Diario da un’eremo

16 maggio 2025

Lavorare quotidianamente sui testi di Kempis (CF77) conferisce una intima gioia di natura prettamente spirituale, ma che finisce per pervadere ogni corpo. Il mio intento non è quello di sviluppare un commento per il beneficio di qualcuno, desidero solo contemplare e tradurre la contemplazioni in parola, farla divenire una vibrazione che è e accade, una manifestazione senza scopo.

Questa gratuità mi libera da ogni dovere: non mi importa di dire cose imprecise, di comprendere parzialmente la vastità di quanto Kempis porta, mi importa di essere interno a quel processo, a quel sentire che lui offre alla contemplazione.

Nella mia comprensione quella che Kempis propone prima di essere una scienza è una mistica, a quel livello posso sintonizzarmi senza fatica, senza ossessioni: lascio che il sentire che si presenta nella forma scritta del concetto e della parola mi conduca, e liberi una risonanza e una comprensione.

L’intelletto è veramente al margine in questa operazione, assolve in alcuni passaggi ad una funzione, è una specie di lente di ingrandimento su un concetto, un’espressione, un termine: questi vengono fissati, focalizzati per essere meglio contemplati.

9 maggio 2025

Sto lavorando il ciclo sulla medicina del Cerchio Ifior trasmesso da Francesco: mi procura una certa sofferenza per la superficialità del metodo e dell’ottica scelti. Molte ore di lavoro per trasmettere contenuti e un approccio che ritengo di dubbia utilità.

D’altra parte, mi dico, in questi anni hai lavorato e pubblicato materiali non meno approssimativi e superficiali sia del Cerchio Ifior che del Cerchio Firenze 77 e della Via della Conoscenza: non tutto quello che viene da questi piani di coscienza è di buon livello anche quando è supervisionato da coscienze di indubbia evoluzione.

I diversi autori e comunicatori di contenuti hanno ciascuno la loro evoluzione e anche quando non dicono cose errate possono peccare di approssimazione e di superficialità: in questo senso, il caso che ha fatto scuola è il materiale del Cerchio Firenze sul Cristo.

3 maggio 2025

Le correnti di consapevolezza di fatti del passato, di atomi di sentire in strutturazione, attraversano i corpi e producono, insieme a una loro reazione, il senso di essere e di esistere in quanto entità definita, lo stesso senso di essere e di esistere prodotto da fatti, emozioni e pensieri sperimentati nel presente.

Il passato soggetto ad analisi è in genere di carattere negativo/limitato: la definizione di sé si realizza a partire da questo limite masticato come pelle secca.

Il tutto è totalmente irreale: per nutrire l’essere/esistere si usano i sentire di processi ormai superati, li si rimastica rimettendoli in circolo e se ne subisce la ricaduta.

Ora, vista l’assurdità dell’operazione rimane da chiarire una questione di non poco conto: quell’essere/esistere che andiamo ad alimentare, è quello relativo alla personale soggettività?
La risposta sembra scontata, sembra che il tutto accada per poter dire: io esisto, ma non credo che sia così, o non è solo così.

In questa stagione a me sembra che sia essenzialmente un poter affermare: c’è esistenza.
Ogni piega dell’esistere produce esistenza, piega costruttiva e/o distruttiva, tutto indifferentemente narra l’esistere e l’essere, li suscita come stato profondo. L’inclinare su un versante o sull’altro è questione di carattere e di dinamiche profonde.

Abbiamo necessità esistenziale di sentirci d’essere e d’esistere svincolata dalla necessità propria della soggettività? Credo che sia una derivante del solo fatto che siamo incarnati in un complesso di veicoli.
Il flusso dei dati produce essere/esistere, come questi finiscono per caratterizzarsi alla fine è irrilevante.

La colpevolizzazione di sé, l’insistere sui limiti e sugli errori è un amplificatore di segnale e di dati, è funzionale al processo sia nel caso di un essere/esistere piegato alla soggettività, sia nel caso di una neutralità.

3 maggio 2025

Non possiamo portare nell’oggi il processo che ci ha resi quel che siamo nel sentire: una infinità di step hanno aggiunto atomo di sentire ad atomo di sentire fino a conseguire il sentire attuale.

Naturalmente non è indifferente come siamo giunti fin qui, quanto dolore abbiamo procurato, ma non è nemmeno determinante: qualunque causa karmica noi abbiamo mosso – se ha prodotto comprensione – è superata e quello che siamo oggi riguarda solo l’oggi e gli eventuali passi di domani, ma non più ciò che è stato.

Quell’essere, quello stato di sentire non c’è più: possono essere state mosse cause karmiche non consapevolmente ed essere rimaste in sospeso? Solo se il sentire non era in grado di lavorarle.

2 maggio 2025

Terminata la stagione in cui mi autorizzavo a dire e a fare – in cui abilitavo quella manifestazione – ora ne avanza un’altra intrisa di vuoto di dire e di fare e di essenziale stare.

Mentre la precedente non poteva non appoggiare su una relativa sicurezza di sé e dei propri argomenti – sebbene io sia stato sempre pieno di ogni dubbio – la stagione presente è solo dubbio e consapevolezza di non sapere, non conoscere e avere compreso non più di tanto.

1 maggio 2025

Lampi di comprensione, istantanee di lucidità della personale pochezza di comprensione attraversano come brividi i corpi.

30 aprile 2025

Ti attraversa un desiderio di essere speciale, di essere riconosciuto come un essere speciale? Vuoi sapere di occupare un posto tuo e speciale nel mondo?
Queste espressioni sono declinazioni del sentirsi d’Essere e d’esistere?

È così che viene bilanciato lo scomparire in virtù della legge dell’equilibrio? E si manifesta così per un bisogno di riequilibrio o perché, effettivamente, c’è una non comprensione dietro? Quale non comprensione?

Sono vere, reali, queste domande, o sono solo tentativi di inquadrare la sorgente di una inquietudine? Ponendole avverto che non hanno spessore, sostanza: sono la fisiologia dell’immagine di sé, la stessa fisiologia di tutti i corpi, qualcosa che scorre naturale se non distogli lo sguardo dall’Essenziale.