Rendendo il dono altruistico, ve ne appropriate [78A]

Abbiamo già visto che per voi l’amore è dono, e che nel progettarlo e nell’offrirlo il vostro sguardo è puntato sia sul risultato dell’azione, su cui mettete il vostro marchio, sia su come l’altro risponde, vale a dire se accoglie o non accoglie, o se addirittura rifiuta; quindi se vi elogia o vi trascura, o anche se vi denigra.

Il concetto di dono in voi si carica di due aspetti a cui date molta importanza. Innanzitutto per voi donare significa dare a qualcuno partendo da voi, perciò quello che donate è vostro, altrimenti mai potreste dire che è un dono; l’altro aspetto del vostro donare implica sempre un ricevente.

Ma la via della Conoscenza svuota questa tesi e vi dimostra come il dono sia semplicemente l’azione nel suo farsi; questo significa che c’è il dono fino a quando dura l’azione. Conseguentemente a questo, mette in crisi anche la vostra idea che nel dono l’altro sia semplicemente colui che riceve, sostenendo che l’azione compiuta da voi incontra l’azione compiuta dall’altro, ed è lì che si costituisce il dono per il tempo in cui entrambi restate consapevolmente nel farsi dell’azione, con l’attenzione posata sull’azione.

Un partecipante: Il dono si esaurisce quando smetto di definire che è un dono?

Molte volte tu non pensi neanche che sia un dono, ma agisci sotto una spinta. Per ora, quindi, lasciate perdere le intenzioni e lasciate perdere anche il pensiero che si accompagna all’azione. Quello che è da tenere presente è la disconnessione, che vi mostra come voi non siate mai contemporaneamente e consapevolmente nei pensieri e nelle emozioni, tutte le volte che restate fissi sull’azione.

Un partecipante: Com’è un’azione consapevole?

È quella di stare con l’attenzione su ogni momento presente dell’azione; non è quella in cui vi dite di voler stare nell’azione, o quella in cui scivolate via dal momento presente per inseguire altro, altrimenti siete soltanto nei pensieri, nella volontà, e non nell’azione. Molte volte voi agite distrattamente e intanto vi spostate col pensiero su un’altra azione passata o su una che farete dopo poco, o che vorreste fare; altre volte, agite mentre siete preda dell’emozione; in tutti questi casi non siete consapevolmente nell’azione.

[…] Quando vi spostate con l’attenzione dal farsi dell’azione, non è più il dono di cui stiamo parlando, che c’è solo nello stare nell’azione, fissi sull’azione, fino a quando essa termina.

Per rispondere alla domanda, vi diciamo che, senza esserne consapevoli, voi rendete vostro un dono proprio introducendo il pensiero; attraverso il pensiero ve ne appropriate, e allora non riuscite a concepire che è l’altro a costituire il dono insieme a voi. Il pensiero va, si posa sull’azione e vi dice che il dono è vostro: lo avete creato voi, voi lo offrite e l’altro lo riceve.

Però oggi stiamo rovesciando il vostro modo di ragionare sull’amore-dono per portarvi a capire che è proprio nel raccontarvi – pensiero – che il dono va da voi all’altro, come vostra offerta, che vi appropriate dell’amore, nascondendovi il fatto che, nel farsi dell’azione, ci siete voi e l’altro indissolubilmente legati fino a quando dura quell’azione.

Quando voi dite: “Io dono”, oppure “Io offro”, oppure “Io amo”, pensate prevalentemente al ‘risultato’ su cui posare la vostra bandierina, e non all’azione che si sta svolgendo e che va dove vuole andare, perché non segue i vostri progetti, le vostre aspettative e il bisogno che avete di trasformarvi interiormente attraverso buone azioni, giuste emozioni e nobili sentimenti.

Ed è proprio volendo programmare il dono in termini altruistici che aggiungete finalità e intenzioni, e allora quel dono da voi pensato non è più ciò che si realizza nell’azione, perché gli imprimete il vostro marchio che vi fa mettere al centro voi, come un ‘io’ che dona, mentre l’altro diviene colui che riceve.

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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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4 commenti su “Rendendo il dono altruistico, ve ne appropriate [78A]”

  1. Il dono è la spinta che muove l’azione, azione che si dirige verso l’altro da sé senza interferenza alcuna.
    È come un trasporto….

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  2. Il dono è semplicemente l*azione nel suo farsi:
    né donatore né ricevente né pensieri che accompagnano il gesto.
    Un traguardo, per noi, anche se la VdC guarda solo all’ attimo presente.

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  3. Quando al farsi dell’azione sovrapponiamo la nostra intenzione, qualsiasi essa sia, ecco che ci siamo appropriati dell’accadere gratuito, del dono.

    Rimanere nell’azione, rimanere nella spinta che l’ha generata.

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  4. L’io che dona è umano.
    Siamo qui anche uomini per cui ha senso la gratificazione.
    Esiste il piacere effimero della gratificazione, del sentirsi buoni e migliori.
    È legge dell’umano ed è anche grazie a questa dinamica che ci modelliamo.

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