Che senso ha il gioco, o dramma, del divenire?

Oggi al supermercato il mio sguardo si è aperto sull’andirivieni di esseri che si muovevano intorno a me con delle movenze e sembianze piuttosto uniformi dentro ai quali anch’io ero uniforme.
In quel momento mi è sorto un dubbio: come è possibile che tutte queste incarnazioni che vivono nel mondo cosiddetto “occidentale” debbano sperimentare, seppur in diverso grado, le stesse cose/situazioni? Guardando cioè l’uniformità di stile di vita civilizzato e quindi tutto questo sperimentare così apparentemente simile per ciascuno, mi vien da chiedermi come e perché si sia arrivati a questo che mi appare come un estremo in questa epoca, su questo pianeta; in altre parole non riesco a percepire il respiro dell’esistente dietro a questa manifestazione, mi sfugge il disegno, mi appare così assurdo da rendere quasi impossibile una collocazione dentro ad una consapevolezza vasta come quella del nostro pianeta, figuriamoci dentro quella dell’assoluto.
Tornando a casa con questo sapore in bocca ho letto il tuo post, che in qualche modo risponde ai miei quesiti: “Vedi che accade nel mondo? Accade per te. Anche ciò di cui hai avuto solo una scarna notizia, sentito una lontana eco, è avvenuto per te, figlio mio.”
Una risposta del genere non può che commuovere e far sorridere, e il dubbio si dissolve e và oltre se stesso, ma visto che fui chiamato l’uomo dei dubbi, il dubbio si trasforma, e di dubbio in dubbio mi vien da dire: ma se l’assoluto non è nel divenire a chi e a che giova tutta questa rappresentazione che poi ci starebbe portando verso l’assoluto stesso?
So bene che alla fin fine tutto questo dubitare mi parla di me e delle mie limitate capacità, ma a volte è come se percepissi una distorsione così forte tra l’assoluto e la sua manifestazione che si scatenano questi dubbi così intensi da far vacillare ogni atomo del mio essere e non distinguo più da dove arrivano.
E in questa giostra di dubbi, con le vertigini e i mal di testa, sorrido e piango.

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