L’identificazione intesa come “mi riguarda”

Quando c’è identificazione? Quando un fatto, una situazione, un qualcosa che proviamo, ci riguarda, ci coinvolge, ci interessa, ci preme, ci interroga.
Riguarda chi? Noi.
C’è un soggetto, c’è una situazione e c’è l’uso che viene fatto di quella situazione. Qual’è questo uso? La definizione di sé.
Quella situazione ci definisce, ci conferisce senso, ci gratifica, ci ferisce, ci seduce, ci offende, ci intriga, ci annoia. Reazioni anche opposte ma tutte ci conferiscono il senso di esserci come nucleo di identità.
L’identità usa quelle situazioni per costruire l’immagine di sé.
Per queste ragioni ci identifichiamo, cioè viviamo una tal situazione riconducendola a noi, affermando “mi riguarda!”.
E’ sbagliato? E perché mai! E’ un passaggio ineludibile: se non c’è immagine di sé, una sana immagine di sé, le scene che la coscienza deve costruire non hanno la possibilità di svilupparsi fluidamente.
Se c’è conflitto nell’identità ogni processo viene rallentato, ogni dato che la coscienza deve acquisire incontra l’attrito dei suoi veicoli (mente/emozione/corpo) che invece di essere strumenti divengono ostacoli.
Se quindi l’identificazione è un processo ineludibile, perché
affermiamo, nel post di ieri, che è un problema?
Perché c’è stagione e stagione nella vita dell’uomo: c’è una stagione in cui è necessario dire “io”, in cui tutto, o molto, ci riguarda, e c’è una stagione in cui non ha più senso dire “io” e sembra che nulla più ci riguardi.
A seconda dell’interlocutore cui ci si rivolge si può affermare che l’identificazione è una necessità o un problema; in ambito cosiddetto spirituale si tende ad affermare che l’identificazione è un problema, presupponendo che l’interlocutore abbia già conosciuto e integrato l’identificazione come necessità: ma è un presupposto sbagliato.
La gran parte delle persone  è impigliata in questioni identitarie, ha difficoltà ad accogliersi e accettarsi e quindi è bloccata nel cammino della libertà proprio dalla non accettazione di sé.
Questa è la ragione per cui la questione dell’identificazione andrebbe trattata con grande prudenza.
Ed è anche la ragione per cui noi parliamo così spesso della “filosofia del limite”.

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2 commenti su “L’identificazione intesa come “mi riguarda””

  1. Tutto davvero molto chiaro.

    Mi sono perso la parte la parte sulla “filosofia del limite”… Potrei avere un link o un riferimento, per favore?

    Grazie mille!

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