Ricominciare l’opera senza fine

Non è l’estate la stagione della chiarezza: la forte esposizione solare non è elemento che nell’umano possa portare lucidità di sguardo e di analisi.
Settembre è un mese di transizione: dalla dominanza della luce e del calore, ad un maggiore equilibrio. Settembre annuncia e prepara l’autunno, il gesto introversivo che culmina nel solstizio d’inverno, alle porte del Natale.
Usciamo dall’estate frastornati ed anche smarriti: lontane sembrano le certezze, le chiarezze, le consapevolezze su sé e il cammino.
Sempre la persona della via è provata dall’estate e sempre ne esce sconfitta: sembra sia d’obbligo il perdersi, lo smarrirsi, lo sradicarsi.
Come le forze dell’autunno iniziano ad innervarsi, e lo fanno molto prima dell’avvento dell’autunno astronomico, in noi comincia a riaggregarsi la consapevolezza dispersa dal martello e dall’incudine della luce e del calore.
Ricomporre le parti diviene la necessità che bussa nel quotidiano: ridefinire le coordinate del proprio esserci e procedere.
La consapevolezza dello stare, da vacuità può tornare ad essere consapevolezza dell’essere.
Torniamo alla meditazione, alla contemplazione, allo stare consapevole dedito ad ogni fatto del vivere.
Torniamo alla consapevolezza di noi, del nostro procedere, della nostra fragilità, della necessità dell’altro, maestro e compagno di viaggio.
Torniamo senza sosta e ricominciamo: ad ogni autunno ricominciamo l’opera senza fine dopo l’azzeramento estivo.
Consapevolezza, perseveranza, dedizione tornano ad avere un significato per noi e, come operai che conoscono il lavoro, ci disponiamo a ciò che l’autunno ci porterà nell’interiore come dono e possibilità di comprensione.


Se hai domande sulla vita, o sulla via, qui puoi porle.
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8 commenti su “Ricominciare l’opera senza fine”

  1. Vero. Da sempre ho vissuto il settembre come un ricordarsi di me dopo un periodo di inconscia dimenticanza estiva… Non ho mai capito il perché… Adesso mi è più chiaro.. Grazie!

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  2. Ho sempre amato l’estate la vivo come una stagione liberatoria, meno barriere sono necessarie, non da ultimo quella del vestirsi, il freddo mi irrigidisce e contrae. E’ un tempo per osservare con più distacco le tante a volte troppe officine quotidiane e quindi per una visione più dilatata dei propri grovigli esistenziali. Il sole, la luce, il calore portano nuova vita e innescano processi fecondi. La bellezza della natura rapisce il mio sguardo in atteggiamento contemplativo, nutre la mia arsura. I vostri post mi aiutano a temere di meno il freddo ma a vederne la grande portata esistenziale, il mio corpo mi seguirà….

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  3. E’ vero! Alla fine dell’estate sento sempre il bisogno di riprendere i miei ritmi ed è già da un po’ che sento il cambiamento. L’autunno si sta già preparando.

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  4. Bella questa immagine del ricominciare un’opera che non finisce mai. Dà l’idea della mancanza di scopo, la fai e basta, senza pensare a dove arriverai, ammesso che ci sia un punto di arrivo.

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  5. Da ragazza non amavo l’estate , se non per le vacanze scolastiche, e questo è stato anche dopo quando insegnavo. Il sole mi spiazzava, il caldo mi sfiniva e tutta la stanchezza accumulata nel lavoro affiorava prepotente. Avevo necessità di quella pausa ma questa portava anche lo scombussolamento dell’allentamento dello stress. Ora che tutto questo la vita me lo ha fatto lasciare allo spalle apprezzo l’estate, perchè il sole mi ricarica, le energie si ritemprerano ed ho tempo per stare in silenzio, approfondire argomenti leggendo, dedicarmi al quotidiano; in questo modo non disperdo, ma preparo il terreno per quello che si presenterà in autunno.

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