I limiti della percezione affettiva ed emozionale

A., commentando il post L’uomo di oggi, ieri è stato animale, vegetale, minerale, dice:
“Chiaro, ma le evoluzioni continue a tutti I livelli dove arriveranno? Qual è lo scopo ultimo e si arriverà mai ad un traguardo? Come N. anche io faccio difficoltà con questi concetti.”
Passando i commenti per la mia moderazione, ho deciso di non pubblicarlo ma di discuterlo qui: il tema è proprio uno di quelli basici e A. dovrebbe conoscerlo; considerando che è arrivata da poco, può darsi che abbia perso alcuni passaggi fondamentali, che non abbia letto e meditato alcuni post che di questo parlavano, miei o del CI.
Ne scrivo dunque per una ragione precisa, perché evidenzia un problema:
A., come altri, ha una forte componente emozionale e diversa parte della realtà la sente e comprende attraverso il corpo astrale e i suoi organi, e fa qualche difficoltà con alcuni concetti: questo è un limite che deve adoperarsi a superare, lei come gli altri che condividono quella prerogativa.
Perché? Perché nulla è più aleatorio ed inconsistente di quanto afferrato con il corpo astrale. È una comprensione fondata sul sentimento, quindi tendenzialmente volta a colorare il reale di ampie sfumature soggettive.
L’obbiettivo per A., e per altri, è quello di arrivare a capire e comprendere il reale attraverso il corpo mentale, più vicino, almeno nelle sue componenti più alte, ai contenuti della coscienza, e dunque al reale.
È necessario che lei faccia un sforzo adeguato per afferrare alcuni concetti di base, ovvero per attrezzare il suo corpo mentale a recepire e inquadrare determinati livelli del pensiero logico ed astratto.
Capire e comprendere come avviene l’evoluzione della forma e della materia, come si struttura il sentire di coscienza e dove esso conduce significa niente altro che conoscere come si è e come si funziona, come si reagisce e perché, cosa si mette in campo nelle più diverse situazioni mossi da che cosa.
L’invito rivolto ad A., e a tutti voi, è dunque quello di approfondire gli aspetti concettuali dell’insegnamento senza limitarsi a verificare se un contenuto vi risuona o meno.
Nei vostri commenti trovo a volte l’espressione “Mi risuona”; dovreste ricordare che questa espressione è veramente lontana dal nostro modo, proprio perché sottolinea, evidenzia, una sintonia emozionale, affettiva verso un contenuto: vi viene chiesto molto di più, di capire e di comprendere a prescindere dal fatto che vi risuoni o meno.
La realtà unitaria è neutrale e impersonale, come potremo investigarla e conoscerla partendo da una base affettiva?
Come potremo avvicinarci alla natura del Reale se non ci liberiamo del soggettivo che ci condiziona?
Vi viene chiesto di interrogarvi, di indagare, di non placarvi alla prima superficiale impressione che il corpo astrale vi trasmette: evolvere nel sentire significa anche costituire un corpo mentale adatto e funzionale, capace di indagare e trasmettere un’immagine del reale più complessa di quella trasmessa dal corpo astrale.
Così facendo costruiremo una scala con tutti i pioli, ed essa ci porterà all’esperienza diretta ed inequivocabile di ciò che è contenuto nel corpo akasico, nel corpo della coscienza: se è incerto il piolo del mentale, ai contenuti del corpo della coscienza non arriveremo, semmai ne sentiremo un’eco lontana e corrotta da innumerevoli suoni che si sovrappongono.


Ti avviso quando esce un nuovo post.
Inserisci la tua mail:


Novità dal Sentiero contemplativo: se vuoi, iscriviti alla community

Print Friendly, PDF & Email

13 commenti su “I limiti della percezione affettiva ed emozionale”

  1. Si, è come dici Roberto e le ultime esperienze vissute mi stanno parlando proprio dell’identità e della difficoltà a lasciare andare. Questo è proprio l’argomento che intendo affrontare all’intensivo, l’ho riconosciuto come limite e ci sto lavorando.
    Grazie

    Rispondi
  2. Grazie per la precisazione sul termine “risuona”a cui non necessariamente ho dato valenza affettiva-emizionale ne tantomeno new age…ci sarà più attenzione!

    Rispondi
  3. Si, un invito alla neutralità è utile. Mi accorgo che cambia totalmente la visione dei fatti, e che facilmente scivoliamo nell’interpretazione che la nostra identità suggerisce.

    Rispondi
  4. Una precisazione in merito all’uso del termine “risuona”.
    È vero che esso può essere utilizzato anche in presenza di una consonanza cognitiva, concettuale e di sentire, è anche vero che nell’uso comune in ambito spirituale esso è usato prevalentemente in quegli ambiti caratterizzati da una accentuata nota affettiva, come il microcosmo New Age.
    Per mia esperienza personale, ho visto che, acquisendo l’accesso all’ambito unitario e neutrale, il linguaggio muta e si fa anche esso neutrale.
    Quando sono in sintonia con qualcosa o qualcuno, uso l’espressione “È così”, questo mi permette l’espunzione del soggetto e il superamento di ogni coloritura.
    L’espressione “È così” non è equivocabile, mentre lo sono le espressioni “Mi risuona” o “Sono in sintonia”.

    Rispondi
  5. Quindi anche quella commozione che, credo, venga dalla coscienza, e che ho provato anche questa mattina ripensando a una cosa che ho vissuto ieri, deve essere vista come qualcosa che offusca la visione del reale, generando inevitabilmente una reazione nel corpo astrale?

    Rispondi
    • A Marco. No, non necessariamente. Può essere quella che i cristiani chiamano compunzione, dono delle lacrime.
      Nella nostra logica accade quando la coscienza invade con particolare intensità i suoi veicoli sulla scia di una certa comprensione conseguita, o che riverbera.

      Rispondi

Lascia un commento