avanti

Solo passi in avanti

Per quanto ci possa sembrare assurdo, anche quando il nostro limite si mostra evidente e il cadere è rumoroso, prepariamo un passo in avanti, stiamo gettando le basi di una nuova comprensione.
Comprendere è un processo non lineare: nella mente che semplifica, 1+1 fa 2; nella realtà, il due è spesso la risultante di una serie di sottrazioni.
Perché? Perché la comprensione, il fare un passo in avanti riguarda sempre un limite del nostro sentire: manifestandolo, marcandolo lo sperimentiamo, lo “paghiamo”, ne diveniamo consapevoli e avviamo il processo del superarlo.
Molte cadute, dunque, danno luogo ad un passo in avanti.
Mi si osserverà a questo punto che, se tanto il cadere dà luogo ad un avanzamento, perché mai non dovremmo indulgere nel peggio di noi?
Vi rispondo: voi vi divertite a vivere il peggio di voi stessi?
Noi cambiamo solo attraverso le esperienze, accettando di imparare da esse. Conta la volontà di imparare?
Certo, ma se non è associata all’osare, al buttarsi, all’accettare di sbagliare facendo, è solo un imperativo morale improduttivo.

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Immagine da http://goo.gl/CUAjRZ

karma

Le cose fatte bene e quelle fatte male

Non conta quante volte hai fatto bene, conta quando il tuo raglio si sente da costa a costa.
Perché? Perché è dal raglio che impari, è lui che ti rende migliore se ne comprendi l’origine e la manifestazione.
Allora le cose fatte bene che fine fanno? Finiscono nella “contabilità generale”, in quello che viene definito il karma positivo.
Le cose fatte male muovono quello che chiamerei il karma produttivo, quello che genera opportunità nuove di apprendimento.
Ciò che è venuto male per un difetto di comprensione, si ripresenta e si ripresenta fino a quando non viene fatto bene.

Come nasce il Karma, C.Ifior, pdf.

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coscienza

La coscienza crea la realtà

Per quanto ci sembri irreale, non siamo noi, piccoli portatori di nome, a creare la realtà.
Noi stessi siamo creati attimo dopo attimo, fotogramma dopo fotogramma, dal sentire di coscienza.
Tutte le scene che viviamo, tutti gli affetti, tutti i progetti, tutte le mansioni sono generate dal sentire.
Quale realtà crea la coscienza? Quella possibile, compatibilmente con le comprensioni acquisite e con quelle da acquisire.
Siamo dunque solo burattini? No, se comprendiamo che identità e coscienza sono unità inscindibile.

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Tutti procediamo assieme collaborando, cooperando, condividendo

Potremmo imparare qualcosa senza l’altro da noi?
Potremmo divenire persone diverse e migliori se non incontrassimo tutti i giorni qualcuno di diverso da noi che ci svela nei nostri limiti, che si svela nei suoi, che a volte ci è di esempio positivo, altre negativo?
Potremmo respirare senza l’aria?
Potremmo mangiare senza l’orto e chi lo coltiva?
Potremmo conoscere la dolcezza di un bambino che ci chiama se non avessimo aperto la nostra vita a lui?
Potremmo vedere il nostre egoismo se non incontrando qualcuno che ci chiede qualcosa?
Tutta la nostra vita è il frutto gratuito della relazione: sebbene noi si sia dato un prezzo ad ogni cosa, molte ancora sfuggono alla nostra ossessione di dividere, catalogare, valutare, giudicare. Non si compra, non si vende la possibilità di imparare.
Se osserviamo attentamente, quello che ci conduce nella vita è la possibilità di apprendere e trasformarci attraverso la relazione con ciò che ci è prossimo: dall’insalata che mangiamo, al nostro partner, al nostro collega di lavoro.
Abbiamo eretto su di un piedistallo la competizione, il giudizio, l’affermazione e non vediamo quanto essi avvelenino il nostro animo.
Non vediamo l’evidente: non si può procedere che assieme.
Se osassimo aprire gli occhi su questo, le nostre parole d’ordine diverrebbero: collaborazione, cooperazione, condivisione. Nella vita personale come in quella sociale.

Immagine da http://www.enghea.org/wordpress/?p=1604