La ricerca futura sull’esperienza unitaria

La vigilia di Natale del 2020 mi sono ritirato dall’organismo comunitario del Sentiero contemplativo: dopo quattro anni di transizione ho ritenuto che ci fossero le condizioni per un mio ritiro e che l’organismo potesse procedere in totale autonomia.

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È bene per voi

“È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”.
Gv. 16,7

Imparare a vivere il Ciò-che-È

Dedicheremo la seconda parte di quest’anno alla pratica del Ciò-che-È.
È accessibile a noi questa esperienza? Quali sono gli ostacoli e da cosa sono determinati, nel quotidiano?

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Oggi, nel Sentiero

All’inizio del giorno:

Pratica meditativa
“Lettura per l’interiore”

Durante la giornata

Studio dei post del Sentiero e del Cerchio Ifior
Lettura e partecipazione alle discussioni comunitarie

Alla fine del giorno

Partecipazione all’incontro comunitario del “Si fa sera”

Ogni lunedì

Incontro comunitario nel “Lunedì del Sentiero”

Riflessioni sulla vita contemplativa [3]

Questo spazio viene aggiornato in continuazione con materiali inediti e d’archivio.

Nel mese di agosto, in questi posti, la popolazione aumenta. La settimana di Ferragosto in particolare, c’è un gran movimento di macchine, di persone, assembramenti al fiume, assembramenti nei supermercati. Il fermento dell’estate che volge al termine.
Mi dico: è quel che è.

Tuttavia, abituata alla solitudine di questi luoghi, tale brusio mi stanca e comincio ad anelare alla fine di questo delirio.
Eppure so che non c’è alcun delirio. E anche questo è un fatto: il modo in cui percepisco le cose. Quello che accade è un fatto, e il modo in cui percepisco ciò che accade un altro fatto.

Non è più possibile aderire al proprio modo di percepire le cose.
Questo un po’ mi lascia disorientata, come se mi mancasse la terra sotto i piedi.
Forse si tratta solo di abituarsi a vivere, librandosi sulle cose, sospesi nella propria solitudine.
Roberta I., 14.8.20


La pioggia ha un profumo?
E questo profumo, se c’è,
è desiderato, immaginato, o sentito?

Sentire che ogni Essere ha la propria nota, un’essenza.
Autentica.
E vivere in questa semplicità.

Ogni gesto un cesello quotidiano, minuzioso,
oltre il semplice e il complicato.

Il tempo dilatato e più lento dell’estate,
è per me un dono per affinare il gesto che sorge dal sentire.
Elena, 10.8.20

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