Quella limitazione che parla dell’essere [sentiero56]

Non c’è accoglienza senza che si entri in un processo che ridefinisca chi accoglie: a noi sembra che sia l’identità ad accogliere; certo, è così, ma quell’io che accoglie è sentire in atto e in costante mutamento, quello che chiamiamo io è un noi, un insieme, il volto di un insieme, e quindi ciò che mostra è la risultante del processo che vive tutto l’insieme.

L’accogliere la propria limitazione non può non avere alle spalle la comprensione che tutto l’esistente è limitato, che tutto il creato, e ogni suo aspetto, è rappresentazione di un’intenzione che, nel manifestarsi nel tempo e nello spazio, perde l’unitarietà dell’essere intenzione e diviene aspetto, fatto, scorrere, frammento.

L’accoglienza del limite personale è un tassello di una comprensione più vasta che integra la morte, la transitorietà, l’impermanenza, l’aleatorietà. C’è piena accoglienza di sé solo nel contesto più ampio dell’accoglienza della vita nel suo essere quel che è.

In questo ambiente fatto di accoglienza compresa guardo me e cosa vedo? Vedo il limite? No, vedo l’essere. Non vedo più il limite, la consapevolezza non è più posata su quello perché il sentire ha realizzato che in quella limitazione c’è la natura della vita ed è la porta che apre sul segreto della vita.

Quella limitazione che è quel che è parla dell’essere, non dell’esserci, non del divenire.
Il limite narra l’Assoluto.
Ogni più piccolo aspetto, fattore dell’esistenza, testimonia l’essere, l’Assoluto.

Nella più profonda accoglienza di sé e della vita così come si crea in noi e attorno a noi, in ogni fatto, dal più irrilevante al più significativo, l’umano sperimenta l’essere che testimonia l’insieme, l’Assoluto.

Parliamo di filosofia del limite perché molte e amplissime solo le implicazioni legate all’accoglienza della limitazione di ciascuna creatura e di ciascun fatto: per quanto ci sembri strano, noi piccoli e insignificanti esseri, dentro la manchevolezza più macroscopica troviamo il completamento, il limite incontra il non-limite.

Dentro il limite incontriamo il non-limite: non lontano, non nel rifiuto, non nella trascendenza, non nella sublimazione, non nell’ascesi. Nel limite troviamo la libertà, immersi nel suo ventre buio scopriamo la luce. Un bel cambio di prospettiva.

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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.

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2 commenti su “Quella limitazione che parla dell’essere [sentiero56]”

  1. Tutto è quel che è.
    Che cosa è il limite?
    È un limite morire? E perché mai?
    È un limite non volare?
    È forse un limite non comprendere quello che mi illudo di aver compreso io?

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  2. “Nel limite troviamo la libertà”.
    Sento vere queste parole, ma no riesco a tradurle in un pensiero logico.

    Sperimento il limite che mi porta ad attingere ad altro.

    Rispondi

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