Commento di M. al post “Né ciò che penso“: Mentre percorriamo la via, sperimentiamo ogni giorno il mondo della materia al lavoro, in famiglia, con gli amici. Sento difficile il discernimento, ossia dove mettere il confine tra l’abbandono della centralità [mia] e l’impegno quotidiano nella vita reale. Per me la cosa più difficile è progredire con il sentire verso questa perdita e continuare a vivere nel mondo reale dove recitiamo i nostri ruoli sociali e dove la centralità è la norma.
Approfondimenti
Non si può separare il sognatore dal sogno
Quando diciamo che una è l’intenzione della coscienza e un’altra può essere quella del’identità, diciamo una sciocchezza.
Distinguere la coscienza dal portatore di nome è come voler separare il sognatore dal sogno.
La pausa: da fatto occasionale a ritmo del vivere
Dal post Nella pausa c’è l’irrompere della vita dentro il quotidiano: Nella pausa c’è l’irrompere della vita dentro il quotidiano, quello stesso che l’uomo fa parlare essenzialmente di lui: dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri, dei suoi progetti, delle sue piccole beghe o grossi ‘problemi’, delle sue etichette e delle sue relazioni.
Il rumore dei concetti e le necessità del contemplativo (Appunti)
Alcune considerazioni in merito al post Divenire, reincarnazione: tutte illusioni! e al rumore dei concetti. Quanto affermato da Scifo, da Kempis del CF77, da altri in questo tempo così prolifico di scoperte sulla natura della realtà che percepiamo, è di qualche utilità o è solo cibo per la mente?
Il tarlo dell’Essere che mangia il divenire
Alcuni appunti.
La funzione (se così la vogliamo intendere) del divenire è quella di maturare la consapevolezza dell’inconsistenza di ogni “cambiamento” o “trasformazione” e dunque del divenire stesso.
Il divenire sopprime se stesso.
Divenire, reincarnazione: tutte illusioni!
Di seguito riporto alcune affermazioni di Scifo, Cerchio Ifior, tratte da un post che uscirà il 19.4. Nulla di nuovo, ma la ripetizione da parte di una fonte autorevole di un principio fondamentale: il divenire è reale solo per chi vi è immerso. La consapevolezza di questo ci sostiene nel cammino quotidiano di liberazione dall’illusione.
I limiti dell’indagine esoterica nella via contemplativa (Appunti)
Rispondendo a Catia, affermo: Quando dico di non interessarsi di Dio intendo dire di non lasciarsi catturare da tutta l’indagine esoterica su Dio, sul reale e quant’altro.
C’è uno spazio per questa indagine, e noi l’abbiamo frequentato, ma poi bisogna anche abbandonarlo perché è improduttivo.
Il Ciò-che-È alla prova dei fatti del mondo (Appunti)
Soggetto (VdC) diceva: “Vi farò il lavaggio del cervello!”
Voleva dire: dovrete cambiare radicalmente modo di pensare, modo di concepire voi e tutto quello che vi sta attorno, Dio per primo.
Il binomio pratica meditativa/cambio di paradigma (Appunti)
Commentando Nadia questo post: La necessità di uscire dall’assurda logica di assoluto e relativo, afferma: Capisco il ragionamento ma lo trovo macchinoso! L’esperienza dello zazen produce silenzio di Sé, silenzio in cui poter agganciare quella vibrazione, consapevolezza, che permea l’universo.