La mente, la realtà, il sentire

La persona che non ha ancora aperto le porte al sentire e che è focalizzata sul recitato della propria mente, nulla comprende del reale, della realtà e della sua natura più vera e autentica.
Nulla. Quella persona vede il film del reale, non il reale.
Oltre lo schermo ottuso frapposto dalla mente e dai suo contenuti e paradigmi, nell’affiorare del sentire, nel suo mostrarsi e dispiegarsi, nella possibilità infinita di accesso che apre, lì e solo lì il film sfuma e appare ciò che velava, ciò che c’è oltre: i contorni della realtà assumono allora una connotazione, una definizione, un senso, una pregnanza, una essenza mai conosciuti.
Uscire dalla predominanza della mente è come uscire da una sala cinematografica, sebbene il film rappresentasse la vita, non era la vita ma la sua narrazione svolta alla luce di credenze, paure, condizionamenti, interpretazioni.
La vita nel sentire non interpreta, non crede, non conosce il dolore, né l’illusione.
La vita nel sentire è: può una mente comprendere l’infinita estensione dell’infinito del verbo essere?
Cosa è celato dietro e dentro quell’infinito? Se apro quella porta, la porta dell’essere, non dell’esserci, quali abissi e orizzonti si aprono?
Non lo saprò mai finché rimarrò dentro la sala cinematografica.


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1 commento su “La mente, la realtà, il sentire”

  1. Bellissima la metafora della sala cinematografica! Rende perfettamente l’idea dell’uscire da quello spazio angusto ed illusorio in cui ci troviamo quando siamo identificati con il recitato della mente. In quella sala, ora, continuamente rientriamo e da quella sala usciamo. Prima conoscevamo solo la sala.

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