[C⮃] Rispondono: «In questo momento non c’è alcunché ai nostri occhi da vedere, alle nostre orecchie da udire, per il nostro cuore da capire; non c’è altro posto al nostro corpo ove abitare!».
[D⮃] Kanadaiba dice: «Proprio questo è il venerato, che incarnando l’aspetto della natura autentica lo mostra a noi. Come possiamo riconoscerlo? Ecco, la profonda pace che è oltre ogni forma si manifesta come forma della luna piena. La giustezza della natura autentica traspare dappertutto in modo chiaro!». Come finisce di parlare, subito l’aura si cela. Di nuovo seduto sul cuscino recita questo verso:
[E⮃] «Incarnando nel corpo la forma della rotonda luna,
in questo modo io manifesto il multiforme corpo autentico.
Non ha forma questo annuncio,
né suono né colore questa funzione».
Sappi che quella vera funzione non corrisponde a questi o quei suoni e colori [all’esperienza sensoriale].
[F⮃] Quel vero annuncio è nessuna determinata forma. È quell’incalcolabile quantità di forme attraverso le quali nel passato diffusamente il venerato ha testimoniato la natura autentica. Qui brevemente espongo un ambito di questa quantità.
[Tollini traduce]
[C⮃] Le persone nell’assemblea risposero: “È [una forma] che i nostri occhi non vedono, le nostre orecchie non sentono, la nostra mente non percepisce, i nostri corpi non sperimentano”.233
233 Waddell, N. e Abe M., op. cit., 1976, p. 93-94, traducono come faccio io. Anche Mizuno, op. cit., p. 99, rende allo stesso modo, mentre Nishijima, G.W. e Cross C., op. cit., p. 15, intendono non una negazione assoluta ma negazione relativa al momento presente, nella forma ‘non prima d’ora’.
[D⮃] Kânadeva disse:”Questo è proprio il Venerabile. Mostra la forma della natura-di-buddha e per mezzo di essa egli ci insegna. Perché so questo? Proprio il samâdhi del senza forma è come la forma della luna piena. Il significato della natura-di-buddha è vastità e vuoto luminoso”.
Quando Kânadeva ebbe finito di parlare, la forma rotonda allora sparì. Sulla sua pedana dove stava seduto [Nâgârjuna] declamò i seguenti versi:
[E⮃] Il mio corpo manifesta la forma della luna rotonda234
con questo esprimo il corpo di tutti i buddha.
L’insegnamento della legge è il senza-forma
la sua esposizione235 non ha né suono né aspetto visibile.
Si sappia che l’esposizione genuina [della dottrina] non è una manifestazione diretta per mezzo di suoni o di aspetti visibili.
[F⮃] L’insegnamento genuino del Dharma è senza forma. Il venerabile [Nâgârjuna] anticamente espose [l’insegnamento del] la natura-di-buddha ampiamente e in grande quantità. Di seguito, ne presenterò una parte.
234 Il corpo fisico è manifestazione della luna rotonda, cioè della natura-di-buddha.
235 Cioè la predicazione della Legge. [/Tollini]
[Carl Bielefeldt traduce]
[C⮃] Quelli dell’assemblea risposero: “Ciò che non vediamo con gli occhi e non sentiamo con le orecchie in questo momento non esiste, perché non è qualcosa che possiamo conoscere con la mente o sperimentare con il corpo”.
[D⮃] Kānadaiba disse: “Questo è il manifestarsi della Natura di Buddha del Venerabile, per mezzo della quale ci mostra come possiamo conoscerla. Essendo ammantato di essa, il suo stato meditativo, che è libero da attaccamenti, assume una forma simile alla Luna piena, poiché il significato di “Natura di Buddha” è quello di ciò che è assolutamente illimitato e radioso”.
Una volta che Kānadaiba ebbe finito di parlare, l’aspetto simile a una sfera sembrò scomparire. Poi, mentre occupava ancora la sua sede del Dharma, Nāgārjuna parlò in versi, dicendo:
[E⮃] Attraverso il mio corpo, ho manifestato l’aspetto della Luna Piena,
mostrando così la presenza fisica di tutti i Buddha.
La mia voce del Dharma non ha una forma fissa,
perché il suo vero funzionamento è al di là di ciò che si dice o di come si dice. 21
Dovete rendervi conto che il funzionamento autentico del Dharma è al di là di ogni
qualsiasi visualizzazione immediata di ciò che viene detto o di come viene esposto.
[F⮃] Una voce genuina del Dharma non ha una forma prestabilita. Il Venerabile era sempre impegnato a dare voce alla Natura di Buddha in lungo e in largo, in innumerevoli occasioni. Qui ne abbiamo dato solo un breve esempio.
21 La frase “lo sguardo della luna piena” in questa poesia e nei paragrafi successivi si riferisce alle caratteristiche distinguibili di chi ha realizzato pienamente la propria Natura di Buddha. In alcuni casi, questa frase viene fraintesa e presa alla lettera da persone di mentalità mondana; in questi casi viene resa come “lo sguardo della luna piena”. Allo stesso modo, il termine “corpo” è usato quando si riferisce al corpo fisico, mentre il termine “Corpo Spirituale” è usato in riferimento al Corpo di Illuminazione spirituale, che manifesta “l’aspetto della Luna piena”. [/CB]
[→uma]
[C⮃] Ciò che viene sperimentato ora è aldilà delle informazioni dei dati dei sensi dei corpi transitori, siamo in presenza di altro: adesso non vediamo e non ascoltiamo, non c’è da capire, adesso sentiamo.
È possibile che gli ascoltatori non comprendessero fino in fondo ciò che stava accadendo, e questo è comune perché, in genere, solo alcuni riescono a decodificare in pienezza questo accadere, oltre a chi guida, naturalmente. La situazione, accadendo sul piano del sentire, è decodificabile – con diverse variabili tra un individuo e l’altro – ma tutti avvertono la particolarità vibrazionale ed esistenziale in atto e questo perché la vibrazione akasica attraversa tutti i corpi transitori e impressiona i loro sensi: chiaramente, a seconda del rumore di fondo introdotto dalla personale identificazione con sé, l’esperienza è più o meno intensa e profonda.
[D⮃] Kanadaiba dice: «Proprio questo è il venerato, che incarnando l’aspetto della natura autentica lo mostra a noi. Come possiamo riconoscerlo? Ecco, la profonda pace che è oltre ogni forma si manifesta come forma della luna piena. La giustezza della natura autentica traspare dappertutto in modo chiaro!».
La natura autentica – che è condizione/stato vibrazionale – è testimoniata nella vibrazione akasica che viene emanata e nell’impatto che essa produce sulle altrui vibrazioni akasiche e sui sensi dei corpi transitori.
Lo stato di consapevolezza di chi guida l’assemblea – stato vibrazionale – è l’antenna trasmittente una vibrazione colta dalle antenne riceventi presenti (o non presenti ma in connessione di sentire): la natura autentica accade come Ciò-che-È, inequivocabile e impareggiabile, irraggiungibile solo agli ottusi.
[E⮃] Attraverso il mio corpo, ho manifestato l’aspetto della Luna Piena,
mostrando così la presenza fisica di tutti i Buddha.
La mia voce del Dharma non ha una forma fissa,
perché il suo vero funzionamento è al di là di ciò che si dice o di come si dice.
“Attraverso il mio corpo” non significa solamente attraverso le mie sembianze fisiche – che comunque, in quelle condizioni, vengono percepite in modo particolare e unico, come rarefatte – ma significa: la vostra percezione sensoriale di tutti i corpi, unitaria dunque, è stata impressionata dalla realtà autentica, dalla natura di Buddha, dal Ciò-che-È, questo lo avete sentito nell’insieme unitario delle vostre percezioni.
“La mia voce del Dharma non ha una forma fissa”: le parole che proferisco sono oltre la dimensione di parole che scaturiscono da un pensiero, sono sentire che accade e come sentire sono percepite e decodificate. La loro forma di parole è transitoria e impermanente, esse sono l’aspetto esterno, la forma impermanente di un sentire, come il suono di uno strumento trasmette il sentire del musicista.
Chi si focalizzasse sulla lettera di quanto detto incorrerebbe in un grave errore perché non conta la lettera ma il sentire che la genera.
Forzani-Mazzocchi traducono:
“Non ha forma questo annuncio,
né suono né colore questa funzione».
Una forma invece l’ha, un suono pure e un colore anche, ma forma, suono e colore sono l’aspetto esteriore – il corpo – di una vibrazione e l’accento è sulla vibrazione: quella giunge diretta dove deve giungere, da corpo akasico a corpo akasico, a meno che non vi siano spesse barriere ottundenti.
[F⮃] “Una voce genuina del Dharma non ha una forma prestabilita“, traduce CB. Perché? Perché è veste effimera di una sostanza altra, eppure veste necessaria nella relazione tra sentire di grado differente, non tra sentire di grado equipollente ai quali il silenzio basta perché, per loro, la vibrazione del sentire non ha bisogno di forma.
Il linguaggio è simbolo, è un grado complesso di sentire sintetizzato e decodificato in simbolo afferrabile dal corpo mentale, dal corpo astrale e dal corpo fisico, ma il sentire usa innumerevoli simboli per veicolarsi e questo lo sa bene chi ha vissuto in modo continuativo la presenza di un maestro e ha potuto vedere come la didattica della trasmissione del sentire sia veramente creativa.
Trasmissione da chi è quel sentire a chi è in grado di contenerlo: cosa significa “a chi è in grado di contenerlo”? È solo un immagine: il ricevente quel sentire deve averlo non tanto in potenza – cosa che certamente già possiede nell’Eterno Presente – ma deve essere nelle condizioni di poterlo sentire ora.
Sentirlo ora significa incarnarlo, esserne attraversato: sentirlo, non c’è altro termine perché sentire significa che l’insieme unitario dell’essere è coinvolto e agisce e reagisce quella frequenza vibratoria.
Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.
Fonte: Aldo Tollini
Fonte: Carl Bielefeldt
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