La domesticazione dell’ignoranza e la chiamata interiore

Ho rivisto Nell dopo molti anni e, come la prima volta, mi ha profondamente colpito.
Il perché è semplice, parla del tentativo di domesticare la condizione originaria.
La gran parte di noi vogliono essere domesticati, vogliono lavorare nel circo, indossare i lustrini e bere l’aperitivo.

Ma non tutti. Alcuni sentono il richiamo profondo dell’Essere e si ribellano al dominio delle menti, delle immagini di sé da proteggere e da incensare: alcuni sono chiamati da altro ad altro.

Nell è il simbolo della natura originaria e il tentativo del mondo di domesticarla è l’equivalente della sfida che il monaco vive nel suo interiore, teso tra la Sorgente che lo risucchia e il condizionamento della logica del limite che lo può obnubilare.

Guardando indietro alla mia vita, vedo come questa tensione tra il richiamo della condizione originaria e il frapporsi del condizionamento sia sempre esistita.
La militanza anarchica era questo; quella ambientalista pure. La ricerca spirituale è sempre stata il ritorno a casa, la liberazione dal condizionamento.

Nel divenire si ascolta il richiamo dell’archetipo del monaco solo a un certo punto del percorso evolutivo: il richiamo è solo per le orecchie di alcuni, per molti altri è necessario e importante vivere nell’inconsapevolezza.
Sarà il non conoscere che genererà le condizioni per il conoscere, e questo ci renderà liberi.
Da noi stessi.

Il pomeriggio, prima di vedere Nell, un amico mi ha chiesto qualcosa su un certo tema e questo implicava il visionare un video di Anne Givaudan: qualcosa di innaturale per me, di molto lontano e per cui provo sincera repulsione.
L’ho visionato per quel dovere che impone l’amore, e ora, a posteriori, comprendo il senso della sequenza Anne-Nell: dal delirio del condizionamento mentale e immaginifico, alla libertà dal condizionamento.

Due simboli e nel mezzo l’intera storia di questa mia incarnazione: il condizionamento che mai è riuscito a oscurare la chiamata alla condizione ultima e unica.
Le mille parole, i mille concetti, le mille esperienze, le mille seduzioni che, alla fine, sono state funzionali al processo non di domesticazione e di oscuramento, ma di ribellione radicale, di rottura delle barriere, di affrancamento dalla logica del limite.

In un pomeriggio mi è passata davanti l’intera vita: la non formazione scolastica, l’anarchismo, le cause degli ultimi, della natura e, infine, la causa prima e ultima, la libertà da sé.
Non c’è l’uomo nero fuori di noi, non c’è alcun uomo nero, né alcun complotto galattico o terreno: c’è l’ignoranza della chiamata interiore che, attraverso il mezzo del dolore, ci apre gli occhi sulla nostra più autentica realtà.

E c’è la libertà da tutto questo immane circo.

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4 commenti su “La domesticazione dell’ignoranza e la chiamata interiore”

  1. Quando la vita ti porta nella necessità di conoscere te stesso è perché ti vuole indicare la via per scoprire la tua condizione originaria:dalla conoscenza di sé alla scoperta dell ‘Essere in sé.

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  2. L’uomo è spinto a cercare la Sorgente, sempre. Ad un certo punto, non è più possibile vivere nell’inconsapevolezza. Qualcosa, che preme dal profondo ci porta a lanciare il sasso più in là del limite che la mente immagina.
    Passo dopo passo ci si allontana dal circo seguendo la spinta che ci porta ad essere liberi.

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  3. L’attrazione irresistibile verso quel centro che è la condizione originaria a un certo punto si fa ossa, carne, sudore, perseveranza, volontà.
    E questa esperienza è possibile solo laddove le crepe del circo della centralità di sé sono talmente profonde e insanabili che ogni scusa di poter, ancora, aderire ciecamente a esso risultano impossibili.

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  4. Se siamo qui oggi è perché ciò che descrivi, sono dati che accomunano.
    Il richiamo alla condizione originaria, in questa incarnazione è divenuto consapevolezza. Si è incarnato il monaco che continuamente ricerca quell’equilibrio che nel post si descrive…grazie!

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