D- La disconnessione è un modo per conoscere la relazione coscienza/identità
Ho già accennato al senso di colpa ma vorrei tornarci: lo definirei l’indicatore del flusso di dati, bidirezionale, tra coscienza e identità.
dove la mente vede il deserto, l'esperienza contemplativa svela il seme della vita
Ho già accennato al senso di colpa ma vorrei tornarci: lo definirei l’indicatore del flusso di dati, bidirezionale, tra coscienza e identità.
Cristo simbolizza la Realtà, la Verità ultima, la conoscenza la quale sana ogni infermità, rende la vita ai veri morti. Ma gli uomini non vogliono riconoscerla e la proscrivono. Essa Verità però trionfa su di loro.
Non si può lottare contro il proprio essere e smettiamo di lottare quando abbiamo i rudimenti della conoscenza di noi: allora può iniziare il viaggio della disconnessione perché allora le questioni di base, le domande su alcuni nostri avviluppi, fantasmi, paure, reticenze, inadeguatezze, hanno trovato risposta almeno parziale, non importa che sia definitiva.
Io amo, fratelli, il principio della scuola dei Peripatetici, perché è bello poter camminare e conversare. Chissà che un giorno non molto lontano si possa camminare e conversare insieme delle cose della Natura.
Per comprendere la disconnessione tra pensiero e pensiero, pensiero-emozione-azione, bisogna che noi si abbia una comprensione di cosa sia il ritmo nella vita: inspiro ed espiro; movimento e stasi; silenzio e parola; giorno e notte; stagioni; vita e morte.
Dice il Maestro: “Chi è nato dalla carne è carne, e chi è nato dallo Spirito è Spirito (Gv.3,1-15, ndr). Io non vengo per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre mio. Il Padre mi ha mandato acciocché chi crede in me sia salvo. Nessuno crede in me se non è il Padre che l’ha mandato”.
Abbiamo parlato dell’alleggerire, del lasciar andare, del non connettere pensiero a emozione e ad azione, ma ora possiamo scendere più nel dettaglio.
Cristo venne fra gli uomini per smuoverli dal ristagno nel quale erano caduti; la Sua opera non si può valutare, né misurare con occhio umano. Ciò che Cristo ha fatto, non l’ha fatto esteriormente, ma nell’intimo di ogni uomo: ha accelerato l’evoluzione di ciascuno.
Come comportarsi di fronte all’altro che è identificato nei suoi processi e non riesce a districarsi?
Avverrà quello, dice il Vangelo, che avvenne a un signore, il quale, dovendo partire, chiamò i suoi servi e al primo dette cinque talenti, a un secondo due, a un terzo uno, tutti secondo la loro capacità.
Prima di questo incontro vi domandavate qual’era la risposta data alla domanda fatta da un figlio circa la frase che noi troviamo negli Atti degli Apostoli, allorché lo Spirito Santo discese su di essi: “Ricevete lo Spirito Santo, i peccati che rimetterete saranno rimessi… “. (Il brano è in Gv. 20, 19-23, ndr)