La Coscienza è santa e assassina [vdc15]

Le basi della Via della conoscenza. Ma se ciascuno di voi fosse messo di fronte alla situazione d’impedire un omicidio e in quel momento una voce dentro dicesse: “tu non lo devi impedire!”, ciascuno di voi non soltanto lo impedirebbe, ma cercherebbe in tutti i modi di far sì che l’individuo assassino – o possibile assassino – possa essere catturato o magari braccato.

E questo voi lo reputate comportamento da uomini saggi? Ma che cos’è se non un modo d’intendere ciò che è bene e ciò che è male? È un modo per dire l’uno all’altro: “Io non voglio che tu ti comporti in un certo modo”.

Eppure, allora, che senso ha parlare di Coscienza se è la Coscienza che mette il pugnale nelle mani di quell’uomo ed è la Coscienza che fa sì che un altro si offra, nel senso che magari si trova sulla sua strada e, di fatto, diventa una specie di agnello immolato? È sempre la Coscienza.

Ma che senso ha dire che è la Coscienza che mette il pugnale e che è la Coscienza che impedisce che l’altro sfugga? Non è questo forse l’espressione del non-amore?

Partecipante: Perché c’è il libero arbitrio.
Soggetto: E che cos’è il libero arbitrio, se tutto è?
Partecipante: Ma non nel duale.
Soggetto: Però il duale è un modo dell’uomo di vedere ciò che invece è già.
Partecipante: Sì, ma l’uomo non lo vede come ciò che è già.

Soggetto: Se l’uomo non lo vede, non significa che non lo sia. Ma, se è vero che l’essenza di ogni cosa è la Coscienza, e che quindi il limitato è pervaso dall’essenza, allora veramente la Coscienza è assassina; allora veramente la Coscienza produce l’omicidio; allora veramente la Coscienza produce le guerre; allora veramente la Coscienza distrugge ciò che crea.

Dove sta il limite di tutte queste espressioni? Sto osando tanto per farvi intendere come ogni volta in cui ci si avventura sul terreno della non-mente ci si trova di fronte all’impossibilità di usare le categorie che voi usate. Ed è per questo che ho condotto fino a questo punto il discorso, poiché ciò che vale per la Coscienza non vale per la mente, mentre voi tendete in continuazione a trasportare i concetti che la mente utilizza nell’ambito della Coscienza.

Per noi è molto complesso parlare di Coscienza senza usare quei concetti che voi stessi usate, ed è per questo che spesso noi violentiamo questi concetti che non servono più di tanto e che, per quel tanto che servono, devono però essere riadattati.
Allora, se la Coscienza è assassina, dove sta il libero arbitrio? Dove sta la possibilità di scelta?

Partecipante: La scelta sta tra l’amore e il non-amore.
Soggetto: Ma chi sceglie, se è la Coscienza che pone il coltello nelle mani dell’assassino e che impedisce all’altro di sfuggire?
Partecipante: Ti pone due strade, sei tu che scegli quale. Nel duale le due strade sono: di ascoltare più il cuore o di ascoltare più l’ego.

Soggetto: Ma che tu abbandoni il coltello o che tu colpisca, entrambe le strade hanno radice nella Coscienza, perché senza la Coscienza tu non potresti né abbandonare il coltello né colpire.
E allora, nella sua essenza, la Coscienza è responsabile dell’uno e dell’altro e quindi, è anche assassina; è santa e assassina.

Ma voi insorgete, perché per voi non è possibile mettere insieme il santo e l’assassino, in quanto il santo è il bene, l’assassino è il male. Invece per la Coscienza essere santa ed essere assassina è una profonda realtà. Fonte

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5 commenti su “La Coscienza è santa e assassina [vdc15]”

  1. Di fatto siamo coscienze in manifestazione; l’io non esiste come ente a sé stante ma è una sorta di autointerpretazione, di autoconsapevolezza che la coscienza rende disponibile durante ogni momento dell’Incarnazione.
    Sul piano incarnativo è stato interessante per me osservare ancora pochi giorni fa, un amico, sapiente, intelligente, erudito, ben iniziato sul sentiero della propria consapevolezza, accedere alla propria parte emotiva, senza filtri, senza controllo da parte della corteccia cerebrale e portando a manifestazione una sonora bestemmia unita al moto di “scannare” un determinato ministro per una sua determinata posizione su un altrettanto determinato argomento, oggi assai divisivo.
    Solo per dire, facilitato da una lettura in argomento, che questa macchina che noi siamo, è veramente complessa.
    Quando l’amigdala la fa da padrona, possono emergere moti e comportamenti veramente forti ed inaspettati, a prescindere dal livello della consapevolezza raggiunto.
    La consapevolezza viene semplicemente ignorata e bypassare.
    Dobbiamo pensare che sia tutto sotto il controllo o l’orchestrazione della coscienza che può servirsi a volte del sistema istintivo (amigdala, limbico) ed altre di quello razionale (corteccia), per semplificare.
    Però in tal modo non si può essere sicuri di nulla sul piano della consapevolezza.
    Pensi di essere una persona “lavorata” e ti ritrovi in un attimo a “stuprare una capretta”.
    Inquietante.
    Ci vuole fede ed umiltà.

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  2. Come già accennata la Coscienza è oltre il dualismo di bene e male: la Coscienza è il paradigma dell’apprendimento.

    Da questo punto di vista sono necessari tanto il santo quanto l’assassino.

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  3. Se sono presente alla scena di un assassinio, la scelta che farò sarà funzionale alla mia coscienza.
    Intervenire o non, comunque porterà dati.
    Per la coscienza sono dati neutrali magari, ma l’intenzione che ha mosso era necessaria per ricevere quei dati, quindi l’intenzione non può essere neutrale.
    Altrimenti non avrebbe senso incarnarsi.

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  4. I concetti espressi sono chiari. Tuttavia quando si sono raggiunte le dovute comprensioni l’assassinio non si compie più e si cerca di farlo evitare ad altri.

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