Dōgen: “Principi dello zazen”, comparazione scritti 12 (zen18)

Fonte: capitolo “Documenti” (parte dodicesima) del MANUALE DI MEDITAZIONE ZEN, di Carl Bielefeldt. Berkeley e Los Angeles: University of California Press, 1989. Pp. 259.
Con l’integrazione della traduzione del Fukanzazengi della Stella del mattino, di A. Tollini, di Nishijiama e Cross.

Confronto tra la versione Tenpuku (1233, ndr) del Fukan zazen gi (FKZZG [1]) con le seguenti:
A. CYCK: Ch’an-yüan ch’ing-kuei Tso-ch’an i di Tsung-tse (1103, ndr)
C. FKZZG (2): Koroku Fukan zazen gi (1243, ndr)
D. SBGZ: Shobo genzo zazen gi
E. BDH: Bendo ho, sezione “zazen ho”.

Corsivo (riportato qui dal curatore solo nei casi più rilevanti):
in FKZZG, passaggi non comuni a (1) e (2)
in altri testi, passaggi non comuni a FKZZG

Il grassetto è sempre del curatore e sta a indicare passaggi rilevanti o cambiamenti sostanziali: argomenti che verranno affrontati nei commenti che seguiranno.

Fkzzg (1)
Pertanto, non importa se si è molto intelligenti o molto stupidi; non c’è distinzione tra coloro che hanno facoltà acute e quelli con facoltà ottuse. Se lasci andare i sei sensi, vedi e giri l’intero cammino; se non produci un solo pensiero, ti siedi e tagli le dieci direzioni.
Sia nel nostro mondo che negli altri regni, il dharma del Buddha originariamente non ha altro dharma; dai Cieli Occidentali alla Terra Orientale, la porta Patriarcale alla fine apre cinque porte. Tutti mantengono ugualmente il sigillo del Buddha, mentre ciascuno gode del proprio stile di insegnamento.
Si dedicano solo alla trasmissione unica e al proposito finale; si dedicano solamente a un radicale cambiamento di corpo e mente. Anche se parlano di mille differenze e diecimila distinzioni, si deliziano solo nell’indagine completa del percorso verso casa.

Fkzzg (2)
Pertanto, non importa se si è molto intelligenti o molto stupidi; non c’è distinzione tra coloro che hanno facoltà acute e quelli con facoltà ottuse. L’impegno concentrato è di per sé la ricerca della via. Pratica e realizzazione sono intrinsecamente pure. Il progresso [verso l’illuminazione] è semplicemente un evento ordinario. Nel nostro mondo e negli altri luoghi, dal Cielo Occidentale alla Terra Orientale, tutti mantengono ugualmente il sigillo del Buddha, mentre ciascuno gode del proprio stile di insegnamento. Si dedicano solo alla meditazione; sono ostacolati dalla fissità (dal risiedere nell’essenziale, ndr). Anche se parlano di diecimila distinzioni e mille differenze, studiano solo lo Zen e perseguono la via.

[La Stella del mattino traduce] Quindi, senza discutere di sapienza e di stupidità, non discriminare fra uomo che vale e uomo stolto. Applicati con tutto te stesso e sei già nella pratica del cammino. La pratica del risveglio per sua natura non produce contaminazione e attuandola è normalità quotidiana. Generalmente parlando avviene che, nel nostro mondo come altrove, in India come in Cina, portando il sigillo di Buddha, ogni casa lo fa a modo suo. Se ci si applica al solo star seduti, siamo ostacolati dall’inamovibilità (1). Pur essendoci innumerevoli diverse situazioni, fai solo la pratica di zazen.

1) La traduzione è letterale; il senso è ambiguo. Ora interpreto così: il dharma è ovunque, ogni corrente del buddismo lo presenta a modo suo: zazen è la pratica che riporta tutto all’unico comune denominatore e previene dal girovagare per le interpretazioni, ostacolando con l’immobilità ogni movimento fisico e mentale. (La stabilità conferita dalla pratica è anche stabilità che ostacola il vagare interpretativo e speculativo perché riconduce all’essenziale, ndr) [/sdm]

[Pubblichiamo alcuni materiali relativi alla zen, alle sue origini e al suo sviluppo nella convinzione che molto si possa indagare non mossi da una intenzionalità speculativa e intellettuale, ma dall’esigenza di chiarire i cardini fondamentali del pensiero di Dōgen – e dello zen classico – quali, tra gli altri, l’equiparazione tra pratica e illuminazione o il senso stesso di pratica e tanto più quello di illuminazione. Cardini non secondari per la vita e l’esperienza di un contemplativo che a ogni istante del suo esistere si confronta con questi temi e dunque si interroga e propone la sua interrogazione.
Dopo la pubblicazione di alcuni materiali che preparino il terreno e illuminino su una complessità mai esaurita, affronterò questi temi:
1. La realtà che definiamo Essere, o natura autentica.
2. Cosa si intende per illuminazione nel Sentiero e l’irrealtà dell’illuminazione istantanea.
3. Cosa si intende per pratica e l’azzardato e relativo parallelo tra pratica e illuminazione.
4. La demitizzazione della nozione di pratica e di illuminazione e la reale tensione tra divenire ed Essere.
5. Formazione e contemplazione in una via spirituale nel XXI secolo. Qui la raccolta dei post]

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