A ogni signore, ogni onore. L’abate, secondo san Benedetto, è il vicario di Cristo in terra (vices Christi ereditar agere, c. 13, 29), il padre del monastero sia sul piano materiale (c. 33, 8) che su quello spirituale (c. 49, 22), il pastore (c. 2,15.22), il maestro (c. 3,14), il medico (ec. 28, 8), il maggiordomo della casa (cc. 64,16 e 3,14).
La regola è piena di parole quali: arbitrium, iudicium, praeceptum, voluntas, permissio, che sottolineano fortemente quanto il governo del monastero sia personale e interamente nelle sue mani (in arbitrio).
Inoltre i gesti quotidiani a tavola come in chiesa, nel capitolo come nel chiostro evidenziano questa preminenza del superiore e l’obbedienza che gli è dovuta.
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Tuttavia non bisogna lasciarsi ingannare dalle parole e fare degli abati benedettini dei tiranni. Per quanto grandi e reali siano i loro poteri, questi sono ben lungi dall’essere assoluti (c. 63, 5: quasi libera utens potestate), ed è loro raccomandato (c. 27,17) di non esercitare un «potere tirannico».
In realtà i monaci vivono in un regime di diritto a cui sono sottomessi gli stessi abati. Il monaco «milita sotto l’abate e la regola» (c. 1,3), sotto l’abate nella misura in cui questi pratica e rispetta la regola: i suoi poteri sono immensi ma come lo sono i suoi stessi doveri. Ed egli deve esercitarli in uno spirito di discretio, di consideratio, cioè di moderazione, di tatto, di discernimento che mitigano la loto estensione. Inoltre egli non deve mai dimenticare la sua propria «fragilità»(suamque fragilitatem semper suspectus sit, c. 64,32), né che può essere dominato «dal fuoco dell’invidia o della gelosia» (c. 65, 54), né che nel giorno del giudizio finale egli dovrà rendere conto a Dio per tutte le anime che avrà governato e «compresa la sua, senza alcun dubbio» (c. 2, 113), cosi che ha tutte le ragioni di essere «sollecito del proprio rendiconto» (c. 2,116).
Ecco delle preoccupazioni che non sono più di moda — bisogna dire: purtroppo? — presso i nostri governanti. Detto questo ed essendo l’uomo quello che è, tante belle raccomandazioni non furono sempre sufficienti a dominare la foga e la cattiveria dì alcuni abati. Tutt’altro!
Pubblichiamo alcuni stralci del libro di Léo Moulin, La vita quotidiana secondo San Benedetto, Jaca Book editore, 1980.
Un magistero così importante può attirare le voglie delle identità più sfrenate.
Grazie
L’abate, guida e responsabile dei confratelli, come loro fragile.