Il quotidiano è presente: situazioni, accadere, fatti presenti. Non una sequenza di fatti, ma fatti presenti, accadimenti senza un prima e senza un dopo. Fatti nudi, senza tempo.
La mente unisce i fatti e ne fa una collana: interpretandoli gli dà il colore che vuole. È così che un fatto diviene altro, non realtà ma idea della realtà. Non so quanti di noi vivano la realtà, la maggior parte vive il pensiero della realtà.
Il presente è la realtà solo se:
– non è connesso al passato;
– non al futuro;
– non è interpretato e qualificato.
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A-Passato/presente
È la più corrente delle connessioni; il contenitore della memoria è il terminale al quale si congiunge ogni punto del presente: fili saldissimi collegano il punto presente al punto nella memoria: muovendo il presente muoviamo il passato.
Nella consapevolezza di ciò che è stato, delle dinamiche dell’accaduto, del: “Ho detto quello, fatto quell’altro; detto così, fatto cosà”, ci costruiamo un film interno: il racconto dell’accaduto è già sua interpretazione e nella interpretazione scompare la realtà.
Perché è già interpretazione? Perché è colorato di paura di aver sbagliato, senso di inadeguatezza o di potenza, vittimismo o smargiassata: alla luce del pensiero una sequenza di fatti è necessariamente e inesorabilmente interpretata e così muore come realtà.
Può la mente essere neutrale rispetto a un fatto? Dubito, non credo. La sola presenza di pensiero che si aggiunge su un fatto, lo qualifica, qualificandolo ne dà una lettura, lo interpreta.
Se dico “Oggi fa caldo” qualifico la realtà oggi; dire che fa caldo è una valutazione soggettiva, per un altro può essere mite, per un altro dolce, per un altro ancora non-caldo.
Il fatto che il termometro dica che alle 5 di mattina di metà ottobre ci siano 14 gradi, se non è posto in rapporto con la storia termica dei miei sessanta anni di vita e con tutto ciò che so del riscaldamento globale, è solo un dato: 14 gradi sono solo 14 gradi, né caldo, né freddo.
Quando c’è mente c’è valutazione, parametrazione, giudizio, interpretazione: questa è la natura della mente e non vedo né problema, né imperfezione, né impedimento in questo: la mente fa il suo mestiere, crea la realtà del divenire essendo organo nel e del divenire.
Sarebbe come dire che il corpo è impedimento, l’emozione è impedimento, la natura in generale è impedimento, la vita stessa, l’incarnazione è impedimento, e infatti è stato detto ed è a volte ripetuto da quanti sostengono che la libertà sia altrove, oltre il limite del divenire, nella trascendenza.
Questo testo è parte dei capitoli 3 e 4 del libro L’Essenziale; mentre li pubblichiamo ne verifichiamo anche il contenuto a 10 anni dalla loro estensione. A revisione completata, renderemo disponibile l’intero volume: qui i capitoli 1 e 2 già revisionati.
“Il presente è la realtà solo se:
– non è connesso al passato;
– non al futuro;
– non è interpretato e qualificato.”
E’ difficile che la mente non parametri (come affermi più sotto) e che i corpi transitori non confrontino i dati dell’esperienza per inviarli alla coscienza, altrimenti non ci sarebbe apprendimento.
Dunque usare i collegamenti quando occorre, accorgersi e disconnettere quando non
serve .