Risiedere in sé

Attorno e attraverso l’osservatore accade la realtà.
L’osservatore non è un’entità, è un punto zero, un aspetto della realtà senza tempo. Pura neutralità.
Da quel punto immobile nell’essere avviene la percezione, l’osservazione, la relazione con ciò che chiamiamo reale, con ciò che diviene nel tempo e nello spazio.
Si succedono impulsi, sollecitazioni, fotogrammi, scene: tutto scorre, tutto è, tutto canta la vita e attraversa un essere che è solo stare e risiedere. Silenzio. Pura contemplazione.

Perché mai contate le ore?

Perché mai contate le ore, i giorni, gli anni?
Siate consapevoli che tutto lo spettacolo che si svolge di fronte alla vostra osservazione, e di cui siete fatti protagonisti, ha il solo scopo di ampliare il sentirsi di esistere..
Un estratto dal libro del Cerchio Firenze77 “La fonte preziosa” Edizioni Mediterranee

Perché dubitare?

“Dopo una giornata passata a mendicare,
torno alla mia capanna e chiudo la porta.
Brucio nel focolare dei rami ancora verdi;
leggo con calma le poesie di Kanzan.
Il vento dell’ovest porta la pioggia.
Ogni tanto, distendo le gambe e mi riposo.
Perchè affannarsi, perché dubitare?”
Ryokan, monaco dello zen, 1758-1831
Poesie di Ryokan, La vita felice editore

continua..

Il tempo nella comprensione del contemplante

Tratto da Vidya (2010)

“Se tutto E’ come può esserci evoluzione?”
Dalla nascita alla morte della forma ogni evento viene scandito dal tempo che, in mancanza di una visione unitaria, l’individuo ha suddiviso in passato, presente e futuro; tempo-divenire, ovviamente, giacché il presente ieri era il futuro e domani sarà il passato.
In realtà, il tempo è “indivisibile e assoluto, eterno presente”.
I cicli, gli anni, i semestri e le stagioni che vengono in esso erroneamente immaginati “non sono altro che stadi dell’esistenza universale, ma non si manifestano in successione di tempo. L’intera esistenza universale,con tutti i cicli, è simultaneamente realizzata. La discontinuità temporale riguarda il nostro particolare stato la nostra particolare visione”.
Come un film è già interamente compiuto nella pellicola cinematografica, così è riguardo alla compiutezza universale e, dunque, a quella individuale, anche se lo strumento proiettivo fa apparire la storia in sequenze, cioè in una serie di scene che si succedono nel tempo.
Si tratti dell’individuale o dell’universale, appunto, l’evoluzione, sviluppo o crescita, non esiste. E’ solo un concetto, è un’impressione sensoriale.
L’intera manifestazione, questo sogno di cui facciamo parte, e che sembra dispiegarsi nel tempo, in realtà è già pienamente realizzato. Solo una limitata visione fa credere reali la frammentazione e lo sviluppo-evoluzione che reali invece non sono.
“L’Uno è senza parti ma noi lo suddividiamo all’indefinito secondo il nostro particolare vedere e sentire”.
Se, dunque, non esistono parti né successione di eventi, ma tutto è in perfetta simultaneità, allora noi siamo già Quello, indivisibile, assoluto, eterno presente.
“Vedere tutto nell’unità primordiale non ancora differenziata o da una tale distanza che tutto si fonde in uno: ecco la vera intelligenza”.