Ancora sull’origine del dolore

Manish, nel suo post di ieri, sostanzialmente afferma che il dolore si può gestire attraverso la disconnessione, appoggiando l’attenzione e la consapevolezza sul presente. Si, senza dubbio, ma questa è la gestione del dolore, non la via al superamento del dolore.
Anna dice:  “C’è chi, come il Cerchio Firenze 77, afferma che il dolore ce lo siamo cercati: quale è la tua posizione in merito?”

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La gestione del dolore

Elena L. scrive: “Stare nel dolore aiuta a elaborarlo, ad andare verso l’essere liberi o stare nel dolore è tempo malato in pasto al nostro ego, ti aggancia e ti tira semplicemente giù per rafforzare un personaggino sofferente?”
C’è una fase in cui non scegliamo di stare nel dolore o non starci, semplicemente il dolore c’è.

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Quando smetto di protestare

La mia mente precipitosa mi fa credere che quello che accade oggi avrà certe conseguenze domani, e quali conseguenze! Con una velocità sorprendente, tale da sfuggire alla mia attenzione, si avventura in una serie di concatenazioni catastrofiche fino ad arrivare a farmi pensare che “domani” potrei organizzarmi per chiedere l’elemosina, tutto per un guasto ipotetico al motore. Ma dove vai? Aspetta, non correre alle conclusioni, aspetta, “ogni giorno ha la sua pena“, aspetta.

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Identità, identificazione, disconnessione

E’ mai possibile – in realtà, come accade a me – non aver compreso bene che cosa sia l’io?
Ho sentito le vostre discussioni e mi hanno colpita alcune cose; ad un certo punto, qualcuno tra voi ha detto: “L’io è consapevole di questo, l’io è consapevole di quello”.
Mi sono detta: “Qua c’è qualcosa che non quadra!” Se non ricordo male l’insegnamento, la consapevolezza è qualche cosa che riguarda il sentire, che riguarda la coscienza, no?

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