[…] Tutto è vibrazione, tutto è passaggio, tutto è movimento nel Cosmo; eppure se noi confrontiamo il moto unidirezionale di un Cosmo, rispetto al moto assoluto, vediamo il Cosmo come fermo.
Fonte: Esistenza oggettiva del Cosmo, dal libro: Cerchio Firenze 77, Oltre l’illusione, ed. Mediterranee.
Nei brani dei testi che sono sottoposti ad analisi, il grassetto di termini e frasi riguarda parole chiave e concetti cardine da sottoporre alla contemplazione secondo il sentire del curatore; ogni lettore, chiaramente, può sentire in modo differente.
Il commento di uma non vuole spiegare il testo di Kempis e del Cerchio Firenze 77, sono semplici contemplazioni sviluppate a partire da un impulso presente nel testo.
«Ma il Cosmo – direte voi – invece si muove». Certo che si muove. Ed ecco la vostra discussione di questa sera. Volete sapere se questo Cosmo, come gli altri, si consuma, finisce, cessa di esistere nel piano relativo.
Come potete voi vedere nell’Assoluto, laddove tutto è eternamente presente – nel senso che non vi è scorrere di tempo, né misurarsi di spazio – la Manifestazione del Cosmo? Come è possibile vedere nell’Assoluto, cioè nella Realtà, l’esistenza di un Cosmo?
Voi sapete che un Cosmo non è la Realtà assoluta, di Assoluto non v’è che Lui. Tutto ciò che non è Assoluto è relativo; il Cosmo, quindi, è relativo, pur tuttavia è contenuto nell’Assoluto. Un Cosmo, come relativo, non è in una condizione di esistere di Eterno Presente, cioè senza tempo e senza spazio, perché solo l’Assoluto è in questa condizione di esistere. Il relativo ha quindi un tempo e uno spazio.
«E come – direte voi – ciò che ha tempo e spazio può essere contenuto in ciò che non ha tempo e non ha spazio?».
La risposta è: «Perché il relativo nell’Eterno Presente non esiste quale voi e noi in questo momento lo vediamo, lo sentiamo, lo misuriamo. La sensazione di tempo e di spazio quale la conosciamo è del Cosmo; solo qui ha senso, valore e rilievo». Pur tuttavia il Cosmo, la Manifestazione, è contenuta nell’Assoluto ed è contenuta nel modo in cui esiste oggettivamente. Esiste dunque oggettivamente?
Un Cosmo esiste oggettivamente, perché tutto è contenuto nell’Assoluto, e tutto quanto è contenuto nell’Assoluto ha quindi un’esistenza reale e oggettiva, la quale è cosa tutt’affatto (completamente, del tutto, ndr) diversa da quella che voi in questo momento state vivendo. Non si può quindi, ripeto, dire che questo Cosmo quale voi e noi lo sentiamo, lo viviamo, lo misuriamo ora, in questo momento, tale è nell’Assoluto, nell’Eterno Presente, perché è inconcepibile che ciò che ha tempo, spazio, trascorrere, misura e dimensione, esista con questo tempo con questo spazio con questa misura e con questa dimensione, in ciò che non ha tempo, non ha spazio, non ha dimensione.
Pur tuttavia – altro paradosso – ivi esiste, perché niente di ciò che esiste può essere al di fuori dell’Assoluto. Sottolineo: la sensazione del tempo e dello spazio è una sensazione, la quale tale si rivela e acquista aspetto di realtà misurabile, controllabile, discopribile in laboratorio, sperimentabile, solo nell’ambito e nei limiti del Cosmo.
[→uma] C’è un’esperienza comune, feriale nella vita del contemplativo ed è rappresentata dalla comprensione che egli ha del presente: non essendo la sua esistenza finalizzata a qualcosa di mondano e perseguendo egli l’unità d’Essere, questa si palesa esclusivamente nel non tempo. Il contemplativo vive nel tempo ma sente l’unità nel non tempo.
Mi si osserverà che l’unità d’Essere è anche un processo, e certamente lo è, ma è un processo di stati senza tempo sentiti in successione: il non tempo percepito nello scorrere. In sé, l’unità d’Essere è esperienza-che-È perché precede ogni divenire, è il sentire più alto che affluisce alla percezione per via intuitiva. È un flash di Eterno Presente.
Il tempo del divenire viene sentito come tempo-che-È, non tempo, Eterno Presente. Detto in altri termini: i corpi transitori registrano – percependoli – i fatti secondo la logica del divenire, il sentire sente secondo quella dell’Essere e questo avviene nella simultaneità.
Nell’identico istante operano due livelli diversi di consapevolezza:
– quella più superficiale, legata al divenire e al percepire;
– quella più profonda, espressione dell’Essere e veicolata dal sentire.
Siamo in presenza di una consapevolezza multipiano, multidimensionale: la realtà, il frammento di realtà che chiamiamo presente, è percepito e sentito in modo complesso e simultaneo. [/uma]
- → Contemplare il paradigma del Cerchio Firenze 77:
non un commento ma delle contemplazioni attorno ai fondamenti dell’Essere e del divenire. - Eremo dal silenzio, tutti i post dei siti
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