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L’orientamento sessuale, la coscienza, l’ignoranza

L’ignoranza citata nel titolo è riferita al pensiero e alla prassi di persone e organizzazioni come quelle citate in questo articolo; non è di loro che voglio occuparmi.
Da dove sorgono i vari orientamenti sessuali che le persone manifestano? Dalla conformazione della propria identità, da come essa si è strutturata nel tempo, dai condizionamenti o dalle frustrazioni che ha subito, dalle dinamiche relazionali con uno o l’altro dei genitori, dalle violenze eventualmente subite?
Non credo. Nella coscienza, nell’intimo del suo sviluppo si genera quella necessità evolutiva che poi si tradurrà in una vita, o in episodi di essa, sessualmente creativa.
Per poter comprendere questa dinamica della coscienza bisogna aver chiaro che essa genera una vita, un’esistenza, una identità perché ha la necessità di acquisire dati e comprensioni che solo attraverso la vita incarnata può realizzare e acquisire.
Una coscienza non è Dio, è un sentire limitato, relativo diremmo nel nostro linguaggio e conosce e comprende solo attraverso le esperienze.
Una coscienza non vive nel tempo, è oltre esso, ma nel tempo genera le sue rappresentazioni che noi, comunemente, chiamiamo identità, persone.
Una coscienza per strutturare il proprio sentire, per conoscere, divenire consapevole, comprendere sperimenta nel tempo, in quelle rappresentazioni che chiamiamo vite, il maschile, il femminile, il transgender e le molte relazioni tra questi orientamenti.
Una coscienza sperimenta molte sfumature della vita sessuale non perché l’identità che essa genera sia viziosa, ma perché attraverso quelle esperienze estrae i dati che le necessitano: anche quando i comportamenti della identità sono evidentemente eccessivi o distorti, essa trae da essi il necessario e nella relazione coscienza/identità, quando il conflitto e il disallineamento producono situazioni molto dolorose per l’identità, ancora la coscienza apprende e prova e ritenta di ottenere la conoscenza e la comprensione di ciò che le abbisogna.
L’orientamento sessuale è uno degli ambiti creativi dell’esperienza dell’umano, uno tra i tanti: potremmo osservare queste esperienze con gli occhi della coscienza che mai giudica e che non conosce morale, che non si pone il problema del legittimo, o del non legittimo e che è sospinta unicamente dal bisogno di imparare le molte coniugazioni del verbo amare.
Per concludere: credete che un bambino adottato da genitori dello stesso genere possa, alla luce delle considerazioni fatte, subire il condizionamento del loro orientamento sessuale?
O non ritenete invece che quel bambino vivrà semplicemente la vita che la sua coscienza gli traccerà, conducendolo là dove è importante che vada?
Quanto dolore ci risparmieremmo, e risparmieremmo al nostro prossimo, se potessimo illuminare le nostre menti con queste semplici visioni?

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comunita

La comunità, archetipo delle relazioni

E’ possibile leggere l’intero ambito delle relazioni umane come manifestazione articolata e piena del principio/archetipo comunitario.
Che cos’è una comunità?  L’ambiente nel quale avviene la manifestazione creativa del singolo, il suo processo di trasformazione interiore reso possibile dalla relazione con l’altro da sé che comporta vari gradi di responsabilità, di dedizione, di abnegazione, di servizio.
La comunità è anche l’organismo che testimonia “l’officina del vivere”; al suo interno accadono i processi della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione che la compenetrano e divengono visibili come testimonianza, come fatto, come stimolo, come provocazione, come possibilità di riferimento e di formazione.
La famiglia è una comunità; il posto in cui si lavora è una comunità; il paese o la città in cui si abita, è una comunità; la nazione è una comunità; il continente e il pianeta sono comunità.
Nella comunità, all’interno del suo intreccio di relazioni, nei molti livelli di queste, avviene:
– il dispiegamento, a volte faticoso, del proprio esserci come individuo con i propri talenti ed i propri limiti;
– la conoscenza di sé, la consapevolezza di ciò che va affrontato e superato, la comprensione e la trasformazione della propria intima natura;
– la scoperta dell’altro da sé, il superamento del proprio egocentrismo, lo sviluppo della capacità di assumersi delle responsabilità e, infine, di mettersi al servizio.
Questo è il cammino di ciascuna persona, di tutte senza esclusioni, all’interno delle proprie molteplici comunità di appartenenza: il fatto che questo cammino avvenga nella inconsapevolezza quasi generale e che troppo pochi considerino la famiglia, o il posto di lavoro, come una comunità esistenziale, nulla toglie alla evidenza dei fatti e delle funzioni.
Esistono poi comunità, come quella del Sentiero contemplativo, che in maniera consapevole e deliberata perseguono tutto questo: lo coltivano, lo allevano tra mille limiti e altrettante cadute, ma senza sosta invitano a vedere con chiarezza come, senza la relazione consapevole e responsabile con il nostro prossimo, attraverso la piena esposizione di noi stessi, non ci sia altro che il confine angusto rappresentato dalla minuta e asfissiante coltivazione di sé.

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La stagione del mito e quella della coscienza

Si insegnano i fondamentali etici e morali ai bambini attraverso le fiabe.
Si insegnano le stesse cose e la via incontro a se stessi agli adulti, attraverso i miti.
Entrambi gli approcci vengono generati all’interno degli archetipi transitori, grazie alle figure, ai ruoli, ai processi di cui essi sono portatori.
Non c’è archetipo transitorio che non tragga la propria origine da uno o più archetipi permanenti.
Mentre gli archetipi transitori nascono e tramontano nel tempo, gli archetipi permanenti sono stabili e non condizionati dal divenire.
L’archetipo permanente dell’amore così è sempre stato e così sempre sarà; mutano invece gli archetipi transitori che da quello dell’amore derivano a seconda delle latitudini, delle epoche, delle culture.
Le menti e le identità sono informate, plasmate e strutturate dagli archetipi transitori e quindi dalle fiabe e dai miti.
Le coscienze sono sotto il diretto influsso degli archetipi permanenti, primo tra tutti quello dell’amore, e da questi sono condotte e guidate nelle esperienze che realizzano nel tempo e nello spazio attraverso le identità che da esse sono generate.
L’umano dominato dall’identificazione con i suoi processi, è raggiunto dalla fascinazione e dall’insegnamento delle fiabe e dei miti; l’umano che ha superato l’identificazione inconsapevole, sente consapevolmente operare su di sé in maniera diretta ed inequivocabile l’influsso e l’azione degli archetipi permanenti.
Questo umano non impara più attraverso le fiabe e i miti, ma impara in virtù della sua esposizione alla sorgente.

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Quando finisce la stagione dell’apparire e c’è solo la vita della coscienza

Che cos’è l’apparire? L’identificazione con la rappresentazione della propria vita, del proprio esserci.
E’ evidente che tutto ciò che consideriamo il nostro esserci, fare, provare, pensare, sentire non è altro che rappresentazione, puro ologramma che assume consistenza per due ragioni:
– perché la coscienza ha necessità di creare situazioni dalle quali estrarre dati di comprensione;
– perché la nostra identificazione con le scene le rende reali.
Pura consapevolezza della irreale consistenza del reale, eppure pura disponibilità a viverne i processi esistenziali che porta perché, se accade, se è stata generata la scena, significa che essa ha una sua necessità che va assecondata.
Risaltano con evidenza le scene che marcano dei sentire incompleti, approssimativi, che richiedono approfondimento.
Si sta sospesi tra l’inconsistenza del vivere e la sua ineluttabilità derivata dalla necessità di condurre a compimento ciò che ancora nel sentire è incompiuto.
E’ finito l’interesse per sé e l’identificazione con i propri vissuti, ma non è finito il vivere che perdura nella neutralità: accada ciò che è necessario, asseconderemo il processo.
Ciò che accade non è nostro, è ciò che accade e plasma un sentire che, anch’esso, non è nostro, è solo un sentire.
Tutti i processi accadono e non riguardano più un soggetto, non riguardano nessuno.

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