Dogen, Daigo: nessuno è illuminato dall’inizio 7

Tratto dal libro: Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, a cura di A. Tollini, Ubaldini editore.

[7] Le cosiddette “persone illuminate” non sono illuminate fin dall’inizio, né hanno accumulato la grande illuminazioni (cercandola) al di fuori. (Inoltre), la grande illuminazione riguarda un luogo pubblico455 e non è cosa che si incontra in vecchiaia, alla fine della vita.

D’altra parte, non è sicuramente neppure qualcosa che si possa ottenere usando su se stessi la forza.

Non perdersi nello smarrimento non è la grande illuminazione.

Per favorire la grande illuminazione non è necessario fingere di diventare una persona che prima si smarrisce. Proprio come le persone della grande illuminazione diventano (ancor più) illuminate, così le persone della grande illusione diventano illuminate.

Così come vi sono persone della grande illuminazione, vi sono anche Buddha della grande illuminazione, vi è la terra, l’acqua, il vento e il cielo della grande illuminazione e vi sono i templi buddhisti e le lanterne di pietra della grande illuminazione.456

455 Cioè: la grande illuminazione è cosa cui tutti possono accedere, come in un luogo pubblico.
456 Ogni cosa è la grande illuminazione.


COMMENTO (Tollini)

[7] La prima frase di questa sezione è la più importante. Dice: “le cosiddette “persone illuminate” non sono illuminate fin dall’inizio, né hanno accumulato la grande illuminazioni (cercandola) al di fuori”. Ciò significa che sebbene l’illuminazione pervada chiunque, non vuol dire che le persone illuminate lo sono state fin dall’inizio senza fare nulla, ovvero senza cercare l’illuminazione.

È, in altre parole, ciò che intende nel testo Sokushin zebutsu dove dice:”Ascoltando i discorsi sul sokushin, le persone ordinarie pensano che il Buddha sia la coscienza pensante e la conoscenza tramite la percezione delle persone ordinarie il cui bodhaishin non si è ancora risvegliato. Questo succede perché queste persone non hanno ancora incontrato il maestro giusto”.

È necessario il risveglio del bodhaishin (il desiderio di giungere all’illuminazione) e in conseguenza di questo ci si deve mettere sulla via della ricerca e della pratica. Questa ricerca non deve rivolgersi all’esterno, ma al proprio interno. La grande illuminazione è patrimonio di tutti e non è nascosta, quindi non va cercata in luoghi remoti o in modo esoterico. Inoltre, non va cercata in vecchiaia o alla fine della vita, perché allora è troppo tardi.

La ricerca della Via non deve avvenire usando su se stessi la forza; come dice nel Fukan zazengi: “Nessuna cosa è separata da questo luogo, ciononostante, la gente si sforza per la pratica”.
La pratica è illuminazione e quindi non richiede lo sforzo che sarebbe necessario per una pratica intesa come mezzo per raggiungere una meta. La pratica è la meta stessa, essa è in sé il suo stesso fine, quindi non richiede sforzo.

Inoltre, non si confonda la grande illuminazione con il non perdersi nello smarrimento: non esiste una grande illuminazione in negativo, cioè corrispondente alla negazione del suo opposto. E, del resto, non è necessario fingere di smarrirsi per poi raggiungere l’illuminazione. Ci sono persone illuminate che aumentano ancor più la loro illuminazione e la rendono più grande, ma anche persone che dall’illusione passano all’illuminazione.

D’altra parte, come dice nel Genjô kôan, “vi sono persone che aggiungono illuminazione a illuminazione e persone che stando nell’illusione continuano a restare nell’illusione”. Ma l’illuminazione sta ovunque: negli uomini, nei Buddha, nei templi buddhisti, negli elementi naturali, attraversa e permea tutta la realtà e ovunque può essere cercata e fatta propria.

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Mariela

Desiderio di giungere all’illluminazione senza cercare l’illuminazione. Sintetizzo questo da quanto riportato

Catia Belacchi

Grazie al commento di Uma questo post è reso comprensibile secondo la visione del Sentiero.
La grande illuminazione, se non ricordo male nello Shoboghenzo è intesa come ” ab origine” , come buddita’, che appartiene a tutti da sempre, quindi è giusto definirla anche natura autentica.

L’illuminazione, pur possedendola tutti come natura autentica, deve comunque diventare cosciente e questo avviene, non come suggerisce Tollini perché spinti dal desiderio di diventare illuminati , ma come dice Uma, essa si raggiunge ampliando il sentire.
La grande illuminazione si raggiunge, nel divenire, quando la individualità ha completato tutto il suo sentire che nell’eterno presente è già.

Natascia

Grazie

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