La responsabilità della malattia

Un tempo si pensava che l’origine del male fosse in entità esterne all’umano: può darsi che ancora oggi qualcuno lo pensi, ma la psicologia ha dato una grande mano nel fare chiarezza.
Oggi, la grande parte di noi pensa ed è convinta che sia il corpo ad ammalarsi, per ragioni meccaniche sue o dipendenti dagli stili di vita, o da cause ambientali.
Perché di tutti coloro che sono stati esposti all’amianto solo una parte si è ammalata, o perché di tutti i fumatori solo una parte contrae il cancro al polmone?
Certo, dipende da certe disposizioni genetiche presenti nelle persone: ma perché io ho quell’interruttore genetico su on e tu l’hai su off?
Perché io sono sfigato? Eh, è un bel argomento!
Se leggete il Cerchio Firenze 77 e il Cerchio Ifior, scoprirete che loro attribuiscono ad un conflitto interiore il 99% delle malattie.
Conflitto di che genere? Conflitto tra coscienza ed identità che produce una cristallizzazione nei flussi di energia che dalla coscienza attraversano i corpi mentale, astrale e fisico.
Come sapete, quei flussi di informazioni sotto forma di vibrazioni, dalla coscienza al copro fisico e dal corpo fisico alla coscienza, passando per gli altri due corpi intermedi sia in discesa che in salita, avviene attraverso le porte dei Chakra e delle Nadi.
Quando c’è un conflitto tra coscienza ed identità? Quando la coscienza chiede informazioni e genera scene non a partire da una comprensione chiara e consolidata, ma avendo a disposizione poche informazioni, pochi dati e poca chiarezza: quando la coscienza non ha compreso qualcosa, l’unica via che ha è sperimentare attraverso i suoi veicoli per fare esperienza, acquisire dati, comprendere.
Quindi la coscienza procede per tentativi. L’identità riceve gli stimoli dalla coscienza, prova ad attuare le scene e a fornirle i dati che richiede, ma anch’essa procede per tentativi ed errori.
A intenzione non chiara, non può che conseguire azione confusa.
All’interno di questo processo si creano dei vortici di energia, di informazioni, che non riescono a fluire adeguatamente: l’una non spiega, l’altra non intende e quel che fornisce non è quello che doveva fornire.
La conseguenza è che in prossimità di una delle diverse porte che esistono tra i corpi, i Chakra, si crea un vertice vibratorio che va ad influenzare aspetti del corpo mentale, del corpo astrale, ed infine gli organi del corpo fisico che ricadono sotto l’influenza di quel Chakra.
Il vortice, conseguenza di una non comprensione, produrrà quindi effetti sui vari corpi a caduta: prima sul corpo mentale e se quel vortice verrà sciolto a quel livello, ovvero se nel momento in cui avremo un disturbo nella sfera mentale/psicologica saremo in grado di affrontare la non comprensione e di dare ad essa una risoluzione, il suo cammino verso il basso non continuerà.
Se non saremo in grado di risolvere la non comprensione a livello mentale, questa manifesterà il suo influsso, oltre che sul corpo mentale, anche sul corpo astrale: se avremo la possibilità di affrontare il disturbo emotivo e psicologico a questo livello di manifestazione, il vortice fermerà la sua caduta, altrimenti scenderà con la sua azione e la sua influenza nel corpo immediatamente sottostante, il corpo fisico.
La non comprensione si sarà dunque prima manifestata su piano mentale/psicologico, poi su quello emozionale/psicologico ed infine su quello fisico.
Tre diversi livelli di manifestazione con le loro rappresentazioni particolari sui vari piani e nei vari corpi e con i relativi simboli che, troppo spesso, non siamo in grado né di cogliere, né di leggere e interpretare.
Infine ci ammaliamo nel corpo fisico e andiamo dal dottore nelle mani del quale mettiamo la nostra salute: ignari del processo della salute, dell’ecologia della salute, ricorriamo all’aggiustaossa con la fede incondizionata che lui saprà cosa fare.
E’ la nostra vita, ma lui saprà cosa fare, interessante. Perché lui maneggia tutti i giorni persone come noi e dunque lui sa cosa va fatto.
Un tempo indicavamo nel demonio l’origine del nostro male, oggi siamo laici e diciamo che è la genetica, o qualcosa d’altro, ma comunque non una nostra responsabilità.
La questione è qui: abbiamo bisogno di dirci che non è nostra la responsabilità se ci siamo ammalati e quindi una medicina fatta di meccaniche e di geni che determinano tutto, ci fa molto comodo.
Intendete, non nego che i geni determinino tutto, dico che i geni sono gli interruttori on/off che conducono a manifestazione i simboli del non compreso, del non risolto, della cristallizzazione in atto.
Dunque, la questione della responsabilità che non vogliamo e che ci fa comodo delegare ad altro, o ad altri: chi è responsabile?
Io come persona, come identità sono responsabile?
La coscienza che genera questa rappresentazione che chiamo io, è responsabile?
Capite che la risposta non è difficile: se la malattia è frutto di una cristallizzazione, questa deriva dai dati poco chiari in possesso della coscienza, quindi da una non comprensione al suo interno, come deriva da inclinazioni presenti nella mia identità, da bisogni, attaccamenti di varia natura, fragilità varie che la percorrono.
Vedete anche che è difficile distinguere tra le responsabilità della coscienza e quelle dell’identità e questo perché, in fondo, ad esempio, se ho una dipendenza dal fumo può dipendere dal fatto che sono insicuro, e sono insicuro perché non ho ancora una data immagine di me, e non l’ho perché ancora la coscienza non ha realizzato una certa comprensione.
Dunque è tutto intrecciato e alla fine, se andate a grattare, trovate sempre una non comprensione, quindi una responsabilità che risiede nella coscienza.
Avendo trovando una responsabile, non abbiamo risolto niente, ci siamo solo spiegati i processi: sappiamo che ci siamo ammalati perché una non comprensione opera in noi. Cosa possiamo fare?
Non è difficile rispondere: possiamo affrontare la non comprensione. La malattia, i simboli attraverso cui la non comprensione si manifesta, mi indicheranno la strada: più risalirò a monte, più vedrò la componente esistenziale della mia malattia; più comprenderò la sua causa, più vedrò che cosa operare per rimuoverla.
Rimuovere esistenzialmente la causa, superarla nella sua origine e nella sua ragion d’essere, questo è il processo della guarigione.
Quando il medico mi guarisce attraverso le sue meccaniche, quando aggiusta il mio veicolo fisico, mi guarisce veramente? No, evidentemente, contribuisce a far sparire il sintomo, il simbolo della non comprensione che si esprimeva imprimendosi nel mio veicolo fisico.
Può darsi che il medico al quale mi affido oggi per guarire quel malanno mi condanni, e io con lui per primo, naturalmente, ad una recidiva più grave domani.
Insieme abbiamo collaborato per occultare un sintomo/simbolo di qualcosa che non va nella mia esistenza: non nel mio corpo fisico, nella mia esistenza.
Come sapete la medicina fa grandi progressi, vecchie e nuove malattie vengono debellate ma, a quanto a me sembra, la gente continua ad ammalarsi, cambia solo il modo dell’ammalarsi, o del morire.
Più la medicina si farà sofisticata, più i simboli delle non comprensioni che si manifesteranno nei vari corpi cambieranno: è una lotta impari.
L’unica maniera di porvi termine, alla lotta, è comprendere le cause che a monte attivano il processo delle perdita della salute, ovvero affrontare le non comprensioni per quello che sono, appena si manifestano e i loro simboli compaiono.
Il”conosci te stesso” è certamente la via alla salute, la prima e l’ultima; il resto è un grande tentativo di rabberciamento che, non di rado, finisce per occultare i simboli del non compreso impedendoci di guardare con la dovuta serietà a noi stessi e a ciò che non abbiamo compreso e che ci conduce alla sofferenza.


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6 commenti su “La responsabilità della malattia”

  1. Grazie, ho osservato da vicino il fenomeno come forse molti di voi.
    Anche in questo caso le ragioni di alcune malattie o di certi disturbi non sono così chiari a primo acchito ma inducono a una riflessione e ad una indagine delle cause che di per sé spesso ingenera il processo di guarigione.

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  2. Se non avessi letto il post di Sandra, che apre una luce sulla mia domanda, avrei chiesto: ma la genetica è un dato costitutivo, a monte delle esperienze da cui derivano le comprensioni e che stanno pertanto a valle (le esperienze). Come può esistere a priori una meccanica funzionale ad elementi che sorgono a posteriori (le mancate comprensioni empiriche)? Ma forse rileggendo il post, hai già risposto. La genetica (on-off) è una sorta di predisposizione in potenza, funzionale alle comprensioni che quella determinata coscienza dovrà acquisire?

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  3. I condizionamenti dati dalla famiglia, dalla società, a volte rendono difficile il ” conoscere se stessi” e l’accettazione di se diviene allora fondamentale. Grazie. Grazie anche a Caterina, per i testi suggeriti!

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  4. C’è un libro molto interessante su questo argomento che probabilmente conoscete” malattia e destino ” di Torwald Detleffsen o anche quelli della Metamedicina di Claudia Reinville.

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  5. Tutto più che condivisibile.
    Il “guaio” è quando la non comprensione è così radicata, o protratta, o il sistema corporeo anche molto sensibile, più incline ai somatismi, rispetto ad altri, che si verificano sintomi che richiedono un approccio medico urgente e deciso. Lì non si può fare a meno.
    Poi chiaro che la riflessione deve accompagnare tutto il processo.
    Anche se tu c’insegni che a volte si verificano comprensioni improvvise della coscienza che non sono colte dalla ragione …
    (magari qualche cattolico, per citare ciò che sembra starti tanto “simpatico” lo chiamerebbe miracolo..)

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  6. Come sapete sono infermiera e lavoro in ospedale, è così evidente la necessità dei pazienti di spogliarsi della responsabilità della loro malattia (con la connivenza ovviamente di un corpo sanitario che crede di diventare come dio) che sempre più mi è insopportabile. A proposito di genetica, oltre tutto, c’è una nuova disciplina, si chiama Epigenetica, che dichiara tranquillamente che avere determinati geni non vuol dire essere condannati, perchè la loro espressione dipende da noi!
    Grazie roberto considerazioni fondamentali, da chiarire all’infinito…

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