Polvere e Cenerina, una storia d’amore

La giovane coppia di aironi si era stabilita lungo la foce di un piccolo fiume.
Il maschio si chiamava Polvere, la femmina Cenerina.
Si erano fermati lì subito dopo il corteggiamento perché a Cenerina era sembrato un luogo isolato e le era piaciuto l’ammasso di canneti che li nascondeva alla vista dei curiosi. Da lì, inoltre, si poteva vedere la grande distesa del mare e, la sera, sentire la brezza salmastra che portava l’odore di altri uccelli e altri luoghi lontani.
Polvere e Cenerina vivevano felici pescando nell’acqua bassa della riva e facendo lunghi voli. Amavano volare soprattutto la mattina, al primo levar del giorno. Era questa l’ora in cui l’attività febbrile degli uomini non era ancora iniziata, non si sentivano rumori e la campagna era ancora immersa in una luce magica: la rugiada rifletteva i colori del cielo e dalla vegetazione saliva l’odore della terra.
La giovane coppia si sentiva appagata e felice.
A Cenerina tornavano in mente, ogni tanto, le immagini del loro primo incontro.
Era mattina. Lei era appollaiata con altre giovani femmine sopra un imponente salice quando vide Polvere che volava solitario. La colpì l’elegante cadenza del battito delle ali e la leggerezza del suo volo. Vide che si dirigeva verso il mare; allora, spinta da un impulso improvviso, lo seguì. Era affascinata dalla grande distesa azzurra, sempre mare eppure sempre mutevole nelle forme, nei suoni, nei colori. Lo raggiunse e lui la scorse argentea nei riflessi della luce del mattino. Le sembrò speciale e non la lasciò più.
Iniziò il corteggiamento. I due compagni compivano lunghi voli e danze di “parata”, gettando la testa in avanti e all’indietro, aprendo a ventaglio le ali e lanciando grida modulate.
Decisero poi di allontanarsi dalla colonia per stare un po’ da soli e scoprirono il luogo dove vivevano ora.

Arrivò poi il momento dell’accoppiamento. Polvere compì i movimenti rituali propri della specie: allungò e ritrasse il collo, arruffò le penne del petto e lanciò dei richiami gutturali per attirare Cenerina poi si unì a lei. Fu un momento unico, irripetibile, in cui sentì che lui e la compagna erano un essere solo. Lo stesso successe a Cenerina. Questa scoperta riempì il loro cuore di tenerezza.
Col passare dei giorni, Cenerina cominciò a sentirsi inquieta. Polvere era premuroso con lei, il luogo le piaceva ma, dentro di sé sentiva un impulso a partire:
Il compagno se ne accorse. Una sera, mentre erano appollaiati su un ramo in attesa di prendere sonno, Polvere le disse: -“Vuoi dirmelo?
” Dirti cosa ? ” rispose Cenerina
” Qual è il problema? A volte ti sento distante, assente” proseguì il compagno.
” E’ che” sono inquieta, sento come un impulso che mi spinge a partire”
Polvere capì. ” Quest’ inquietudine” spiegò “colpisce le femmine quando si avvicina il tempo di deporre le uova e tu senti proprio questo! Torniamo più a nord, nel posto da dove siamo venuti, lì troveremo altri aironi e altri uccelli acquatici. Ti sentirai più sicura e protetta. Quello mi sembra un buon posto per nidificare: Qui potremo sempre fare ritorno.
Polvere aveva ragione, convenne Cenerina.
Il viaggio fu breve. Volarono lungo la costa per tutto il giorno finchè, al tramonto, videro la grande foce. Seguirono il corso del fiume fino ad un posto fitto di vegetazione: c’era un boschetto di pioppi e salici e un intrico di canneti. Cenerina si fermò su un alto pioppo e disse: “Possiamo fermarci qui” Poco lontano riconobbero il loro stormo e notarono altre specie di uccelli d’acqua dolce.
Il giorno seguente iniziarono la costruzione del nido. Polvere trovò una biforcazione tra i rami,che faceva al caso loro. La indicò alla compagna poi iniziò a cercare rametti, stecchi , canne che Cenerina, con maestria, intrecciava. Dapprima formò una piattaforma coi lati rialzati a mo’ di barchetta poi foderò l’interno con muschio, felci e lanugine dei pioppi per proteggere le uova dagli scuotimenti del vento e per mantenerle più al caldo.
Quando calava la sera si concedevano una pausa dal lavoro, scendevano sulla riva e cercavano piccoli pesciolini e ranocchi per la cena. I ranocchi erano il cibo preferito di Cenerina e Polvere li pescava per lei.
Dopo essersi saziati si concedevano un breve volo verso il mare compiendo lenti e profondi battiti d’ala. La loro silhouette era inconfondibile: il collo tra le spalle e le zampe estese. Poi tornavano all’albero, si appollaiavano vicini e dormivano.
Il mattino seguente riprendeva la loro attività febbrile.
Finalmente il nido fu pronto e i due aironi lo guardarono soddisfatti.
Dopo qualche giorno, Cenerina non se la sentì di alzarsi in volo e lo spiegò al compagno: si sentiva pesante e indolenzita: avvertiva qualcosa che premeva dentro di lei e che spingeva per uscire; era una sensazione che non aveva mai provato prima. Allora, seguendo l’istinto che prima di lei aveva guidato tutte le femmine della sua specie, si sistemò nel nido. Polvere capì: si alzò in volo in cerca di cibo per lui e per la compagna. Quando tornò, Cenerina lo accolse felice: aveva deposto il primo uovo. Polvere si appollaiò di fianco alla compagna e le manifestò la sua gratitudine lisciandole le piume del collo col becco. La deposizione delle uova durò tre giorni: erano di un colore azzurro verdastro come lo era, a volte, il colore dell’acqua: ai due aironi sembravano perfette.
Da quel giorno, per la coppia, iniziò il periodo della cova. Cenerina passava la maggior parte del tempo accovacciata sulle uova, ma la sera e la mattina, i momenti della giornata che lei preferiva perché più intenso era l’odore salmastro della brezza, Polvere le dava il cambio, così poteva rifocillarsi e volare un po’. Il compagno, dal canto su, quando non passava il tempo a pescare e a compiere brevi voli attorno al nido, si sistemava immobile ai piedi del grande pioppo, mimetizzato tra la vegetazione, con le ali chiuse e il lungo becco allungato, la testa ferma ma lo sguardo vigile, come a fare la guardia al nido.
La sera, i due compagni, dormivano vicini.
Venne poi il tempo della schiusa. Un pomeriggio, quando Polvere era lontano dal nido, Cenerina sentì un piccolo scricchiolio: era il becco del primo pulcino che batteva nell’interno del guscio e si dava da fare per uscire. Poco dopo il guscio si ruppe, emerse un capino tutto nudo e bagnato, con una piccola piuma bianca al centro poi un corpicino con due alette appena abbozzate e due zampine rattrappite. Cenerina lo guardò ammirata, lo sfiorò col becco poi lo coprì con il suo corpo caldo; il pulcino si sentì subito accolto e protetto.
Quando Polvere tornò Cenerina gli mostrò il pulcino: non poteva dirsi bello ma a Polvere sembrava straordinario. Si commosse al pensiero che quell’esserino era nato da lui e Cenerina e che così piccolo e indifeso aveva in sé la capacità di crescere e diventare adulto.Dopo qualche giorno si schiusero anche le altre uova: ora gli esserini straordinari erano tre e la felicità di Polvere e Cenerina fu completa.

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