La tipica forma di azione del dono [84A]

Quando vi si dice che è nel farsi dell’azione che si costituisce il dono, che è una tipologia d’azione formata dalle due azioni indissolubilmente legate assieme, in voi si forma l’immagine di due soggetti che cooperano, o che si contrastano, ma comunque per voi il risultato è sempre il costituirsi di un dono nato dal profilarsi, dal combinarsi o dall’inseguirsi di due diverse azioni.

Ora però seguitemi con attenzione. Spostiamo lo sguardo solo sul farsi dell’azione – trascurando il susseguirsi di azioni e di reazioni – ed allora si vedono esprimersi due azioni, imprevedibilmente ed indissolubilmente legate insieme, che danno vita ad una tipica forma di azione in cui vengono trascurati i due soggetti ed in cui le azioni da parte di entrambi vengono riassunte in quella tipica forma di azione. I due soggetti vengono solo messi da parte, non eliminati: ci sono, però sono inglobati nella tipica forma di azione.

Stiamo portandovi a capire come un’azione e una reazione, cioè un’azione e l’adattamento da parte di un’altra azione, a cui si aggiunge l’imprevedibilità di entrambe, diano forma a un’azione che possiamo definire tipica. La tipicità di quell’azione non appartiene né a un soggetto, né all’altro, perché la tipica forma di azione appartiene alla gratuità, senza però escludere i due soggetti che si affaccendano, l’uno per fare il dono e l’altro per riceverlo o per contrastarlo; magari il primo sperando che venga accettato e l’altro brontolando che non lo vuole affatto, o che lo vorrebbe diverso.

Pensate, quando voi dite di amare – donando – capita proprio questo, eppure non ne siete consapevoli. Voi puntate lo sguardo sul risultato dell’azione che vi attribuite, oppure sullo scostamento dal risultato sperato, ma anche sulle reazioni di entrambi e sulla gratificazione o sulla delusione che ne segue. Mentre questa che vi presentiamo è una tipologia di azione che fa mettere in disparte i due soggetti e che evidenzia una tipica forma di azione che riassume sia le azioni, che le reazioni e gli imprevisti in un’unitarietà di azione che non viene riconosciuta da chi coltiva l’idea di promuovere e contribuire all’amore-dono, avendo l’attenzione sempre puntata sui due soggetti e ignorando la casualità dell’azione nel suo farsi.

Questa tipologia di azione non riguarda gli agenti, ma l’amore visto come moto, e nega la vostra convinzione di offrire amore agendo in interrelazione con gli altri. Perché la tipicità dell’azione, che qui vi viene proposta, non parla d’interrelazioni fra azioni diverse, ma di un’unica azione che le trascende, pur inglobandole. In questa diversa tipologia di azione si parla di moti che hanno un apparente aspetto caotico e per i quali non si può prevedere né un ordine, né uno svolgimento, né una sequenzialità e né una motivazione. Questo è possibile non ponendo in evidenza i due agenti, né le loro finalità e nemmeno i pensieri, che sono concentrati sul tentativo di ridare un ordine all’apparente caos.

Oggi siamo giunti a un punto in cui voi non avete alcuna rilevanza come agenti nell’amore- dono: proprio non c’entrate. Siamo partiti dal negarvi come protagonisti del farsi dell’azione, sottolineando che voi pretendete di donare amore perché vi dite che quello che offrite è vostro; e senza dare qualcosa di vostro vi sembra di non amare. E siamo giunti a parlare della tipica forma di azione del dono, in cui voi venite messi da parte insieme all’altro, perché ciò che agisce è la neutralità del moto. E anche se può apparirvi paradossale, l’agente è l’azione nel suo farsi.

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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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1 commento su “La tipica forma di azione del dono [84A]”

  1. “La tipicità di quell’azione non appartiene né a un soggetto, né all’altro, perché la tipica forma di azione appartiene alla gratuità, senza però escludere i due soggetti che si affaccendano, l’uno per fare il dono e l’altro per riceverlo o per contrastarlo; magari il primo sperando che venga accettato e l’altro brontolando che non lo vuole affatto, o che lo vorrebbe diverso.”

    In questo passaggio, a mio modo di vedere centrale nella comprensione, sembra si voglia distinguere due livelli dell’azione: uno ontologico, in cui l’azione si connota per la sua gratuità, in cui i soggetti sono indistinguibili e l’azione è concepita come il farsi dell’Uno; l’altro livello è quello ermenutico-interpretativo, in cui operano le coscienze e le identità riconducendo il farsi della Sostanza alle proprie dinamiche di apprendimento e lì sorge il sogetto e la differenziazione.

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