Dōgen, Busshō: la realtà è non schema 8 [busshō8]

[Forzani-Mazzocchi traducono] Il sesto Patriarca, rivolto al discepolo Gyosho, disse: «La realtà è non schema, ecco la natura autentica; la realtà è schema, ecco il cuore che discerne il bene e il male di ognuna di tutte le cose».

Questo non schema detto dal sesto Patriarca non ha nulla a che fare con il criterio di valutazione insegnato nei due sistemi fuorviati del Teravada e simili [1]. I fondatori e sfondatori[2] di quei sistemi fuorviati affermano: Trovato, eccolo qui il non schema! Ma non sono in grado di sondare fino in fondo quanto dicono.

[Carl Bielefeldt traduce] Il Sesto Antenato, nel dare un insegnamento al suo discepolo Gyōshō, disse una volta, “L’impermanenza è, naturalmente, la Natura di Buddha, e la permanenza è, in realtà, la mente che divide tutte le cose in buone o cattive”. L’impermanenza di cui parlava il Sesto Antenato è al di là delle congetture dei non buddisti e di coloro che seguono i Due Corsi minori. [/CB]

Questo non schema, da se stesso, con la parola, con l’azione, con la testimonianza manifesta il suo non essere schema (il suo essere oltre a non schema e schema, impermanenza e permanenza, ndr): tutto questo e non altro corrisponde a non schema.

Ora, l’uomo deve ottenere la salvezza manifestandola nel suo corpo, quindi rendendola presente nel suo corpo così annuncia la via [3]. Questo è la natura autentica.

[Carl Bielefeldt traduce] Quindi, per chi vuole chiarire, mettere in pratica e realizzare pienamente l’impermanenza come impermanenza in sé, tutto sarà impermanenza. Coloro che possono aiutare gli altri a raggiungere l’Altra riva manifestando il loro Vero Sé lo manifesteranno e daranno voce al Dharma per questo scopo: questa è la Natura di Buddha. [/CB]

E ancora, chi è alto incarna la via essendo alto, chi è basso incarna la via essendo basso[4]. Lo schema dei santi, anche questo è non schema; lo schema dei mondani, anche questo è non schema. Se il santo e il mondano rimangono nel loro schema, allora non ci può essere natura autentica. È una sciocca visione superficiale, è una visione ristretta a un criterio predeterminato. Quale piccolezza per il corpo del Budda! Quale piccolezza per l’opera della natura! Perciò il sesto Patriarca insegna: la realtà è non schema, ecco la natura autentica.

[Carl Bielefeldt traduce] Inoltre, a volte mostreranno il Corpo del Dharma come qualcosa di alto e a volte come qualcosa di basso. Ciò che è costantemente santo è impermanente e ciò che è costantemente ordinario è impermanente. L’opinione che coloro che sono solo persone ordinarie e non sante, e che quindi devono essere prive della Natura di Buddha, è un’opinione sciocca sostenuta da alcune persone dalla mentalità ristretta; tale opinione costituisce una prospettiva ristretta che il loro intelletto ha congetturato. Per la mentalità ristretta, il “Buddha” è un corpo e la “Natura” è il suo funzionamento, ed è proprio questo il motivo per cui il Sesto Antenato disse: “Ciò che è impermanente è, naturalmente, la Natura di Buddha”. [/CB]

Schema è non essere in moto. Non essere in moto: sia che tu impersoni la parte del soggetto, sia che tu faccia la parte dell’oggetto, prescindendo dai tuoi tracciati passati o futuri, questo è schema. Senza dubbio!

[Carl Bielefeldt traduce] Ciò che sembra costante semplicemente non ha ancora subito un cambiamento. “Non ha ancora subito cambiamenti” significa che, anche se possiamo spostare la nostra prospettiva verso il nostro io soggettivo o verso il mondo oggettivo, esterno, in entrambi i casi non ci sono segni di cambiamento da trovare. [/CB]

  • Questo non schema di erbe e alberi, cespugli e boschi è natura autentica.
  • Questo non schema degli esseri umani, corpo e spirito è natura autentica.
  • Questo non schema di montagne e fiumi di ogni terra, è in quanto è natura autentica.
  • L’insuperabile perfezione[5] è natura autentica, proprio per questo è non schema;
  • il risveglio definitivo di Budda è non schema, proprio per questo è natura autentica.

Le piccole vedute dei due sistemi e i tre canestri dei commentatori dei Sutra e simili, devono meravigliarsi, dubitare e temere di fronte a questa indicazione del sesto Patriarca. Se non si meravigliano, né dubitano, sono una sorta di demoni.

[1] I due sistemi fuorviati o eretici che dir si voglia, detti in sancrito sravaka e pratyekabudda , sono quelli che privilegiano la via ascetica integralista (il primo) e la via autodidatta individualista (il secondo): in generale i sistemi che pongono l’autoperfezionamento personale come meta del cammino religioso.

[2] Qui c’è un gioco di parole in giapponese che ironizza sul fatto che i fondatori di questi sistemi sono nel contempo i distruttori della Via e nella stessa espressione è contenuta la sfumatura che costoro sbagliano dall’inizio alla fine.

[3] Questo è un famoso verso della sezione dedicata a Kannon, il bodisattva della compassione, del Sutra del Loto (Hokke kyo).

[4] Espressione tratta da un dialogo in cui il discepolo domanda al maestro la differenza fra alto e basso dal punto di vista del darma, della vera norma.

[5] Anokutara sanmyaku sanbodai. È l’espressione buddista che dice la più alta perfezione, il vertice insuperabile.

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

Fonte: Carl Bielefeldt

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