La natura della trascendenza, l’esperienza della disconnessione, l’equivoco della meditazione

Chi trascende che cosa?
Io trascendo il mio limite? Lo vedo, ne sono consapevole e poi? Appoggio la consapevolezza su altro? Mi focalizzo sul respiro, sulle sensazioni, su un contenuto concettuale, sapienziale, spirituale?
Prendo atto che il limite esiste: basta così?
Oppure osservo quel limite e cerco di imparare da quello che mi porta, che mi induce a fare, ad essere?
Se osservo ed imparo, inizia il cammino del capire che conduce all’essere consapevole e sfocia nel comprendere.
Se osservo e basta, che cosa inizia? Una disconnessione. Ma la disconnessione se non è legata all’analisi dell’insegnamento che quel limite porta, è semplice rimozione: vivo una vita di pratica della meditazione, della contemplazione – entrambe incernierate sulla disconnessione – e in me cambia poco, pochissimo.
Se la disconnessione non è associata in modo indissolubile alla via del “conosci te stesso” è pura rimozione.
Se la meditazione è solo pratica dell’adesso non germoglia in altro, se non in modo residuale.
Se la meditazione cammina assieme all’insegnamento che sorge dalla pratica del limite, fiorisce in contemplazione.
La contemplazione esiste solo nel ventre dell’immanente: nell’adesso illuminato dalla conoscenza, dalla consapevolezza, dalla comprensione fiorisce la scomparsa del soggetto che conosce, che è consapevole, che comprende.
Ha un senso la pratica della meditazione? Si, se è integrata nel complesso processo del conoscere, essere consapevoli, comprendere.
Si, se è integrata in un paradigma, in una lettura della realtà personale e sociale.
Ha senso relativo quando è consumata come esperienza tra esperienze, disgiunta dal processo di conoscenza-consapevolezza-comprensione, praticata per rilassarsi, concentrarsi, divenire efficienti.
In altri termini, ha funzione relativa tutte le volte che viene utilizzata e vissuta in un’ottica mondana e utilitaristica.
Un esempio. Anni fa tenevo delle meditazioni guidate tutti i sabati; venivano diverse persone e tornavano a casa rilassate e centrate: mi sentivo un bancomat del benessere, ho smesso.
Non mi interessava, non mi interessa far star bene le persone, mi interessa dare il mio minuscolo contributo perché possano trasformare se stesse e le proprie vite e questo non necessariamente avviene “stando bene”.

Immagine da: http://goo.gl/swaFVl


Le immagini dell’intensivo di meditazione, contemplazione, formazione e silenzio del 28-30 marzo a Fonte Avellana

Grazie alla dedizione di Roberto D’E. possiamo vedere queste belle foto dell’esperienza di vita contemplativa appena conclusa al monastero di Fonte Avellana.
Le immagini narrano la semplicità e la ferialità delle diverse situazioni di una giornata: dai momenti di formazione, alla passeggiata meditativa e contemplativa, alla cena del sabato dove abbiamo potuto godere della presenza del priore di Fonte Avellana, Gianni.
Ben descrivono le foto la natura di questo intensivo caratterizzato da profonda comunione di sentire, leggerezza e giocosità.


 

La meditazione e la contemplazione come pratiche quotidiane

Nei due appuntamenti mensili del Sentiero contemplativo
-Gruppo del sabato
-Pratica del Sentiero contemplativo
viene proposta la pratica della meditazione nell’ottica propria del Sentiero contemplativo: consapevolezza simultanea delle sensazioni, emozioni, pensieri e sentire di coscienza; questa consapevolezza genera la percezione unitaria di sé, dell’altro, dell’ambiente conducendo al superamento del diaframma che separa la persona dalla realtà e che è all’origine della frustrazione e della mancanza di senso.
Dalla consapevolezza unitaria sorge come frutto la contemplazione della realtà, quel processo dove il soggetto scompare e lascia spazio al semplice essere.
Questi incontri si rivolgono alle persone che provengono dalle zone di Pesaro, Fano, Marotta, Senigallia, Ancona; appuntamenti più lunghi che durano diversi giorni si svolgono al monastero camaldolese di Fonte Avellana (PU) e a questi partecipano persone che provengono da diverse parti del paese e in particolare da Milano, da Siena, da Arezzo, da Como.
Le esperienze di meditazione e contemplazione si svolgono all’Eremo dal silenzio, a San Costanzo, a 15 chilometri da Fano e da Senigallia.

Pratica della meditazione/consapevolezza simultanea

L’8 dicembre, all’Eremo dal silenzio, nel contesto del percorso “Pratica del Sentiero contemplativo”, esperienza della natura profonda della meditazione.
La consapevolezza simultanea del corpo, delle sensazioni, delle emozioni, del pensiero, del sentire genera l’esperienza unitaria di sé, dell’altro, dell’ambiente.
Nella dimensione unitaria dell’esistere il soggetto scompare e ciò che rimane è la realtà senza attribuzione.
Inizio ore 9,20;
12-14 pranzo al sacco, fraternità, riposo (chi lo desidera può terminare alle 12);
ore 14-15 commento dei partecipanti ad alcuni brani del libro “L’essenziale”
ore 15-16 lettura simbolica dei lavori artistici eseguiti l’incontro precedente.
Portare tappetino, sgabello o cuscino da meditazione, coperta pesante.
I partecipanti che provengono da Fano o da Senigallia e Marotta possono tornare a casa per il pranzo e poi rientrare.
Confermare la propria partecipazione qui.

La foto è di Hanz Maier tratta da www.ilpost.it