Il cammino dell’uomo

Riportiamo di seguito un testo che ben descrive il cammino dell’uomo; è di epoca egizia, probabilmente opera di un sacerdote (tratto da L’uno e i molti, Cerchio Ifior, volume 8, pag. 171)

Padre mio,
ho cavalcato mille cavalli imbizzarriti
e da essi ho trovato in me le parole e i suoni
che li rendevano docili
e capaci di seguire i miei desideri,
conducendomi lungo le strade paurose
della mia interiorità.

Ho incontrato sul mio cammino
orde di lupi ringhianti
dai denti snudati come barriere
poste sulla mia strada per fermare
il mio avanzare verso di Te
ma ho saputo tranquillizzarli
con la luce della mia serenità,
con la forza di un mio sorriso.

Mi sono imbattuto in tempeste
che facevano rivoltare i mari
portando in alto quello che era in basso
e riccacciando negli abissi più profondi
quello che era in superfice,
rimanendo a galla
sopra il pelo delle acque turbolente
solo grazie alla mia convinzione
che io, qualunque cosa potesse accadere,
non sarei mai morto veramente.

Ho sfidato il fuoco più ardente,
il lampo più abbagliante,
la grandine più tambureggiante
riparandomi sotto la volonta’
di giungere indenne nel porto della mia anima.

Ho attraversato momenti
in cui il mio corpo mi è sembrato
un peso inutile e ingombrante
di cui avrei voluto poter fare a meno.
Ho percorso ore interminabili
in cui paura, rancori, terrori
cercavano di ridurmi come un fuscello
in balia del vento
pronto a spezzarmi frammento dopo frammento.

Ho vissuto periodi
in cui i miei pensieri
sembravano essere pensati
soltanto allo scopo di ferire me stesso
o, peggio ancora, di ferire gli altri.

Eppure, sempre, qualcosa dentro di me
è riuscito a modificare ciò che atteraversavo
aggrappandosi al piacere di un vento primaverile
o alla risata senza imbarazzo di un bambino
o all’incontro con una nuova,
inaspettata, meravigliosa idea.

E infine, padre mio,
ti ho scorto
e tutto ciò che ho vissuto
mi è apparso nella sua grandezza,
facendomi riconoscere
che di tutto ciò avevo bisogno
per arrivare ad essere una parte cosciente
di Te.

La vita che accade

Nel momento in cui la vita accade
tu puoi solo tacere,
non puoi aggiungere niente,
non ti è permesso.
In quel momento c’è solo lei
ogni aggiunta è superflua.
Cos’è quell’accadere?
E’ la piccola manifestazione
minuta e insignificante,
quella su cui mai posi lo sguardo,
che avviene e ti ammutolisce.

Quei passi

Quel passo,
poi quell’altro e quell’altro ancora.
In mezzo alla ghiaia che hai portato stamattina
ci sono castagne selvatiche
e un forte odore di umus.
Il gran lavorio notturno dell’istrice
vanifica il tuo sforzo
di tenere puliti i fossi.
Come tutti gli anni
si annunciano le giornate tiepide
dei primi di novembre.
Ogni passo muore
nel nuovo passo che si forma..

Scena dal quotidiano

Quando apri la porta
lei è sulle scale, eccitata
e ti segue finchè
non le dai da mangiare.
I secchi per la legna
sono lì a ricordarti
la seconda, piccola,
incombenza della giornata.
Pioviggina su un tappeto
di foglie secche,
sale un canto soffuso e tenero.