L’operare gratuito, l’amore che non ci appartiene

“Invece se pur restando nel mondo, nella famiglia,
pur lavorando, compirà le sue azioni anonime,
insignificanti, dedicandole a Te;
se amerà e servirà di più i suoi cari
donando a Te quella vita apparentemente inutile;
se cercherà di pulire, abbellire, facilitare
la vita degli altri per amore a Te, o Signore,
allora sì che Ti mostrerai.”
(L’intero testo alla fine del post)

continua..

Meditazioni quotidiane: 1.2

 

 


Questo non è certo il Dio
che la
maggior parte delle religioni propone.
Non è forse quantificabile.
Non è forse definibile come immagine.
Non è forse legato ad altro che ad impressioni,
a sentire, a sensazioni,
a qualcosa che, quindi, a voi appare inesprimibile,
indescrivibile,
irraggiungibile.
Pur tuttavia, al di là di qualsiasi immagine sacra,
vera o non vera,
al di là di qualsiasi grande Maestro,
vero o presunto,
al di là di qualsiasi dottrina religiosa,
al di là di qualsiasi discorso,
al di là di qualsiasi immagine individuale,
l’esistenza di Dio viene sempre recepita,
prima o poi, da un individuo nella sua Realtà,
e questa esistenza compenetra 
la realtà che voi vivete,
in modo così soggettivo da farsi presente,
da farsi sentire nei momenti meno prevedibili, più inaspettati.
C’è chi, nella storia dell’uomo,
ha trovato, sentito, riconosciuto, incontrato Dio
durante un rapporto amoroso con un’altra persona.
C’è chi l’ha incontrando sulle ali di una canzonetta fischiettata.
C’è chi l’ha trovato semplicemente vivendo una giornata di lavoro,
normale, come tutte le altre.
C’è chi l’ha trovato nella sofferenza,
chi l’ha trovato nella gioia,
ogni individuo può trovarlo in mille e mille cose che sono in Lui,
ed ognuna, creature, una per una,
vi parla proprio di Lui stesso.

Scifo 


 

 


Io non sono nulla,
sono una piccola goccia di pioggia
durante un temporale,
un minuscolo granello di sabbia
in uno sconfinato deserto,
un ago di pino
in un bosco di conifere,
un fiocco di neve in una tormenta,
un meteorite in un cielo
popolato
da miliardi di stelle;
eppure, senza di me,
quel temporale, quel deserto,
quel bosco e quel cielo
non sarebbero più gli stessi.
E questo, già da solo,
mi dovrebbe rendere felice di esistere
e di far parte di Te, Padre mio.

Hiawatha


 

 


In qualunque posto Tu risieda,
dovunque Tu sia,
qualunque cielo Tu possa occupare,
qualunque dimensione Ti appartenga,
io a Te dedico la mia gioia,
io a Te dedico la mia allegria,
io a Te dedico le mie passioni,
io a Te dedico i miei desideri,
io a Te dedico la mia sofferenza,
io a Te dedico i miei dubbi e i miei perché,
le mie resistenze, i miei rimpianti,
i miei rimorsi, i miei sensi di colpa
e le mie disperazioni.
Io Ti dedico, Dio mio, tutta la mia vita,
certo che Tu l’accoglierai tra le Tue mani
e saprai con esattezza ciò che di essa va fatto.

Moti


 

 


Mi hai insegnato la via dell’umiltà, Padre,
mi hai indicato, attraverso mille esempi,
la strada della semplicità.
Mi hai fatto dire di essere sola e semplice.
Mi hai insegnato a non pretendere nulla dagli altri,
ma a pretendere molto da me.
Mi hai insegnata ad osservare con occhio benevolo
i miei fratelli, le mie sorelle,
i miei genitori, i miei figli,
i miei compagni di viaggio.
Mi hai insegnato a non giudicare,
mi hai insegnato a non criticare,
mi hai insegnato a sentire
ciò che fa parte
del Creato
come cose che mi appartengono
anzi, come una parte di me.
Ma, malgrado tutto questo,
io mi sento un essere meschino,
un essere che accetta soltanto con la mente
le cose che Tu mi invii,
un essere che, da un momento all’altro,
pensa solo a se stesso,
giudica il comportamento degli altri,
è distruttivo nei confronti della natura e del mondo,
è distruttivo nei confronti
di se stesso.
Ma anche questa, Padre mio,
così come Tu mi insegni,
è una delle strade che mi condurranno fino a Te.
Io vorrei, però, riuscire ogni giorno ad imparare,
a compiere un piccolo sforzo,
affinché le mie parole non siano veleno,
affinché il mio sguardo non sia aggressività,
affinché il mio porgere una mano
non sia solo per prendere,
affinché il mio modo di accarezzare,
o di chiedere una carezza,
non sia un modo di giustificarmi,
o di farmi perdonare.
Aiutami, Padre mio, ogni giorno
a compiere uno di questi piccoli sforzi;
piccoli sforzi che, alla fine, mi porteranno
a poter dire 
di vivere gli altri,
di vivere i miei compagni,
i miei genitori, i miei figli, i miei amici
e gli stessi estranei come dei veri e propri fratelli.
Non chiedo molto, Padre mio,
in realtà non chiedo molto,
ma sono sicura che il Tuo aiuto giornaliero
mi potrà condurre veramente all’unione
con i Tuoi figli e con Te.

Viola


 

 


Padre mio,
ho sentito i Tuoi figli parlarmi di evoluzione.
Ho sentito che suggerivano l’idea che Tutto è Uno
e ho pensato anche che, se davvero Tutto è Uno,
dalla più piccola cosa, mi è possibile Padre mio,
se davvero lo voglio, riuscire ad arrivare fino a Te.
E assieme a questo pensiero, Padre mio, io ho gioito.
Ho gioito perché se davvero Tutto è Uno,
ho compreso che io sono Tutto
e sono Uno con gli altri fratelli che mi stanno attorno.
E che ogni carezza che a me non viene data,
che a me viene tolta per essere donata ad un mio fratello,
ha lo stesso valore della carezza che io avrei dovuto ricevere.
E che le stesse parole e lo stesso affetto che prima,
magari, era rivolto a me e adesso vedo rivolgere ad altri,
questo affetto, queste parole, ho compreso, Padre mio,
che sono
ancora e sempre miei.
E di questo Padre mio,
di questa mia
comprensione,
di questo mio sentirmi unito veramente fino in fondo con Te e con i Tuoi figli,
di questo riuscire a condividere senza invidie,
senza rancori, senza accidia ciò che gli altri hanno
e che apparentemente a me manca,
di tutto questo, Padre mio,
io Ti ringrazio dal più profondo del mio essere.

Moti


 

 


Padre mio,
sento su di me il peso dell’evoluzione,
i secoli sono sfilati davanti
ai miei occhi,
i millenni sono scivolati alle mie spalle come un fiume
che si perde
e si confonde con l’oceano.
Ed io mi trovo improvvisamente accomunato ad altri esseri
che hanno minore esperienza di me,
che hanno forse compreso qualcosa in meno
e con i quali io cerco di intrattenere
un rapporto,
un contatto perché sento che
essi hanno bisogno di me,
ma che anch’io,
in fondo, ho bisogno di loro.
E com’è difficile, Padre mio, fare tutto questo,
com’è difficile far comprendere a loro
quanto essi di me hanno bisogno e quanto io,
a mia volta, abbia bisogno di loro.
Perché se mi metto al loro stesso piano
essi finiscono con il considerarmi un individuo
da assoggettare, da sfruttare, 
da usare
senza tenere in debito conto, senza accorgersi, magari,
di ciò che cerco di far pervenire loro
attraverso la mia
esperienza passata.
Se io invece mi elevo al di sopra di loro
finisco col vederli ritrarre se stessi quasi spaventati,
ritirarsi in soggezione per ciò
che io sono.
Aiutami, quindi Padre mio,
a far loro comprendere che se pure il mio cammino evolutivo
è molto più lungo di quello da loro
percorso,
ciò non significa che anche io non dovrò ancora camminare,
perché se sono più avanti nel cammino,
non è per particolari capacità,
ma semplicemente perché ciò doveva essere
e che anche loro, prima
o poi, giustamente,
attraverseranno il mio
stesso sentiero.
Come far comprendere loro, Padre mio,
che in fondo se io sono ricoperto di materia fisica
questo sta a significare che io sono
un essere umano,
in questo momento,
così come lo sono loro?
Come far loro comprendere
che anche io sono capace di soffrire,
che anch’io incontro la disperazione,
che anche per me la disillusione,
le illusioni infrante possono far male,
che il dolore m’addolora e che la morte a volte mi spaventa?
Come far loro comprendere, Padre mio,
che anche se sulle mie spalle
c’è il peso dei secoli e dei millenni,
che se anche i miei capelli sono diventati bianchi
a forza di essere immersi nella
sofferenza in tutte le epoche
che si possano ricordare a memoria d’uomo,
malgrado tutto questo, io sono ancora un essere che abbisogna d’amore
e che amore cerca ancora di
poter donare e di poter ricevere?
Padre mio,
forse io non riesco ad essere 
abbastanza umile in quanto faccio,
o forse non vi è la possibilità da parte degli altri
di poter penetrare la mia corazza,
così come un bambino osserva le lacrime di un adulto
e pensa che quelle lacrime siano, magari, soltanto un gioco.
Fa’ loro comprendere, Padre mio,
che anche le mie lacrime, i miei sorrisi,
le mie tristezze non sono un gioco,
ma sono vere e sincere così come lo sono le loro.

Scifo


 

 


Padre, Padre mio,
io comprendo la Tua grandezza,
comprendo il Tuo Amore,
io comprendo la Tua pace,
comprendo che Tu, per farmi giungere a Te,
hai posto sul mio cammino anche la distruzione,
hai posto sul mio cammino la rabbia,
l’odio, 
il rancore, l’invidia;
hai posto sul mio cammino
tutto quello 
che di negativo
in un individuo possa esserci.
Io comprendo per questo la Tua realtà,
comprendo per questo la Tua grandezza, Padre mio,
perché so che Tu hai permesso che io uccidessi
e che venissi a mia volta
ucciso
per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che prevaricassi gli altri,
tutti i miei fratelli,
e che gli altri prevaricassero me,
per farmi giungere fino a Te.
Hai permesso che io odiassi gli altri,
le persone che avrei dovuto, invece, amare,
e che gli altri mi odiassero, per farmi giungere fino a Te.
Padre mio, la Tua grandezza è fatta anche di questo;
Padre mio, adesso lo so.
E se la Tua grandezza è fatta anche di questo,
anche il Tuo Amore è fatto di questo,
e sono felice per quanto mi hai amato,
sono felice che Tu mi abbia insegnato
a diventare l’Amore stesso.   

Viola


 

 


Padre nostro,
se ancora una volta ci hai rivestiti di materia,
se ancora una volta ci siamo trovati in mezzo agli altri,
incatenati ai bisogni, ai desideri,
alle necessità del nostro Io,
è perché soltanto Tu sapevi
che di questo noi avevamo ancora bisogno.
Padre nostro,
se ancora abbiamo versato lacrime,
se ancora abbiamo pianto,
perché non siamo riusciti a dare la mano
ad un nostro fratello che soffriva,
se ancora non siamo riusciti ad asciugare quella lacrima
prima che il vento l’asciugasse per noi,

è perché Tu sapevi che il nostro cammino,
la nostra strada, così doveva essere.
Padre nostro,
chissà ancora per quante vite,
chissà ancora per quante esistenze,
così dovremo essere.
Tu non puoi darci la certezza
che 
questa sia l’ultima esperienza,
Tu non puoi fare questo, Padre nostro,
ma noi confidiamo in Te e speriamo che,
prima o poi, Ti raggiungeremo,
perché siamo certi che Tu,
come un ottimo padre con un’infinita pazienza,
ci aspetterai.

Viola


 

 


Padre nostro,
Ti ringraziamo per aver messo lungo la nostra via
il dolore, la sofferenza,
perché da essa noi siamo rinati forti, felici.
Ti ringraziamo per averci dato la gioia,
la felicità nell’osservare anche il solo volo di una farfalla
perché con essa ci hai insegnato 
a capire,
a comprendere la Tua presenza
ovunque.
Padre nostro,
Ti ringraziamo per averci dato tanti altri fratelli
diversi da noi, ma identici a noi,
con i quali abbiamo potuto confrontarci,
scontrarci e comprenderci gli uni con gli altri.
Padre nostro,
Ti ringraziamo per averci offerto l’opportunità
di ascoltare la Tua voce 
attraverso le creature
che ci circondano,
di contemplare la Tua voce
attraverso i semplici fatti
che Tu continuamente ci invii.
Padre nostro,
Ti ringraziamo soprattutto per averci dato
la possibilità di esistere.

Viola


 

 


Padre nostro che sei dovunque
sia resa grazie alla Tua esistenza,
il Tuo regno è già qui
sia in cielo che in terra,
sia fatta fa Tua volontà
perché essa è ciò che muove l’intero creato,
e il Tuo regno è ovunque un essere vive,
muore, soffre, gioisce e sente.
Dacci ogni giorno
l’impulso di migliorare noi stessi,
affinché alla nostra fame di Te
possa sempre essere dato il pane
necessario a saziarci,
e aiutaci a donare agli altri
ciò che sentiamo che da Te
ci viene donato.

Viola


 

 


Padre nostro,
ti ringraziamo per averci donato
occhi per vedere, orecchi per udire,
bocca per parlare, mente per pensare
e spirito per sentire.
Ma quante volte facciamo buon uso
di ciò che, nel Tuo Amore, ci hai elargito?
Quante volte i nostri occhi
hanno visto solo ciò che volevano vedere?
Quante volte i nostri orecchi
hanno udito solo ciò che volevano udire?
Quante volte !a nostra bocca
si è aperta solo per oltraggiare?
Quante volte la nostra mente
si è soffermata davvero a pensare?
Quante volte il nostro spirito
si è sentito davvero una parte di Te?
Padre nostro,
Ti chiediamo umilmente perdono
per il cattivo uso che facciamo dei Tuoi doni.

Moti


 

 


Motore di ciò che è.
Dio presente in ogni dove.
Signore di ogni essere.
Dio che doni e che disponi.
Dio che per creare
ti è bastato affermare:
«Sia l’uomo e sia la donna».
Fa sì che chi hai creato e reso vivo
possa condurre la sua esistenza
sempre libero e sempre in pace.
Tu che sei dentro a ogni cosa,
Tu che sei fuori da ogni cosa,
nelle nuvole e nella notte, ascoltami:
fa sì che io viva i miei giorni,
fino a che avrò bianchi i capelli,
e quando le mie membra saranno stanche,
prendimi fra le Tue braccia
e aiutami a giungere fino a Te,
ovunque Tu sia!

Viola


 

 


O Altissimo Signore,
Tu che mi hai indicato la via,
questa via che porta dentro di me.
Signore, io credo in Te,
Signore, io “sento” che Tu esisti;
mio Signore, percorrerò per Te questa via;
affronterò la sofferenza che la costella,
affronterò gli ostacoli
che si pareranno 
davanti a me,
affronterò i pensieri che mi diranno:
“Torna indietro
perché più avanti c’è la sofferenza,
e alle tue spalle può esserci la pace”.
E questo perché so, o Signore,
perché ho capito, mio Dio,
che se Tu quella via mi hai indicato
è perché alla fine della strada
Tu sei là ad aspettare.

Florian


 

 


Padre mio,
ho cavalcato mille cavalli imbizzarriti
e da essi ho trovato in me le parole e i suoni
che li rendevano docili e capaci di seguire i miei desideri,
conducendomi lungo le
strade paurose della mia interiorità.
Ho incontrato sul mio cammino orde di lupi ringhianti
dai denti snudati come barriere 
poste sulla mia strada
per fermare il mio
avanzare verso di Te,
ma ho saputo tranquillizzarli con la luce di un mio sorriso,
con la forza della mia serenità.
Mi sono imbattuto in tempeste
che facevano rivoltare i mari,
portando in alto quello che era in basso
e ricacciando negli abissi più profondi
quello che era in superficie,
e sono rimasto
a galla sopra il pelo delle acque turbolente
solo grazie alla convinzione che io,
qualunque cosa potesse accadere,
non sarei mai morto veramente.
Ho sfidato il fuoco più ardente,
il lampo più abbagliante,
la grandine più tambureggiante
riparandomi sotto la volontà di giungere indenne
nel porto
della mia anima.
Ho attraversato momenti in cui il mio corpo
mi è sembrato 
un peso inutile ed ingombrante
di cui avrei voluto poter fare a meno.
Ho percorso ore interminabili in cui orgoglio,
paure e rancori 
cercavano di ridurmi come un fuscello
in balia del vento, pronto a spezzarsi
frammento dopo frammento.
Ho vissuto periodi in cui i miei pensieri
sembravano essere pensati soltanto allo scopo
di ferire me stesso o, peggio ancora,
di ferire gli altri.
Eppure, sempre, qualcosa dentro di me
è riuscito a modificare ciò che attraversavo
aggrappandosi con tutta la sua speranza
al piacevole soffio di un vento primaverile
o alla risata senza imbarazzo di un bambino
o all’incontro con una nuova, inaspettata, meravigliosa idea.
Infine, Padre mio, ti ho scorto
e tutto ciò che ho vissuto mi è apparso nella sua grandezza,
facendomi riconoscere 
che di tutto ciò, indubbiamente,
avevo
bisogno per arrivare ad essere una parte cosciente di Te.

Andrea


 

 


Padre mio, quante volte, nel corso della mia esistenza,
io mi rivolgo a Te per chiederTi qualcosa,
eppure è un po’ di tempo, Padre mio,
che non provo più il desiderio di chiederTi nulla
perché penso di aver oramai compreso che Tu
già mi dai tutto ciò di cui
io posso aver bisogno
e che è soltanto la mia mancanza di comprensione
in determinati momenti che mi impedisce di vedere
quanto grande è la Tua magnificenza.
Padre mio, io osservo le mie mani,
osservo
il mio corpo,
osservo il mio viso allo specchio e mi tuffo nei miei occhi,
e in essi resto catturato come se fossero delle porte
su degli universi incommensurabili;
guardo le espressioni che un lieve muovere delle ciglia riesce a comunicare,
guardo la gioia, la felicità, la tristezza, l’amarezza, l’ira che,
con pochissimo sforzo, riescono a manifestare e mi chiedo:
«Se una cosa così piccola riesce a fare così tante cose diverse,
stupefacenti nel loro
piccolo eppure meravigliose,
che complessità ha l’interezza del mio corpo
e quali enormi possibilità di espressione esso possiede
che io neppure riesco a immaginare, a comprendere fino in fondo?».
A quel punto, quasi annichilito dalla grandezza di quel microcosmo che io sono,
di quella grandiosa realtà che Tu rifletti e in Te si riflette,
non posso far altro, Padre mio,
che ringraziarTi per la Tua bontà.

Scifo


 

 


Io volevo chiederti, Padre mio,
quand’è che raggiungerò la Realtà con la ‘R’ maiuscola,
ma ho l’impressione che una
domanda del genere
non mi avrebbe fruttato molto perché,
ascoltando quanto i Tuoi deva hanno manifestato nel tempo,
posso arrivare da solo ad una conclusione,
che da una parte
è logica ed evidente
e dall’altra parte è
disarmante.
Infatti, mi sono risposto da solo
che arriverò alla Realtà con la ‘R’ maiuscola
soltanto nel momento in cui avrò svelato tutta l’illusione.
Certo, non può essere che così!
Questa non può essere che la verità,
ma per me, immerso nell’illusione di tutti i giorni,
immerso nei veli d’illusione che l’Io quotidianamente mi mette davanti,
non posso che sentirmi a volte stanco e quasi disperato
nel rendermi conto di quanta difficoltà incontro
nel mio tentativo di alzare il sipario
di questo Teatro delle Ombre.

Scifo

Meditazioni quotidiane: 1.1

 

 

 


In nome dell’Uno che nei cicli generatori
prende l’universo stesso come sua forma,
in nome della vita unica che respira in tutto l’universo,
che si limita e manifesta nelle forme,
in nome dell’irrefrenabile e incessante evolversi di ogni vita,
possiate riconoscere l’illusione delle forme,
possiate riconoscere la radice di ogni vita
animatrice,
possiate riconoscere l’unità spirituale dell’universo
affinché possiate essere
consapevolmente Uno col Padre.
Amen

CF 77

 


 

 

 


Il problema dell’individuo
non è quello di divenire,
ma quello di essere.
Non è quello di conoscere,
ma quello di comprendere.
Non è quello di sapere,
ma quello di sperimentare.
Nell’individuo la volontà
è la base della potenza.
La comprensione quella dell’amore.
La consapevolezza quella della saggezza.

CF 77


 

 

 


Sia che crediate in noi,
sia che ci avversiate,
sia che ci ascoltiate con amore,
sia che vi tappiate le orecchie per non sentirci,
sia che vi commuoviate per la nostre parole
sia che deridiate chi ci ama,
fermatevi un attimo ad ascoltare voi stessi;
entrate in voi in silenzio ed ascoltate quella musica dolce
che sentite vibrare nel più riposto segreto del vostro essere,
dietro allo schermo dei vostri pensieri,
sotto la coltre del vostro razionalismo,
accanto ai vostri sentimenti, ai vostri slanci, al vostro amore.
Potrebbe essere che, ciò che noi chiamiamo «spirito»
sia proprio ciò che voi riuscite a sentire.
E allora perché non cercare di raggiungerlo e di capirlo
visto che – malgrado sia così celato dentro di voi –
riuscite tuttavia a percepire la sua dolcezza?
Quanto spesso, figli, vi fermate a guardare all’esterno di voi,
senza riuscire a portare tra le vostre mani quella scintilla che è lì,
nel vostro profondo sentire, appositamente per illuminarvi il cammino,
indicarvi la vostra strada e rendervi più semplice
e meno doloroso il vostro avanzare?
Quanto spesso, figli, siete pronti ad erigervi a giudici
di coloro che vi stanno attorno e che sfuggono alla vostra comprensione,
dimenticando che siete con essi un cosa sola e che, giudicando loro,
giudicate anche voi stessi, in quanto siete stati,
siete o sarete ciò che oggi essi sono?
La pienezza che andate cercando non è fatta di barriere
e renderà sazia la vostra sete d’amore solo allorché,
nel corso della vostra inconsapevole e, così spesso,
disperata ricerca di Dio attraverso voi stessi,
saprete affermare con certezza,
non di fronte al mondo, ma nel profondo del vostro intimo:

«Ho visto uomini che chiamavano e cercavano Dio;
ognuno di essi lo chiamava con un nome diverso e li ho sentiti fratelli.
Ho visto tanti uomini che aiutavano gli altri uomini nel nome di un ideale
e li ho sentiti fratelli.
Ho visto uomini che aiutavano altri uomini nel nome della libertà,
e anche questi li ho sentiti miei fratelli.
Ho sentito, poi, un uomo che non aveva nomi per Dio,
un uomo che diceva di non credere alla Sua esistenza,
un uomo che si teneva lontano da qualunque religione,
un uomo che, parlando con gli altri uomini delle sue idee,
si definiva ateo convinto.
L’ho visto asciugare la lacrima di un bimbo che piangeva
e ho sentito me stesso».

Moti


 

 

 


Mi sono visto appallottolare la mia vita
come una lettera sgualcita e indesiderata
senza neppure cercare di leggere e comprendere quello che c’era scritto.
Io ho sempre guardato ma non ho mai visto,
pensavo di fare e non facevo,
cercavo di agire e restavo immobile,
volevo abbracciare ma le mie braccia sapevano soltanto stringere
l’angoscia della mia incapacità.
Ora, dopo lettere e lettere appallottolate e mai lette
riconosco i miei errori:
innumerevoli volte potevo dire e non ho detto,
potevo tramutare in lacrime ciò che
vivevo
ma ho preferito nasconderle dentro
di me,
potevo manifestare l’intensità delle mie emozioni
e invece le ho tenute chiuse
così in profondità
che io stesso non riuscivo
a riconoscerne la forza.
Più di questo non sono riuscito a fare:
la paura della mia verità è stata così forte
da indurmi a chiudere gli occhi su me stesso
avvelenando a poco a poco i miei rapporti con me stesso e con gli altri.

Il Poeta


 

 

 


Credevo che fossero i tuoi occhi
ciò che accendeva il mio amore,
poi mi sono accorto che il mio amore non diminuiva
quando tu dormivi.
Pensavo che fosse il tuo sorriso a rendere vivo
il sentimento che provavo per te,
poi mi sono accorto, con stupore,
che il mio amore continuava a essere sempre più forte
anche nei momenti in cui il sorriso era ben lontano dal tuo volto.
Avevo pensato che il mio amore fosse acceso
e scatenato dal tuo corpo fisico,
poi, col passare degli anni, del tempo,
il tuo corpo fisico non è più lo stesso
eppure scopro con stupore che il mio amore
per te è rimasto inalterato.
Ho immaginato che il mio amore
venisse acceso dall’affetto che tu mi dimostravi sempre,
eppure, adesso che tu non mi puoi più  dimostrare quell’affetto,
il mio amore continua ad essere infuocato come una volta,
forse con maggiore tenerezza,
con maggiore comprensione,
ma non per questo meno forte, meno importante.
E, allora, mi sono interrogato sul mio amore
e ho capito che esso era acceso dalla stessa luce
che brillava dentro di me e dentro di te,
e che questa luce aveva fatto di due esseri diversi due esseri uguali,
che diventavano un essere solo talmente legato
che nulla e nessuno lo poteva più separare.
E allora, anche nel momento in cui le tue mani
non potevano più essere strette dalle mie,
il mio amore ha continuato ad amare
ed io ti ho sentito sempre e comunque,
fortemente, accanto a me.

Scifo


 

 

 


Io sono una creatura di Dio, come voi.
Come voi non nasco perfetto
e in grado di muovermi con sicurezza nelle regioni in cui vivo.
Nasco bambino con tutte le mie incomprensioni,
come un bimbo penso di aver capito e mi comporto di conseguenza
ma basta una piccola azione sbagliata
per farmi rendere conto che ciò che avevo capito
era solo frainteso e non era giusto.
Ad ogni esperienza rinasco a me stesso più ampio,
più consapevole, più vero,
ad ogni esperienza abbraccio una nuova parte di me stesso
ed una nuova parte della Realtà di cui anche io, come voi,
faccio parte via via più consapevole.
So quale sia il mio destino:
abbracciare per intero me stesso,
verso questo fine sono
attratto e spinto
da qualcosa che è vivo al
di sopra di me
e che, nel contempo, mi permea e indirizza tutto me stesso.
Io cerco di afferrare questa entità che, senza capirne il perché,
amo di un amore intrinseco a me ma così forte
da muovere ogni mia
azione alla ricerca di espandere me stesso
nella speranza di arrivare a fondermi, finalmente,
con l’oggetto del mio amore.
Non piango se sbaglio,
non mi abbatto se
fallisco,
non mi sento frustrato se non riesco,
non mi vergogno se non capisco,
non mi
adiro se non trovo subito la soluzione
ma
sono sempre pronto a rinnovare me stesso,
a trarre frutti dai miei sbagli,
a rendere utili
i miei fallimenti,
a lottare contro ciò che mi frustra,
a cercare di comprendere ciò che sembra sfuggirmi,
a provare mille soluzioni diverse fino a quando non troverò quella
giusta.
E so che solo allorché sarò pienamente maturo
e tutto il mio essere sarà fuso in un’equilibrata e funzionale entità
io troverò la gioia di unirmi con quell’Amore sconosciuto ma potente,
dolce ma tiranno,
forte ma delicato,
costante ma immenso,
che in continuazione mi chiama a Sé,
e che costituisce il vero perché della mia esistenza.

Il cammino della coscienza, Scifo


 

 

 


Ascolta
il frusciare degli alberi sotto la tempesta:
è il Grande Spirito che ti parla.
Ascolta
il canto del fiume lungo le sue rive, ascoltalo:
è il Grande Spirito che ti parla.
Ascolta
le voci degli anziani, ascoltale:
è sempre il Grande Spirito che ti parla.
E ascolta
il pianto e le risa dei tuoi figli:
in essi, ancora, troverai il Grande Spirito che ti parla.
E poi, infine, ascolta
il silenzio del tuo cuore,
e anche quel silenzio è il Grande Spirito che ti parla.

Hiawatha


 

 

 


In un limpido mattino,
sdraiato sulla cima di una collina,
osservavo nel cielo il volo di un’aquila,
maestoso, imponente,
come una enorme farfalla
padrona del cielo stesso.
E’ stato allora che ho trovato
la via della mia umiltà,
quando mi sono reso conto
che neanche nella mia più fervida
fantasia o immaginazione,
sarei mai riuscito a creare
un’immagine di tal fatta!

Scifo


 

 

 


Mio padre è il sole,
con i suoi 
raggi accarezza il mio corpo.
Mia madre, è la luna,
illumina 
anche i miei giorni più bui.
Mio padre è il mare,
circonda tutto il mio mondo.
Mia madre è la terra,
mi offre
in continuazione i suoi frutti.
Mio padre è il vento,
porta le nubi e le allontana.
Mia madre è la pioggia,
ristora la mia sete
e pulisce la mia anima.
E io, chi sono io?
Io sono mio padre,
io sono mia madre,
io sono mio figlio,
io sono un uomo.

Anonimo


 

 

 


Se riuscissi ad ascoltare la Tua voce,
se riuscissi a risuonare con essa,
se riuscissi ad unirmi al coro della vita,
fondendo la mia voce con quella della vita stessa,
se riuscissi ad ascoltare veramente
invece di ascoltare in maniera frammentaria,
se fossi sincero con me stesso quando mi osservo
invece di notare solo una
frazione di me stesso,
se riuscissi ad ammettere serenamente i miei errori
invece di cercare continuamente motivi per giustificarli,
se capissi che non devo perdonarli bensì comprenderli,
se fossi capace di accettarli come segni di mie incomprensioni
invece di volerli a tutti i costi ritenere giusti
ma non compresi dagli altri,
se andassi incontro alla mia coscienza
almeno quanto tendo ad andare incontro al mio Io,
la mia vita sarebbe più facile,
i miei sensi di colpa sarebbero più utili,
i miei rapporti sarebbero più sinceri,
il mio amore saprebbe perdonare,
la mia speranza non vacillerebbe mai
e io sarei un uomo migliore
di quanto mai avrei sperato di diventare.

Rodolfo


 

 

 


Perché le stelle brillano nel cielo?
Perché l’universo è così grande
che non riusciamo a vederne la fine?
Perché sì vive?
Perché si muore?
Perché si lotta tutti i giorni?
Perché si smette di lottare?
Perché si ride?
Perché si piange?
Perché io esisto?
Perché, invece di chiedermi tutte queste cose,
non mi chiedo il perché dei miei perché?

Scifo


 

 

 


Ci siamo incontrati ancora in una sera
della mia vita in cui mi sono scoperto
inesorabilmente solo con me stesso.
I nostri occhi erano un unico sguardo
pieno di rimpianti irrecuperabili,
di promesse e compromessi, di speranze e disillusioni,
di musica mai suonata e canzoni mai fatte nascere
ma tenute imprigionate nel profondo del mio cuore.
Io ti amerò per come sei non per come vorrei che tu fossi,
e vorrei che anche tu mi amassi per le mie bellezze
ma anche per le mie
incomprensioni.
Se ti vedrò, se mi vedrai, se ci vedremo
il più possibile così come siamo
io sarò la stampella che ti sorreggerà
nel tuo cammino verso il cambiamento,
e tu sarai lo specchio che mi mostrerà incessantemente,
con fermezza e con
costanza,
quello che devo trasformare in me,
lasciandomi aiutare per poterti aiutare.
Così, guardando con attenzione dentro ai miei occhi,
riconoscerò finalmente me stesso senza più sentirmi solo,
perduto,
incompreso, tradito, deluso, abbandonato,
frustrato, impaurito, ferito, spezzato.

Il Poeta


 

 

 


Guardami negli occhi
e dimmi cosa vuoi da me,
è una vita che sei al mio fianco
presenza costante ma silenziosa,
fedele e inflessibile, e adesso cosa vuoi da me,
perché mi guardi così?
«Stai arrivando infine nel mio porto,
io esisto per essere al tuo fianco
e sono tua da sempre, finché non sarai tu
ad essere mio, quando avrai accettato il riflesso
dei miei occhi senza luce,
nei quali un bagliore del sole, per caso,
è sembrato riflettersi».
Ma cosa stai dicendo?
«Per caso» non esiste,
è solo un modo per seppellire le proprie responsabilità
fingendo d’essere disarmati davanti alla vita.
«Per caso» è una frase fatta,
una consolazione disperata,
un’ammissione di impotente sconfitta,
un silenzio che non raggiunge una fine in attesa di perché
che non trovano fiato per esprimere se stessi.
Non è per caso che l’aria
fa dondolare la foglia che si stacca dal ramo,
non è per caso che l’aquilone si scaglia nel cielo
alla ricerca di un’illusoria libertà,
non è per caso che un bimbo reclama a gran voce
il suo primo sorso di vita,
non è per caso che io mi sono specchiato nei tuoi occhi
e non ho avuto paura.

Il Poeta


 

 

 


Inconoscibile e inconosciuto,
di volta in volta, nei secoli, madre o padre,
persecutore o lenitore del dolore,
infinitamente buono o irrimediabilmente
severo, quintessenza di bontà
oppure indifferente persecutore.
Col cuore non sono riuscito a definirti,
con la logica e la ragione non ho potuto descriverti.
Passano i secoli, trascorrono i millenni,
le società e le civiltà sorgono e tramontano
alla fine del loro ciclo,
la polvere si condensa in forme
e le forme si disciolgono in polvere,
ma la mia conoscenza sembra sfiorarti
senza mai raggiungerti,
e tutto quello che la mia scienza può dire di Te
continua ad essere un «non so»
ora sussurrato con dispiacere,
ora gridato con rabbia,
ora imposto con prepotenza,
ma quasi sempre proferito con ben poca umiltà.
Niente mi prova veramente la Tua esistenza,
eppure in me permane da sempre la certezza che Tu,
così inconoscibile e inconosciuto,
esisti veramente.
Perché questa mia fiducia
in un’esistenza mai provata?
Perché mi rivolgo a Te
nei momenti di insopportabile dolore,
anche quando la mia vita sembra essere stata
ben lontana dal manifestare
veramente la fede in Te?
Perché, travolto dalla sofferenza,
arrivo a maledirti negandoti con forza,
dimostrando con la mia maledizione che,
in realtà, nel mio cuore, sono convinto che Tu esista,
perché non avrebbe senso maledire ciò che non esiste!?
Da qualche parte deve esistere una risposta
che spieghi il mantenersi vivo di questo incredibile amore
che continua contro ogni logica,
anche nell’ignoranza dell’oggetto di sì tanto amore.
E così, spesso avvolto nella mia inconsapevolezza,
io ti vado cercando in continuazione errando faticosamente
lungo i tortuosi
sentieri delle mie esistenze,
giustamente mai del tutto soddisfatto delle risposte
che incontro nel mio cammino,
senza posa spinto ancora alla Tua ricerca
proprio dalla mia insoddisfazione
e dall’irragionevole, inesprimibile, inarrestabile sensazione
che fino a quando non ti avrò incontrato
non avrò raggiunto né compreso veramente il vero fine del mio esistere.

Moti


 

 

 


E quando non avrò più bisogno
di rivolgermi al Padre
accetterò in ogni istante della mia vita
la Sua volontà.
Quando la mia volontà,
i miei desideri,
i miei bisogni
collimeranno perfettamente coi Suoi,
solo allora potrò dire
di essere in contatto con la Realtà.

Florian