Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/11: i poveri in spirito

Perché i poveri in spirito non sono gli abulici, gli inerti, i timorosi, coloro che si abbattono alla prima contrarietà, gli sfiduciati nelle proprie possibilità.

I poveri in spirito sono quelli la cui fede, la cui ideologia, sia essa politica che sociale, non impedisce loro di comprendere, di apprezzare, di accettare quanto fuoriesce dal conosciuto, dall’apprezzato, dall’accettato.

Sono quelli che non conoscono limitazioni volute dal fanatico e convenzionale appartenere a una setta, a una corrente o suddivisione, siano esse religiose o politiche o d’altro genere.

I poveri in spirito sono i puri, i semplici, sono quelli che non seguono l’arrivismo dettato dall’ambizione, sono quelli che non mietono, non battono e non raccolgono in granai, quelli che percossi su una guancia offrono l’altra, sono insomma i veri Cristiani.

Infatti l’atteggiamento passivo nei riguardi di colui che colpisce con odio era insegnato dal Cristo. I Cristiani non sapevano più che cosa voleva dire occhio per occhio, dente per dente, non rivendicavano più l’onore colpito; per questo furono definiti poveri di spirito, cioè vigliacchi, secondo il modo di esprimersi di allora.

A seguito di ciò Cristo disse: “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il Regno dei Cieli”, ben conoscendo quale beneficio sia, per il singolo e per la collettività, sottrarsi o comunque non perpetuare la corrente d’odio che altri mettono in movimento.

Egli dette a queste parole ben altro significato che viltà, lo stesso da noi usato. Perché Cristo, miei fratelli, non ha mai insegnato a essere timorosi, a essere degli abulici, degli inerti, dei seguaci pieni di lamenti. Come poteva Lui, che cacciò i mercanti dal Tempio, Lui che sfidò, condannandone l’ipocrisia, i sacerdoti e i Re?

Ma, direte voi, Cristo ha detto: “Venite a me, o voi tutti che siete affaticati”. Sì, Cristo abbraccia tutti: i timorosi per infondere loro coraggio, gli inattivi per renderli attivi, tutti per rinnovellare, tutti per evolvere. Oggi si dice che Roma cominciò a decadere con l’affermarsi del Cristianesimo, perché questo inibisce la volontà dell’uomo. Non è vero. Roma perse la sua potenza perché dalle colonie i Romani ebbero agi che li resero fiacchi e pigri.

Così fratelli, amate restare attivi, non fate come il timoroso nella parabola dei talenti, osate quanto per voi è osabile e con quanto vi è stato dato affinché osiate, ma siate poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli. Kempis

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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2 commenti su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/11: i poveri in spirito”

  1. I seguaci di Gesù non aderivano più all’occhio per occhio dente per dente, sapevano vivere in povertà di mezzi e di spirito, ma non i Cristiani che passarono, già dal primo secolo, dall’essere perseguitati al perseguitare.

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  2. Nel silenzio di sè lasciare che la Vita generi.
    Non è possibile assistere in silenzio e aderire a modelli distanti dal proprio sentire.
    Danze sottili eppure vulcani potenti.

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