Siccome qualsiasi cosa avvenga sono io*, la cura per la mia vita in ogni circostanza è come l’amore dei genitori. Incontrare qualsiasi circostanza ed evenienza con l’amore di un genitore è la “mente amorevole”.
zazen
Voto e pentimento, ‘me originario’ e ‘io’ [Antai-ji11]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
[…] Fintantoché siamo vivi, che ci pensiamo oppure no, siamo il me originario ma, nello stesso tempo, abbiamo il karma di produrre molteplici illusioni, ed è un fatto reale che non ci possiamo separare dall’idea che abbiamo di noi come io che esiste di per sé, come ente autonomo.
Tutti e tutte le cose non sono altro da me [Antai-ji10]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Un termine che Dōgen nello Shōbōgenzō mette sempre in evidenza è jin: una piccola parola dai molteplici significati, perché esprime il senso di andare fino in fondo senza residui, esaurire senza lasciare niente, arrivare al non plus ultra.
Cos’è il volto originario? [Antai-ji9]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
C’è un kōan che parla del mio “volto originario prima nella nascita di mio padre e mia madre”: verrebbe da pensare allora che ci sia qualcosa di speciale che sarebbe questo “volto originario”, ma non è così. È semplicemente lì dove è aperta la mano del pensiero. Nessuna speciale misteriosa frontiera o sembianza.