26 aprile 2025
Da tempo, mentre leggo e lavoro sulle varie fonti, mi coglie un disagio: mi sembra che l’approccio sia non sufficentemente approfondito e non tenga conto delle complessità propie di ciascuna incarnazione.
Oggi lavoravo un post del CI sull’aiuto al prossimo, un tema per me sensibile, e mi è sembrato che l’ideale proposto prevalesse sulla complessità: sembra che esista una sola categoria di umani e le condizioni di fragilità esistenziale di alcuni, o i tanti disegni particolari di altri non siano variabili da tenere in conto.
Se guardo nel mio intimo, e lo faccio senza sosta, vedo la settorialità e la relatività dell’aiuto che sono disposto ad offrire: vedo la disponibilità di fondo del sistema che viene modulata e indirizzata, vedo insomma una complessità non uno stato on/off.
Ad esempio, quanto la mia settorialità nel dare è condizionata dalla determinazione esistenziale a rimanere focalizzato su ciò che sento come l’essenziale per me? Quanto evito di disperdermi e di economizzare le non molte forze che ho a disposizione?
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