Il processo di appropriazione

Affermare che tutta la realtà mi riguarda non è come dire che tutto è mio.
Tutta la realtà mi svela e riflette i miei processi interiori, quindi mi riguarda; nello stesso tempo, tutta la realtà non è mia, non mi appartiene, è una sequenza di fatti che la mia interpretazione unisce conferendogli il senso a me funzionale.
La realtà mi parla, ma non mi appartiene: ahimè, ci comportiamo come se la realtà fosse cosa nostra e invece mai lo è.
La realtà è fatto che accade e che sia generata dal nostro sentire, non la rende nostra.
Sembra un assurdo: come, è generata dal mio sentire e non è mia?
Il problema è in quel pronome possessivo.
Fino ad un certo punto del nostro cammino tutto è nostro; da un certo punto in poi prendiamo invece le distanze da quel processo di appropriazione e iniziamo a considerare i fatti nei quali siamo immersi come fatti.

continua..

Mi sono preso cura di te?

Mi sono preso cura di te. Era necessario? Non credo, non a te. Cosa vuol dire? Una cosa molto semplice: quella che vedo non è la tua realtà, ma come essa appare nel film della mia vita e, il come mi appare, non è il come è, ma il come mi serve.
Mi serviva prendermi cura di te, applicarmi nell’avere dedizione, disponibilità, capacità di accudimento.
Mi serviva quella rappresentazione e imparare da essa. Al discepolo serve la rappresentazione da discepolo, al maestro quella di maestro.
Al genitore quella di genitore; al figlio quella di figlio. Al maschile quella di maschile; al femminile quella di femminile.

continua..

I figli non ci sono dovuti

“Ma una cosa deve essere chiara, più di ogni altra: ovunque ci sia una regolamentazione ci sono anche diritti per tutti, per le donne che come atto d’amore offrono un riparo temporaneo al figlio di chi non può “naturalmente” averne, e per i bambini che nascono da questi atti d’amore.
Eh sì, perché non si tratta di sfruttamento e di infelicità, ma di struggenti atti d’amore e di incredibile altruismo che tolgono il fiato e riempiono gli occhi di lacrime.” Questo dice Roberto Saviano sull’ultimo numero dell’Espresso (6/2016) in merito alla maternità surrogata.
Ci sono casi in cui una madre può vivere una gravidanza e poi deliberatamente fare dono della creatura che è cresciuta con lei: può accadere all’interno di rapporti molto profondi tra persone coinvolte in una relazione davvero speciale e davvero illuminata dall’amore e dalla gratuità.

continua..

L’immagine falsa

Che immagine edifica dentro di sé il discepolo del maestro? E il maestro del discepolo?
E quale immagine costruisce l’operaio del proprio datore di lavoro, e viceversa?
E quella che i partner edificano reciprocamente l’uno dell’altra?
Pure finzioni, inconsistenze, irrealtà, narrati fantasiosi e funzionali ai propri processi esistenziali che poco, o nulla, hanno a che fare con la realtà dell’altro.

continua..