Il lavoro 1: trovare un’occupazione è trovare un teatro d’esperienza e d’esistenza

Il lavoro occupa molta parte del nostro quotidiano ma spesso lo viviamo come qualcosa a sé, come fosse l’elemento collaterale e faticoso del nostro esistere quotidiano.
La nostra vita sono le cose che ci piacciono, gli affetti, il tempo libero: non vedendo chiaramente l’attitudine della mente a dividere, a frammentare, non ci rimane semplice leggere la nostra vita in modo unitario.
Qual è l’elemento che rende una e inscindibile la nostra vita? La capacità di divenire persone migliori attraverso le esperienze, tutte le esperienze.
Se si ha chiaro questo, se si è consapevoli che ogni giorno, ogni ora la coscienza sperimenta e amplia il proprio sentire, allora possiamo incominciare a parlare di quel tempo rilevante che ogni giorno trascorriamo fuori casa, insieme a persone che non abbiamo scelto, in situazioni non sempre gratificanti.
Un lavoro occorre innanzitutto trovarlo e di questi tempi non è semplice.
Un lavoro è una possibilità esistenziale: un teatro creato dalla coscienza nel quale avvengono le scene che questa proietta.
Un lavoro, prima di essere un luogo di produzione, è un ambito di esperienza del sentire: se non ci è chiaro questo, non ci sarà chiaro niente del processo del trovarlo, dell’esercitarlo, del perderlo.
Trovare un lavoro dunque è un’esperienza esistenziale: i fattori sociali hanno la loro importanza e, come in questo tempo, possono essere molto ostacolanti, ma la possibilità di impiego dipende in ampia parte da una motivazione interiore, da uno slancio, dalla disponibilità a mettersi in gioco, a spendersi e impastarsi nelle situazioni che si presentano: a portare se stessi fuori dall’ambito del conosciuto, ad andare verso l’ignoto.
Questo ignoto spesso si offre nelle vesti di lavori precari, parziali, non corrispondenti alla propria aspettativa.
Quanta forza creativa, dedizione, volontà sono richiesti ad una persona per creare le scene della propria manifestazione? In una società imbalsamata e vecchia l’impulso creativo fa difficoltà a trovare uno spazio, ma questa è la sfida.
Creare il teatro rappresentativo del proprio esserci nel mondo: osare esserci e proporsi.
Uscire sapendo di avere diritto ad uno spazio d’esistenza; se necessario adattarsi, piegarsi, accogliere le opportunità sapendo che una ne prepara un’altra;
vivere ogni scena come il proprio tirocinio esistenziale, la propria possibilità di conoscersi, divenire consapevoli, comprendere.

Immagine tratta da: http://heavytable.com/the-man-the-mystery-the-dishwasher/


Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento