Nascita/incarnazione. Dizionario del Cerchio Ifior
Vorremmo parlare di un punto importante, quello che riguarda il collegamento tra spirito e materia – se così vogliamo dire – al momento della formazione, della creazione di un nuovo individuo incarnato sul piano fisico. Vedete, figli cari, ciò che vi porta fuori strada, che vi impedisce di comprendere nel modo giusto questo piccolo particolare è il fatto che continuate, malgrado il nostro insegnamento, a considerare il corpo akasico come se fosse colui «che fa». «Il corpo akasico (qualcuno ha detto) ha ‘scelto’ il corpo in cui deve fare esperienza, il corpo akasico ha fatto questo, ha fatto quell’altro» come se avesse una sorta di propria volontà tale da poter influire consapevolmente e nel modo migliore e più giusto in quello che sarà il suo cammino attraverso l’esperienza del piano fisico.
Ora, certamente il corpo akasico è qualcosa di molto importante per ognuno di voi, questo senza alcuna ombra di dubbio, però questa caratteristica di consapevolezza, questa caratteristica di coscienza, questa caratteristica di poter agire, di poter fare, diventa vera e pienamente effettiva in tutta la sua grandezza soltanto allorché l’individualità avrà abbandonato il piano fisico, o meglio – per essere più precisi – soltanto allorché l’individualità non si incarnerà più sul piano fisico, allorché cioè il corpo akasico avrà strutturato tutta la sua materia e sarà completamente consapevole. Prima di questo momento, il corpo akasico può essere considerato l’antitesi dell’Io; così come abbiamo detto che l’Io, in realtà, è una proiezione del corpo akasico al punto che, osservando l’Io, ognuno di voi può arrivare a capire cos’è che il corpo akasico ha compreso o non ha compreso. Allo stesso modo il corpo akasico, per ambivalenza – come direbbe il nostro amico Scifo – è ciò che l’Io dimostra, in quanto sono strettamente dipendenti, legati l’uno all’altro.
Ora, quando accade che sta per avvenire una nuova incarnazione, il corpo akasico «non sceglie» (anche se a un certo punto di evoluzione si illude magari di poter scegliere), non sceglie il corpo, il luogo e il tempo in cui avverrà l’incarnazione, ma semplicemente emette una vibrazione, e questa vibrazione si va a collegare a della materia incominciando, tramite questa forma vibratoria e le sue differenziazioni, a strutturare la materia che incontra.
Non vi è quindi ancora un collegamento neanche al momento del concepimento, ma vi è una partecipazione vibratoria da parte del corpo akasico, il quale mette in questa vibrazione che ha emesso tutte le vibrazioni che sono riferibili a ciò che ha compreso o ciò che non ha compreso; ed è questa somma di vibrazioni, questo loro interagire l’una con l’altra, questo loro scambiarsi vibrazioni all’interno dei vari piani di esistenza, che raduna la materia di ogni piano che attraversa e incomincia a plasmarla, a formarla in modo tale da avere un corpo che si adatterà il più possibile a quelle che sono le più immediate esigenze evolutive di comprensione del corpo akasico. Ecco, quindi, che tutto il periodo della gestazione sarà un periodo in cui queste vibrazioni continueranno ad agire influenzando con il loro movimento la costituzione di tutti gli elementi del nuovo corpo che si va creando; ma il vero e proprio allacciamento, il vero e proprio collegamento, inizia allorché tutti i corpi sono pronti ad esperire, allorché sono separati dall’ambiente protettivo materno e quindi il corpo incomincia da se stesso, da solo, a vivere la propria esperienza, scontrandosi immediatamente con l’impatto del piano fisico in cui si trova – spesso sgradevolmente – proiettato.
Ecco, è da questo punto che incominciano ad allacciarsi i collegamenti dei vari corpi: astrale, mentale ed akasico. Sono stato chiaro su questo? Volete qualche delucidazione?
Non si può ridurre questo discorso a una precisa formula matematica, anche perché non si tratta di una sola vibrazione, ma di un’enorme quantità di vibrazioni, come è enorme la parte non compresa ancora dal corpo akasico, e come è enorme in tutti i suoi particolari, in tutte le sue sottigliezze ciò che egli invece, magari, ha compreso fino a quel momento; ed ogni comprensione e ogni non-comprensione emette una vibrazione che si unisce o si fonde e arriva poi a proiettarsi fin sul piano fisico, con tutto quello che abbiamo spiegato. Moti
Quando il corpo fisico, astrale e mentale si dissolvono, al termine dell’incarnazione, cosa diventano?
Voi sapete che, quando l’individuo abbandona i suoi vari corpi, li abbandona un po’ per volta, uno per volta anzi; voi sapete addirittura (quelli più a fondo nell’insegnamento) che li abbandona strato dopo strato, non tutti in una volta; e quegli strati da cui l’individualità si ritira, un po’ alla volta, perdono poi, senza la forza di coesione dovuta alle vibrazioni dell’individualità, perdono la coesione tra le unità elementari che compongono la materia di quel corpo e queste unità elementari, un po’ alla volta, si separano, si lasciano, e rientrano nel ciclo interno del piano di esistenza a cui appartengono, diventando quindi, in qualche modo, materia possiamo dire «indifferenziata», pronta ad essere poi usata per altre necessità che si possono presentare, per permettere che – attraverso le modifiche della materia – possa continuare l’evoluzione di altri individui della razza.
Potremmo dire che, in una Realtà in cui tutto ha una sua funzione e nulla esiste per caso ma ottempera a diversi scopi, essa viene «riciclata». Georgei
Dal volume del Cerchio Ifior, Dall’Uno all’Uno, Volume terzo, parte prima, Edizione privata
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