Immaginiamo di avere un libro del tutto particolare, narrato al presente e così bene che il lettore, scorrendolo, si immedesimi con il protagonista della storia narrata e la viva nei minimi particolari provando sensazioni, pensieri, emozioni così vive da dargli l’idea e il «sentire» di una vita reale. Le stesse ansie, i dubbi, i problemi.
Fonte: La storia individuale, dal libro: Cerchio Firenze 77, Oltre l’illusione, ed. Mediterranee.
Nei brani dei testi che sono sottoposti ad analisi, il grassetto di termini e frasi riguarda parole chiave e concetti cardine da sottoporre alla contemplazione secondo il sentire del curatore; ogni lettore, chiaramente, può sentire in modo differente.
Il commento di uma non vuole spiegare il testo di Kempis e del Cerchio Firenze 77, sono semplici contemplazioni sviluppate a partire da un impulso presente nel testo.
Libri del Cerchio Firenze 77 con l’insegnamento fondamentale:
– Dai mondi invisibili
– Oltre l’illusione
– Per un mondo migliore
– Le grandi verità
– Oltre il silenzio
– La Fonte preziosa
– Insegnamento filosofico del Cerchio Firenze 77, indice generale dei temi e dei post della categoria “Contemplare il paradigma” di questo sito. Contemplazioni di uma.
– Libri del Cerchio Firenze 77: indice dei commenti di E.Ruggini su YouTube con indicazione dei temi e riassunto vocale di alcuni minuti del contenuto di ciascun commento.
– File vocali originali del CF77 dal 1965 al 1984
Il lettore apre la prima pagina del libro e s’immerge nella storia narrata, storia che all’inizio è lineare. È detto, nelle prime pagine: «il bimbo nasce». Il bimbo è il protagonista e il lettore, man mano che questa creatura comincia a percepire il mondo che la circonda, allo stesso modo, attraverso a quegli occhi che si dischiudono, vede e «sente» in modo frammentario ciò che lo scrittore narra. Ma, come ho detto prima, lo vede e lo sente in modo reale, tanto che s’immedesima nella storia stessa che vi è narrata, pagina su pagina, al presente.
Il protagonista cresce ed ecco che la narrazione presenta un lato singolare: lo scrittore, al punto in cui il protagonista manifesta le prime possibilità di scelta, non prosegue una sola narrazione, ma scrive due o più storie parallele. Così, ad esempio, fatti i primi studi, allo scrittore è venuta l’idea di mutare il carattere del personaggio, farne un uomo che desidera studiare; e allora scrive una storia in cui il protagonista frequenta i vari tipi di scuola e la storia si sviluppa in un determinato modo. Però scrive anche un’altra storia in cui il protagonista non sente il richiamo dello studio e desidera dedicarsi a una vita di lavoro manuale, meno intellettuale ma tuttavia sufficiente per garantirgli da vivere.
Certo che la storia in cui si narra che il protagonista segue questa vita umile è diversa dall’altra storia in cui invece il protagonista segue una vita intellettuale e presenta certi aspetti che l’altra storia non ha o viceversa; di guisa che se il protagonista lo si segue in una delle due storie, sarà giocoforza per lui avere certe esperienze che non sono invece nell’altra storia. Ma ecco che il lettore, immedesimandosi di volta in volta nella narrazione che si sussegue nelle pagine del libro, giunge al punto in cui le storie diventano due. E deve operare una scelta.
Supponiamo che scelga la storia in cui il protagonista non è attratto dalla vita di studio, ma segue un lavoro materiale che comporta fatica, fatica fisica. E io vi ho detto che la storia è narrata cosi bene che chi la legge s’immedesima con il protagonista e quindi vive questa vita di fatica.
«Ma – direte voi – dell’altra storia, che ne è?». L’altra storia è lì, al pari di quella scelta dal lettore ed ha le stesse magiche possibilità, tanto che se il lettore, anziché avere scelto quella che ha scelto avesse scelta l’altra, sarebbe stata dal lettore vissuta allo stesso modo e gli avrebbe dato la medesima sensazione di «realtà».
Ecco come si attua, quindi, un karma: operando una scelta non si sceglie un unico fotogramma, ma scegliendo quel fotogramma s’imbocca una strada che conduce l’individuo a percorrere tutte quelle situazioni cosmiche legate fra loro; una strada tracciata che si fonda sulle leggi, così come la storia narrata nel libro si fonda sulla narrazione dell’autore.
Direte voi: «Be‘, certo che il protagonista dell’una o dell’altra storia ha sviluppi diversi». Supponiamo che, però, sia seguendo l’una storia che l’altra, nel protagonista si raggiunga una maturazione, uno sviluppo identico. Le esperienze sono state diverse; il protagonista della prima storia, quella faticosa, impiegherà forse più tempo per giungere a una mèta, ma vi giungerà egualmente. Né si possa dire che una storia sia più bella dell’altra: entrambe sono belle. Né si possa dire che una storia sia stata più pensata dell’altra: entrambe allo stesso modo sono create. Né si possa dire che una storia anziché l’altra sia più presente nella mente dell’autore: entrambe lo sono.
La scelta è lasciata al lettore il quale, che legga l’una storia anziché l’altra, per quella magica possibilità, come l’interprete, raggiungerà egualmente una maturazione interiore. Cioè, secondo la nostra supposizione il protagonista avrà esperienze diverse, ma egualmente svilupperà.
Ebbene, ha un senso chiedere che età ha il protagonista? Ha un senso chiedere se questi è morto, una volta che si è giunti alle ultime pagine del libro? Ha un senso chiedere se non esiste più, dal momento che la storia è narrata al presente? Evidentemente no.
Perché il lettore, se riaprirà a caso una pagina di una variante del racconto, tornerà a vivere la situazione ivi rappresentata, e in modo tanto vivo e reale da avere la viva sensazione di totale esistenza. La storia è narrata al presente, dunque ogni pagina è un «essere».
Possiamo dire «la storia è trascorsa»? Possiamo dire che chi la legge ha finito di leggerla; ma se in fondo in fondo meditiamo, vediamo che ogni pagina è sempre; e che rileggendo la prima pagina, nuovamente la storia ha inizio, ma solo per chi scorra la prima pagina. Così come la storia ha fine per chi l’ultima pagina ha terminato di leggere. Continua nella pagina successiva…
[→uma] Il contemplativo vive nel mondo del divenire come tutti, e come tutti è chiamato a gestire le sue preoccupazioni e le sue ansie. Molti di noi hanno figli che possono vivere vicini o lontani, ma tutti noi siamo certi – nei limiti – di avere una visione reale della vita che essi vivono: quale variante delle loro vite noi viviamo/sentiamo? Quella funzionale al nostro processo esistenziale. Quale variante il figlio vive? Non lo sapremo mai.
Ci immergiamo nell’illusione di una narrazione e leggiamo le pagine che parlano di una delle varianti senza mai poter avere la certezza che quella sia veramente la vita di quel figlio: il nostro scacco è totale.
Eppure la situazione è tutto tranne che assurda, ciò che conta è la trasformazione esistenziale di quel figlio, e quella avviene indipendentemente dalla variante che vive.
Ecco che il genitore è chiamato alla contemplazione del figlio, contemplazione dei suoi processi esistenziali che emergono nella variante percepita e che sono l’unico fattore che abbia un valore.
Le pagine della variante che il genitore legge non sono significative per gli aspetti esteriori – la ricchezza o la povertà del figlio, ad esempio – ma per le comprensioni cui addiviene, o per le non comprensioni con cui deve confrontarsi.
Quando andiamo in ansia per un figlio tutto questo dovremmo ricordarlo: nulla in realtà sappiamo della sua vita, ma siamo certi che gli accadrà il necessario esistenziale.
Lo scacco è totale perché impone una resa che non accetta compromessi: nulla sai, nulla ti può placare, puoi solo confidare nel fatto che alla tua creatura è riservato quello che è riservato a tutte le creature: avrà il necessario per sé, il necessario esistenziale.
Un genitore immerso nel divenire e magari nel possedere, questo non lo può comprendere, è semplicemente assurdo, ma un contemplativo sa di cosa stiamo parlando, cosa sia questo scacco radicale e che non concede pace.
Perché non concede pace? Perché continuamente pone in risalto che nulla sai, nulla possiedi, nulla ti garantisce. Sei senza rete e cammini sull’abisso. Questa è una prospettiva folle per molti ma è quella in cui è immerso il contemplativo, è il suo pane quotidiano, l’essenza del suo vivere. [/uma]
E può darsi che due creature leggano una stessa storia in cui due sono i protagonisti, l’una immaginandosi e immedesimandosi in uno di questi e l’altra nell’altro protagonista? Ebbene, tutto è chiaro finché i lettori seguono la vicenda leggendo sulla stessa pagina; ma nessuno e niente può impedire ai due lettori protagonisti di seguire la storia con diverse pagine di distanza, cosi l’uno sarà alla prima pagina e l’altro verso l’ultima.
L’uno potrà scegliere una variante della storia, l’altro l’altra variante e provare sempre – da come l’opera è scritta bene – la sensazione di viverla veramente. Viverla accanto all’altro protagonista quando il lettore che a questo protagonista s’immedesima, è distante molte e molte pagine anche della variante della storia che egli sta leggendo.
Meditate su questa strana conversazione. Pensate che la storia può essere il Cosmo con tutte le situazioni cosmiche e ogni situazione un fotogramma: che il lettore è l’individualità; che il protagonista o i protagonisti, sono l’individuo o gli individui; che lo sviluppo obbligato della storia è il karma e il modo in cui si attua.
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