Nella via evolutiva arrivate a convincervi che persino un grande dolore giunga espressamente e inequivocabilmente a voi, ma solo se necessario per accelerare il vostro progresso evolutivo, cioè la vostra maturazione come spiriti in cammino.
Perché nei processi interiori il dolore viene spesso considerato una particolare gratuità usata da una ‘Volontà Superiore’ per scuotere l’uomo e per spingerlo a maturare, anche se si è convinti che, in generale, gli accadimenti giungano a proprio favore e con modalità che sia possibile utilizzare per migliorarsi.
Quindi gli accadimenti vengono spesso interpretati come un segnale che vi conferma che il Divino è accanto a voi in ogni passo che riuscite a compiere verso di lui.
Il contro-processo della via della Conoscenza vi provoca per mostrarvi come nei ‘pensieri positivi’, nelle ‘buone intenzioni’ e nei ‘dover essere’ voi stiate vincolando il Divino al compito di restituirvi, sotto forma di premio o di castigo – che però funziona da spinta – un riconoscimento da parte sua, cioè un dono che sia compensativo del vostro operato, oppure di quello che necessitate per rientrare nella ‘retta via’.
Se voi credete che lo fa in nome di una legge che Lui stesso ha stabilito, allora diteci perché quella ‘legge divina’ si basa sulle vostre categorie mentali che vincolano strettamente l’operato divino a quello che voi avete compiuto, motivandolo col vostro principio di causa-effetto.
Questo significa vincolare il Divino al tempo, vale a dire che il Suo dono segue l’azione ‘positiva’ da parte vostra, ma significa anche assoggettarlo alle vostre categorie concettuali che stabiliscono cos’è ‘bene’ e cos’è ‘male’ secondo il Divino.
Vi accorgete quanto questo vostro teorizzare renda gravoso il vostro percorso di maturazione? Passo dopo passo, portandovi sulle spalle una lunga serie di ‘dover essere’, di sensi di colpa, di timori e di attese per un premio finale.
Certo, la contro-partita è che vi sentite collocati sotto l’ala protettiva divina e al centro di un mondo, seppur pieno di difficoltà, che però gira intorno a voi, beneficiari di un aiuto Superiore che vi consente di fare il passo successivo verso la maturazione.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Gratuità, pp. 39-40
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Ci raccontiamo un sacco di storie per riuscire a stare in piedi. Ognuno come può, con gli strumenti che possiede.
E come ci piace tirarlo in ballo questo Signore che (a me piace tanto questa versione) ci lascia fare sorridendo compassionevole e tende una mano al bambino che muove i propri passi incerti senza scomporsi per le sue cadute.
La tentazione di dare un senso al dolore è uno degli aspetti strutturali dell’umano, di tutto egli riesce sopportate tranne un dolore che non “abbia” un senso.
Accettiamo molto facilmente la gratuità quando essa è legata a un evento “positivo” e facilmente la “etichettiamo” come Ciò-che-è.
Ma siamo atterrato solerti con il dolore?
non esiste alcun premio finale
nessuno potra contare sull’assoluto per i propri fini
specialmente sé li ritiene evolutivi
Concordo con l’assumerci la responsabilità, se così si può dire, del nostro dolore, non credo c’entri tanto il divino quanto la nostra necessità di attraversalo per maturare comprensioni ed esperienza.
Touché. La visione del dolore come strumento di comprensione è forte; la ghianda si trasformerà comunque in quercia e durante la trasformazione può incontrare vento e tempesta piuttosto che quiete. La quercia è sempre stata lì…solo che per vederla a volte…soffriamo. Esistono sofferenze giuste o sbagliate, esiste il giusto o lo sbagliato? Tutto è Ciò che E’.
Molto più da maturi e adulti pensare che il dolore è frutto delle non comprensioni piuttosto che volontà divina per far crescere l’umano. Siamo sempre in una visione duale.
Avverto tutto il limite di questa visione/narrazione religiosa, in cui Dio è pensato e sentito come un padre che premia o punisce.
E noi gli eterni figli-bambini che in cerca di protezione rinunciamo ad assumerci la responsabilità della nostra vita. Egocentrati ed autoreferenziali.