Partecipante: Mi domando perché la gratuità non passa anche dal poter rispondere a delle domande meno complesse, o meno centrate su questioni così ermetiche come la via della Conoscenza?
Una voce: Con questo tuo quesito, siamo fuori dal terreno di gioco della via della Conoscenza; inconsapevolmente, stai chiedendo di accontentare il tuo mondo mentale. Nella via della Conoscenza non esiste tale possibilità. La gratuità è gratuità. Eppure tu vorresti che si adeguasse o si avvicinasse a quello che ti aspetti e che colmasse i tuoi bisogni. Non è gratuità. Attento: se tu vieni qua per essere coltivato in base ai tuoi desideri ed in base alle tue mete spirituali, cioè per diventare migliore e per risolvere le tue piccole questioni ed i tuoi tanti interrogativi, scappa via subito! Se tu vieni qua per essere messo solamente in crisi senza meriti e senza passi avanti, allora qui è il luogo per sostare.
Partecipante: Volevo sentire parlare del libero arbitrio. Quanto è una condizione umana e quanto è una cosa fittizia?
Una voce: Parliamo di libero arbitrio, ma in relazione a questa situazione. L’attraversamento che avete costantemente sotto lo sguardo, quando siete qui, è frutto di due movimenti: uno dello strumento ed uno dell’Oltre. Il movimento attribuibile allo strumento nasce perché – per motivi non orientati verso la via della Conoscenza, che non sapeva neanche cosa fosse – ad un certo punto ha cercato un rapporto oltre lui stesso, spinto da un dolore. Si è generata un’apertura confusa – non verso l’Oltre – che è partita da una totale disponibilità ad accettare di entrare in un’avventura che non sapeva dove l’avrebbe portato.
Ma c’è anche un movimento da parte dell’Oltre che è da sempre e che – attenti – non è basato sulla scelta di uno specifico soggetto umano, né su quella temporale e nemmeno di luogo. Questi due movimenti, per motivi che sono e restano mistero, si possono incrociare, e da lì iniziare un tragitto fatto di confusione e disagio del soggetto divenuto strumento, di contro-processi mirati da parte dell’Oltre, di fascino e chiusure dello strumento che si esprimono con passi avanti e passi indietro, e di una ripetuta messa in crisi da parte dell’Oltre.
Se tutto si incastra – in quanto abbiamo pur sempre a che fare con una struttura mentale – questi due movimenti vanno avanti a spirale; vale a dire che da parte dello strumento può continuare a mantenersi un interesse per questo evento, ed è auspicabile che lui non si ritragga ma si lasci scavare; poi c’è l’opera dell’Oltre. L’origine sono state le motivazioni umane, cioè un dolore, ma successivamente questo processo si è protratto per altri motivi che lo strumento sa spiegare superficialmente solo come fascino per il messaggio misto ad una specie di incoscienza. Questo significa che può anche verificarsi un suo abbandono, sulla base del non aver valutato fino in fondo tutto ciò che sta capitando, anche se si racconta che sta sorvegliando il processo.
Questo duplice movimento può far sì che pian piano la gamma di libertà dello strumento si riduca, e non perché sia l’Oltre a togliergli delle possibilità, ma perché può essere lui stesso a togliersele, se, se e se attratto dal fascino. Nella misura in cui molla la presa e si identifica, può consentire all’Oltre di procedere e può consentire alla via della Conoscenza di articolarsi attraverso una modalità che possa attrarlo, e possa attrarvi, permettendo al processo di avvitarsi progressivamente su di lui. Possiamo parlare di un incalzare dell’Oltre e di un lasciarsi incalzare. Se, se, se…
Quindi, questo duplice movimento, negli intervalli in cui avviene l’attraversamento da parte dell’Oltre, fa sì che quotidianamente lo strumento resti comunque un umano che si identifica nella sua mente, e continui a vedersi, da una parte limitato, dall’altra affascinato, dall’altra timoroso. Se qualcosa si apre in lui, se il processo va avanti e se lui mantiene il “Sì”, diminuisce la sua possibilità di dire “No”. Questo significa che diminuisce unicamente se lo strumento si lascia svuotare di parti consistenti di se stesso, pur incontrando un dolore per la perdita di quelle parti a cui si aggrappa; in questo suo processo di possibile svuotamento non ha, quindi, alcun peso lo spazio che verrà occupato dall’Oltre e nemmeno il tempo che gli verrà sottratto per fare altro.
Lì c’è in tunnel da attraversare, perché le sue reazioni emotive possono fare salti considerevoli, in quanto alle volte può non riconoscersi, con una perdita del senso di sé, e quindi può nascere una ribellione e poi una riconquista del terreno perso. Provate a pensare che cosa può avvenire in una struttura mentale consolidata, quando periodicamente si percepisce l’entrare e l’uscire di ciò che è oltre se stessi e che, in quei momenti, fa perdere il senso di continuità. Se accade, lì c’è il tunnel.
Partecipante: Questo è quello che, se chiunque segue la via della Conoscenza, prima o dopo succede?
Una voce: Non c’è alcun seguire e nemmeno attuare la via della Conoscenza da parte di esseri identificati in strutture mentali. Quello che domandi è solo protagonismo in un campo di gioco che non conoscete. C’è semplicemente un accogliere, aprendosi, o un tirarsi indietro, chiudendosi. Ma, se si accoglie e fin quando si sta dentro il contro-processo, il gioco lo conduce la via della Conoscenza. Quindi, può accadere ad un umano solo se la sua struttura mentale viene spinta in un angolo; a quel punto si vive da una parte stupore, dall’altra il senso della propria fragilità e dall’altra un sentirsi a volte agiti nell’emozionalità. Quell’angolo lo si riconosce perché muore – non ad opera propria – la voglia di misurare la strada fatta per capire se si sia diventati “evoluti” o comunque “diversi” dagli altri.
E concludiamo così.
- Contemplare il paradigma del Cerchio Firenze 77:
non un commento ma delle contemplazioni attorno ai fondamenti dell’Essere e del divenire. - Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
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