Se ciò che accade è qualcosa che viene per me e, simultaneamente, un fatto che accade e basta e che non mi riguarda in quanto soggetto e artefice, come minimo esco frastornato da questa antinomia.
Come tenere assieme questi opposti? La mente dice che una scelta sarebbe opportuna: delle due, una può essere l’opzione coltivata.
E invece la mente non vede, come quasi sempre le accade, l’evidente: il divenire che si palesa è l’espressione dell’essere che ne è l’origine e dunque, nel mentre vivo i fatti che parlano a me come soggetto e artefice, posso cogliere la natura più intima di quei fatti e scoprire che essi sorgono dall’essere senza tempo e senza scopo e quello sono e testimoniano.
interpretazione
Ciò che ci rende uguali
Vorrei approfondire la riflessione sulla normalità avviata dalla domanda di Elena a commento del post su Krishnamurti.
La nostra cultura, la mente, vedono la persona e il modello, l’archetipo esteriore, di appartenenza: così appare, così alla mente sembra che sia.
Gesti essenziali
Ho ascoltato questo pomeriggio la prima omelia di Francesco I.
Breve, volta all’essenziale: camminare, il processo della trasformazione; edificare la comunità, la comunione d’intenti e d’azione;
Il travaglio della chiesa, la necessità del “femminile”
Una interessante riflessione di Vito Mancuso da Repubblica del 9 marzo:
La chiesa si apra.
“L’ordine scende dall’alto, l’organizzazione sale dal basso, l’ordine è maschile, l’organizzazione è femminile,