai ran seri. Hai wa hai no hōi ni arite, nochi ari saki ari.

Shōbōghenzō Genjōkōan, di E. Dōgen, traduzione inedita dal giapponese e commento di Jiso Forzani, con testo giapponese originale e traslitterato con la pronuncia.

Nella comprensione del Sentiero contemplativo.
La cenere non va considerata come lo stadio successivo alla legna che arde, questo perché la realtà non diviene, non è fatta di stati successivi dove uno evolve nell’altro: la realtà appare in evoluzione in virtù della percezione dei sensi e di altri fattori soggettivi, ma, in sé, essa è composta di scene fisse e immutabili, fotogrammi, l’uno disgiunto dall’altro che divengono film che scorre solo in virtù della percezione soggettiva.

Ne consegue che la legna da ardere permane nella sua condizione di legna da ardere aldilà del tempo, e questo vale anche per la cenere che esiste come tale nel non tempo.
Pertanto la legna non diviene cenere: entrambe esistono nel non tempo nel loro stato originario.

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6 commenti su “Genjōkōan: la legna che arde non diviene cenere [gk18]”

  1. Alla fine va a finire ca facciamo un salto quantico dall’impermanenza che regna sovrana alla massima permanenza. Tutto permane mentre tutto è apparentemente impermanente. Mi sento però come un pesce che volesse comprendere l’aria. A che gli servirebbe? A me “serve” in realtà perché mi fa comprendere che un rutto vale quanto una poesia perché entrambi costituiscono la realtà. Però meglio dedicarsi alla poesia che ai rutti. Ma non sempre in realtà. Meglio che resto in acqua a boccheggiare e a non fare troppe elucubrazioni, altrimenti va a finire che mi affogo, seppure pesce. 😀 🙂

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  2. A volte la lettura ripetuta di un testo, lo do per scontato. In realtà se faccio scendere questi concetti nel profondo, posso coglierne la portata rivoluzionaria

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  3. “La realtà appare in evoluzione per via dei sensi e di altri fattori percettivi”. Tutto è già nell’eterno presente. Concetti conosciuti e direi ormai ampiamente accettati.

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