L’interpretazione di sé e dell’altro

“Ecco perchè vi diciamo che l’unica interpretazione possibile, alla fin fine, è quella che ognuno fa di se stesso; ed ecco anche perchè vi diciamo così spesso che è difficile poter veramente comprendere gli altri; perchè ogni volta che vi mettete a cercare di comprendere gli altri comprendete qualche aspetto che vi ha colpito, quindi che a voi interessa, ma non comprendete l’altro nella sua totalità; comprendete soltanto quelle che sono le vostre spinte nell’interpretare un certo aspetto dell’altro.”
Tratto da “Sfumature di sentire”, pag.170, Cerchio Ifior

E’ lì, accanto a noi

Impariamo da quelli più vicini
con cui condividiamo la casa, il lavoro.
Loro, nell’esserci a fianco
instancabilmente ci inducono
a vederci e ad andare oltre
ciò che siamo.
Ci inducono a quel gesto,
a quell’attenzione,
a superare quel giudizio,
alla pazienza,
all’esprimere ciò che siamo
o crediamo di essere.
Ci insegnano l’immanenza
e la trascendenza.
Ciò di cui abbiamo bisogno
è proprio lì, accanto a noi.

Vivere il presente

Quando noi vi diciamo “vivete il presente” non vi diciamo di lavare i piatti concentrati nel lavare i piatti (anche perché concentrarsi nel lavare i piatti è una cosa noiosissima!) ma intendiamo dire che dovete vivere con tutte le vostre componenti attente su quello che state facendo e vivendo.
Questo non significa accettare “tutto” quello che fate o che vivete, ma significa essere consapevoli di ciò che vi sta accadendo in quel momento, quindi essere consapevoli che state lavando i piatti ma che ne fareste a meno e sarebbe molto meglio che li lavasse vostro marito o i vostri figli, che quindi, indubbiamente, siete egoisti perché demandereste ad un altro un compito da fare, però per voi sarebbe molto meglio andare a fare una passeggiata e togliervi dai piedi quei piatti noiosi… Essere consapevoli di questo e, allora, chiudere l’acqua, ragionare se il fatto che i piatti li laviate dopo tre ore porta danno a qualcuno e, se così non è, in piena coscienza, essere consapevoli che voi avete bisogno di andare a fare una passeggiata, uscire e abbandonare lì i piatti per fare ciò che voi sentite consapevolmente essere meglio per voi in quel momento.
State attenti: non “far ciò che più vi aggrada”, ma fare ciò che – senza nuocere ad altri – permette a voi di fare le vostre esperienze nel modo migliore.
“E se uno ha tanti desideri – dice la nostra amica – come faccio?” Eh, cara, se se ne hanno tanti questo molte volte succede perché l’individuo non ha ancora trovato quello giusto, altrimenti, se avesse trovato quello giusto, quello più importante, non ne avrebbe alcun altro. E allora, se uno ne ha tanti, signifiaca che la sua ricerca è ancora da portare a buon fine.
Dal volume “L’uno e i molti”, vol 5, Cerchio Ifior, pag 102

Non dovremmo

Non vorremmo arrecare offesa,
non dovremmo.
Non c’è giustificazione
per un dolore inferto,
ma accade
e ci macera.
Da lì ripartiamo,
sapendo che qualunque gesto,
qualunque respiro
ha comunque una risonanza
nell’altro da noi.