Lo sviluppo dell’uomo e la costituzione della sua individualità passano attraverso delle forche caudine che ognuno si trova a vivere, cioè un principio di regolamentazione e un principio d’ordine nei confronti dell’alterità, non solo comprendente gli esseri umani, ma anche le cose materiali.
“Non calpestare le aiuole”, “Non danneggiare i beni comuni, o gli oggetti di casa”, “Tieni in ordine i tuoi giochi”. Lui impara che il rapportarsi sia con gli esseri viventi, sia con gli esseri non viventi viene regolamentato da norme e leggi. Ma sa anche che può disattenderle, subendo poi punizioni.
E non dimentichiamoci dello scadenzario. A un certo punto, anche la giornata del bimbo non viene più regolamentata dalla naturalità del suo sonno/veglia, ma incomincia a essere regolata da uno scadenzario sociale e da uno familiare. Così lui impara a riconoscere il quotidiano attraverso lo scadenzario e, dentro esso, attraverso la ripetizione delle regole.
Prima abbiamo visto che l’uomo impara che pensieri ed emozioni “devono essere” contenuti. Questo significa connessi con un principio che gli fa da guida – leggi dello Stato, regole religiose o sociali – quindi vanno connessi con norme o modi di essere ai quali paragonarsi.
Ma dopo poco si costituisce un’altra connessione: il bambino impara dal mondo degli adulti che certi comportamenti, certi pensieri e certe emozioni vanno contenuti rispetto a un comune “dover essere”, sia di stampo sociale che religioso, che lo educa a ordinare e connettere comportamenti, pensieri, emozioni e azioni rispetto a un idealtipo che si traduce in leggi, vincoli e norme concrete. Ma dopo un po’ che un bambino vive nella società, si accorge d’interiorizzare questo modello, ritrovandoselo costantemente di fronte. Questo che cosa crea in lui?
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Un partecipante: Lo porta a crearsi un proprio passato.
Una voce: Un passato che diventa un modello di paragone per capire se lui si sta orientando verso il rispetto o il non rispetto. E quel passato inizia a costituire in varie forme quel bambino; forme di cui poi si riempie quel suo imponente contenitore che è la memoria. Perché il passato spesso diviene un modello a cui uniformarsi, e questo condiziona quell’essere umano e in seguito costituirà la sua identità dentro l’involucro comune, ma con proprie sfumature sotto forma di particolarità e di caratterizzazioni.
Se ad esempio il bambino avrà una struttura punitiva verso la variabilità, cioè una struttura che valorizza l’ordine, si svilupperà in lui anche il timore di un possibile apparire del caos, fino al punto da renderlo un individuo che ha difficoltà ad aprirsi al nuovo. E quindi la sua struttura mentale presenterà quei vincoli che altre strutture non presentano, benché qualunque struttura è sempre contenuta dentro i recinti di un involucro globale, quello di cui stiamo trattando.
Precisiamo: c’è un involucro globale e c’è un contenuto dentro di esso che è diverso per ognuno, poiché il rapporto tra ordine e non-ordine, cioè tra ordine e non-regolamentazione, ciascuno se lo vive in modo specifico, ma anche perché ognuno vive in ambienti diversi, a volte conflittuali, altre volte stimolanti. Ci si può trovare in ambiti – ad esempio gruppi di compagni – in cui la pratica del dissenso è alta; a quel punto il desiderio di coesione col gruppo può spingere il soggetto verso una diversa logica di regolamentazione, antitetica a quella della famiglia.
Ogni individuo che si costituisce lo fa sulla base di elementi di diversità e di elementi comuni. L’elemento comune è il valore che assume la regolazione in contatto con il mondo esterno, l’altro sta nelle modalità con cui regolare il rapportarsi alla vita, all’altro e nell’accettabilità di se stesso, che si basa sulla propria diversità.
Quindi un individuo non aderisce semplicemente all’ordine, ma quell’ordine lo interpreta in base a quanto, per esempio, ritenga importante l’essere confermato, oppure al bisogno di disattendere. Perché voi potete esprimere la vostra individualità attraverso la capacità di stare aderente all’ordine, e di avere successo dentro quell’ordine, oppure potete esprimervi negando l’ordine. Questo parzialmente, perché la negazione dell’ordine significa che voi, dentro i vincoli sociali, vi ponete comunque un altro tipo di ordine che, pur sfidando l’ordine esistente, non può non tenerne conto.
Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
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Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
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È come prendere coscienza degli archetipi transitori e pian piano imparare ad abbandonarli… ho inteso bene?