Dōgen: “Principi dello zazen”, comparazione scritti 11 (zen17)

Fonte: capitolo “Documenti” (parte undicesima) del MANUALE DI MEDITAZIONE ZEN, di Carl Bielefeldt. Berkeley e Los Angeles: University of California Press, 1989. Pp. 259.
Con l’integrazione della traduzione del Fukanzazengi della Stella del mattino, di A. Tollini, di Nishijiama e Cross.

Confronto tra la versione Tenpuku (1233, ndr) del Fukan zazen gi (FKZZG [1]) con le seguenti:
A. CYCK: Ch’an-yüan ch’ing-kuei Tso-ch’an i di Tsung-tse (1103, ndr)
C. FKZZG (2): Koroku Fukan zazen gi (1243, ndr)
D. SBGZ: Shobo genzo zazen gi
E. BDH: Bendo ho, sezione “zazen ho”.

Corsivo (riportato qui dal curatore solo nei casi più rilevanti):
in FKZZG, passaggi non comuni a (1) e (2)
in altri testi, passaggi non comuni a FKZZG

Il grassetto è sempre del curatore e sta a indicare passaggi rilevanti o cambiamenti sostanziali: argomenti che verranno affrontati nei commenti che seguiranno.

Cyck
Pertanto, trascendere il profano e superare il sacro sono sempre contingenti alla condizione del dhyana (della pratica, ndr); abbandonare [questo corpo] da seduti e fuggire [questa vita] stando in piedi dipendono necessariamente dal potere del samadhi.

Fkzzg (1)
Considerando il passato, vediamo che trascendere il profano e superare il sacro dipendono sempre dalla condizione del dhyana; abbandonare [questo corpo] mentre si è seduti e fuggire [questa vita] mentre si è in piedi sono completamente soggetti al potere del samadhi.
Certamente, quindi, girare l’opportunità con un dito, un palo, un ago o un martello, e verificare l’accordo con lo scacciamosche, un pugno, un bastone o un grido non devono essere compresi attraverso le discriminazioni del pensiero; tanto meno possono essere conosciuti attraverso la pratica e la verifica dei poteri sovrannaturali. Devono rappresentare una condotta oltre il suono e la forma; come potrebbero non fornire un riferimento che è prima della conoscenza e della comprensione?

Fkzzg (2)
Considerando il passato, vediamo che trascendere il profano e superare il sacro, abbandonando [questo corpo] mentre si è seduti e fuggendo [questa vita] mentre si è in piedi sono totalmente soggetti a questo potere. Certamente, allora, afferrare il momento opportuno attraverso un dito, un palo, un ago o un martello, e presentare la verifica dell’accordo con lo scacciamosche, un pugno, un bastone o un grido non devono essere compresi attraverso le discriminazioni del pensiero; tanto meno possono essere conosciuti attraverso la pratica e la verifica dei poteri sovranormali. Devono rappresentare una condotta al di là del suono e della forma; come potrebbero non fornire un riferimento che è prima della conoscenza e della comprensione?

[La Stella del mattino traduce] Se guardiamo gli esempi del passato, andare oltre il mondano e andare oltre il santo, trapassare stando seduti o morire in piedi, tutto ciò è affidato completamente a questa forza. Inoltre, anche il perno dell’insegnamento impartito scuotendo un dito, una canna, un ago, un martello, anche l’avvertimento che ridesta fornito con lo scaccia mosche, col pugno, col bastone, con il grido, tutto questo non scaturisce dall’avere bene valutato e discriminato, e non credere che derivi dalla conoscenza di poteri magici. Sono comportamenti la cui autorità va oltre ciò che si sente e ciò che si vede, scaturiscono completamente dalla norma che è prima della conoscenza intellettuale. [/sdm]

[Tollini traduce] A ben guardare, superare l’ordinario e l’andare oltre il saggio, morire da seduti o morire in piedi, sono tutte cose che dipendono completamente da questa forza. E inoltre, afferrare le opportunità date dalla sorte con dita, bastoni di bambù, aghi e martelli, o presentare la realizzazione del satori (raggiunta) con (l’uso) dell’hossu con pugni, bastoni o col grido katsu!: non sono cose che si possano capire per mezzo del pensiero discriminante. Perché mai dovrebbero essere cose da potersi conoscere per mezzo della pratica e realizzazione di poteri soprannaturali? Essi dovrebbero essere modi di agire che trascendono il visibile e l’udibile. Insomma, non sono forse pratiche consolidate che vengono prima di conoscenza e comprensione? [/T]

[Pubblichiamo alcuni materiali relativi alla zen, alle sue origini e al suo sviluppo nella convinzione che molto si possa indagare non mossi da una intenzionalità speculativa e intellettuale, ma dall’esigenza di chiarire i cardini fondamentali del pensiero di Dōgen – e dello zen classico – quali, tra gli altri, l’equiparazione tra pratica e illuminazione o il senso stesso di pratica e tanto più quello di illuminazione. Cardini non secondari per la vita e l’esperienza di un contemplativo che a ogni istante del suo esistere si confronta con questi temi e dunque si interroga e propone la sua interrogazione.
Dopo la pubblicazione di alcuni materiali che preparino il terreno e illuminino su una complessità mai esaurita, affronterò questi temi:
1. La realtà che definiamo Essere, o natura autentica.
2. Cosa si intende per illuminazione nel Sentiero e l’irrealtà dell’illuminazione istantanea.
3. Cosa si intende per pratica e l’azzardato e relativo parallelo tra pratica e illuminazione.
4. La demitizzazione della nozione di pratica e di illuminazione e la reale tensione tra divenire ed Essere.
5. Formazione e contemplazione in una via spirituale nel XXI secolo. Qui la raccolta dei post]

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