Dōgen, Busshō: commento (1) di Jiso Forzani a Busshō 8 [busshō8.1]

L’espressione iniziale di questo brano del testo è tratta da una raccolta di dialoghi fra maestro e discepolo in forma di koan, dal titolo Den to roku (La raccolta della trasmissione della lampada).

Il sesto patriarca cinese, Hui neng, illustra a un suo discepolo il significato di due parole così come sono intese nel Sutra del Nirvana. Le due parole chiave sono quelle che noi abbiamo tradotto con senza schema e con schema, per rendere il giapponese e cinese mujo e jo. Va detto che la parola mujo, di uso corrente in giapponese e di fondamentale importanza per la comprensione della visione buddista, ha una gamma di sfumature che ci risulta impossibile rendere in italiano con una sola parola. Solitamente essa viene tradotta con impermanenza o transitorietà o insostanzialità, ma questi termini, ormai stereotipati, non ci sembrano affatto esaustivi del significato complessivo di mujo. Mu è negazione, assenza, mentre jo significa costante, perenne, ripetivivo, ordinario, normale, regolare, comune, sempre uguale ecc. Mujo è quindi assenza di durata perenne, mancanza di reiterazione, negazione della fissità di ogni genere. Senza schema vuole rendere l’idea di assenza di predeterminazione e di prevedibilità e l’impossibilità di una definizione che sia esauriente della realtà intera in tutte le sue sfumature.

«La realtà è non schema, ecco la natura autentica; la realtà è schema, ecco il cuore che discerne il bene e il male di ognuna di tutte le cose». [F-M]

L’impermanenza è, naturalmente, la Natura di Buddha, e la permanenza è, in realtà, la mente che divide tutte le cose in buone o cattive”. [CB]

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

Fonte: Aldo Tollini

Fonte: Kazuaki Tanahashi

Fonte: Gudo Nishijima, Chodo Cross

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