Le menti sofisticate e l’officina esistenziale

Il Sentiero, in quanto officina esistenziale, è sempre stato occasione per perdere, almeno fino a quando ha avuto il suo maestro, fattore di scacco senza tregua.

Ma una Via non necessariamente è perdere. Quando arrivano determinate comprensioni ed esperienze, essa può divenire per le identità piuttosto appagante.
Certo, il contesto è quello del perdere, ma anche questo può essere un fuocherello al quale riscaldarsi.

Poter spiegare il reale, appaga. Poter vedersi mentre accade uno scacco, appaga. Poter cogliere l’importanza esistenziale di ogni relazione, appaga.
La realtà viene vista e vissuta con altri occhi e con ben altra comprensione, ma questo non significa che non sia velata.

Come rompere questo incantesimo sofisticato?
Un tempo il maestro era di aiuto perché teneva salda l’officina esistenziale fondata sulla relazione e la spronava a lavorare, magari spintonandola.
Senza maestro, funziona l’officina da sola? È efficace nello smascherare i giochi identitari, il velo?

Può funzionare, se illuminata da grande consapevolezza, determinazione, onestà.
Ma può anche divenire una grande foglia di fico dietro cui nascondersi. Non c’è risposta, solo processo da vivere.

Menti sofisticate preferiscono lo zazen all’analisi, al confronto, alla relazione svelante.
Menti sofisticate dicono: “Non ho più domande, non so che contributo portare se non il silenzio”.
Menti sofisticate credono a menti sofisticate, quando un maestro direbbe. “Coglioni, non vedete nemmeno l’ombra del Reale!”

Come possono svelarsi reciprocamente delle menti sofisticate? Ricorrendo a una grande e impietosa onestà. Ma è capace una mente sofisticata di onestà?
Mi si risponderà che se non ne è capace ci penserà la vita: è vero, ma la vita ci pensa comunque e allora a quale pro una Via?
Non era la Via l’ambito privilegiato dello scacco e dell’imparare? Una facilitatrice per contenere l’imparare attraverso lo sbattere?

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5 commenti su “Le menti sofisticate e l’officina esistenziale”

  1. Capisco quello che scrivi e su cui vuoi metterci in guardia. Credo che senza la guida di un maestro, come tu dici, servano una grande onestà e conoscenza dei propri processi interiori. Un segnale che qualcosa nel nostro comportamento non va possono essere il disagio e la insoddisfazione che sorgono.

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  2. Non c’è risposta, solo processo da vivere. Questo concetto negli ultimi tempi è emerso in maniera preponderante. All’inizio di un nuovo giorno ci si prepara ad accogliere quel processo, senza aspettative se non quella di stare nel processo. Ogni giorno pronti, come una pagina bianca da segnare senza sapere come ma semplicemente lasciando andare la mano dove sente di dover andare. Il raccoglimento, la meditazione, il silenzio restano gli unici capisaldi su cui riposare il capo.

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  3. Consapevolezza e onestà d’intenzione sono una possibile strada che sono percorrendola potrà mostrarsi tale o meno. Evidenzio solo che le domande che chiudono il post non pongono un punto fermo, piuttosto insinuano dei dubbi. Questione aperta: siamo nel processo del vivere, dove ci sono tanti dubbi e poche certezze. Posizione scomoda per le identità in cerca di conferme e punti fermi.

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  4. Analisi ineccepibile. Una Via con il Maestro è ambito privilegiato dello scacco e dell’imparare. Senza Maestro riconosco che è necessaria l’autenticità e onestà.

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  5. Nella mia esperienza mi sbatto come un’anguilla per vedere ovunque, vivo nel vedere e nel mettere in dubbio quello che ho creduto di vedere, Proprio stamattina mi pare di aver compreso un pezzo che il monaco anziano provava a farmi vedere da anni e che nom vedevo. La mia idealizzazione della realtà. Grata.

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