Voi uomini siete parte del tempo della vita, semplice presenza nei fatti che accadono, ma non lo riconoscete, perché siete identificati nella vostra mente. Sui fatti e sugli altri costruite concetti per imprimere il vostro marchio e per esserci come un ‘io’ disgiunto dall’unità dell’essere, sentendovi i protagonisti di ogni azione.
Anche se nulla vi appartiene, e nulla riconoscete del vivere e dell’agire che sono realtà impersonali in cui ogni cosa è effimera, irripetibile e completa in sé. Lì è il Divino.
Vi abbiamo detto che nel totale silenzio interiore nulla c’è da aggiungere, nulla da completare e nulla da migliorare di ciò che è.
Anche sul Divino mettete il vostro marchio, facendolo diventare quell’Essere ‘puro’ – etichetta della vostra mente – perché lo contrapponete con quello che considerare ‘impuro’ – altra etichetta . Nella vita tutto è riflesso del Divino, e non c’è né puro e né impuro.
Attenti alle contrapposizioni che fate perché la vostra mente vi inganna!
La vita è unità, e sono i frammenti che concorrono a formare la totalità, anche se, vivendo nel relativo, la limitazione spazio-temporale vi fa vedere solo i frammenti e mai l’unità.
Il silenzio interiore, che non è il silenzio delle parole – anche se porta all’attenzione e alla consapevolezza delle parole che si esprimono – conduce dentro a un tunnel che spalanca le porte a un deserto interiore in cui tutti i concetti entrano in crisi, soprattutto l’idea di essere un’individualità in cammino.
L’immagine è quella di un pieno di concetti che si consuma, che si disperde, spazzando via le costruzioni legate al proprio ‘io’, la volontà di progredire, il protagonismo nell’agire e i risultati da attribuirsi, e da quella morte nasce un vuoto che è la resa.
Se non c’è più nessuno a cui attribuire le azioni e i risultati, anche i limiti sono di nessuno, e dunque ogni atto è in sé sacro: perfino l’omicidio, perfino il suicidio, poiché nessuno può conoscerne il motivo e nemmeno quello che è presente dentro l’interiorità di chi ha mosso quell’azione.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Vita, pp. 29-30.
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Comprendere questo post è comprendere la Vita.
Grazie
Nulla di più naturale che porre la propria soggettività nel relativo, nel divenire. Importante è esserne consapevoli e attraverso lo sguardo unitario, cogliere la sacralità del Tutto.
prova
Senza pretese, aspettative e giudizi
ogni fatto e azione è completo in sé.
Più facile da vivere che da esprimere .
“Se non c’è più nessuno a cui attribuire le azioni e i risultati, anche i limiti sono di nessuno, e dunque ogni atto è in sé sacro: perfino l’omicidio, perfino il suicidio, poiché nessuno può conoscerne il motivo e nemmeno quello che è presente dentro l’interiorità di chi ha mosso quell’azione”
Parole che risuonano e commuovono.
Quando l’agire è libero da ogni pretesa, da ogni aspettativa, da ogni ritorno identitario, solo allora quella sacralità può affiorare e giungere a consapevolezza
Se non c’è soggetto, non c’è neanche una progressione da attribuire a chicchessia; allora ci sono solo fatti che accadano, non legati fra loro.
I fatti liberati dal giogo della parametrazione risplendono per quello che sono: realtà uniche, manifestazioni dell’Assoluto.
Ma tutto ciò non può che passare per il silenzio di sé.
Qualcosa conosco di quanto scritto.
Qualcosa mi è ancora indigesto.
Non è un problema.
L’importante non vivere in avanti rispetto al compreso e lasciarsi lavorare dal tempo fregandosene altamente di quel che non ci risuona.
Quando entriamo nel deserto interiore ci si spalanca un mondo in cui i concetti perdono di significato
La frase iniziale , estratta dal contesto, è la sintesi di tutto il ragionare del post.
Se non ragioniamo per opposti, tutto è sacro perché tutto è manifestazione di Dio, nel divenire potremmo dire Dio in atto.