Fonti: Tollini, Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, Mediterranee.
Shōbōgenzō di K.Nishiyama, traduzione S.Oriani
Shōbōgenzō, tradotto da Gudo Nishijima e Chodo Cross
[Oriani traduce] Un giorno il Maestro Zen Kyōzan,7 chiese al fondatore della scuola Igyō-zen,8:
“Cos’è la trascendente, pura mente radiante?”
Isan rispose: “Montagne, fiumi, terra; sole, luna, stelle.”
Montagne, fiumi e terra sono proprio montagne, fiumi e terra; non c’è nulla di più, non occupatevi di cose secondarie e momentanee come onde o nuvole. Sole, luna, stelle significa la vera, naturale esistenza di sole, luna e stelle; non c’è nessuna nebbia o foschia.* La mente di vita e morte è solo vita e morte, venire e andare; non vi è né illusione né risveglio. La mente di muro, tegola, pietre non è altro che muro, tegola e pietre; non c’è né fango né acqua.**
*Montagne, fiumi, terra, sole, luna, vita, morte sono Ciò-che-È e come tali vanno sentiti: non vanno indagati, vanno sentiti nel loro essere Ciò-che-Sono. L’indagine àncora al divenire, la contemplazione del Ciò-che-È afferma l’Essere: se contempli, la Realtà/realtà è sentita. Come già detto nel post precedente, qui non si tratta di percepire il reale nella sua tautologica materialità, si tratta invece di sentirlo come attimo d’Essere e d’Esistere.
Se senti la realtà tutto è Ciò-che-È, di questo parla Dogen, della → consapevolezza unitaria che sorge nell’attimo presente.
**“La mente di vita e morte è solo vita e morte”. La consapevolezza unitaria di vita è: tutto è vita, nel momento in cui vita è; la consapevolezza unitaria di morte è: tutto è morte, nel momento in cui morte è.
Questa cosa che accade ora è Ciò-che-È: chi sente così abbandona le logiche del percepire e del divenire e sprofonda nell’Essere.
***“Non c’è né fango né acqua”: ci sono il muro e le tegole, contempla il Ciò-che-È, non andare a indagare di cosa è composto il muro e la tegola. Il contemplare non è amico dell’indagare perché contemplare è essere sbalzati fuori dal tempo, mentre indagare e immergersi in esso.
[Oriani prosegue] Nella mente dei quattro elementi9 e dei cinque skandha,10 non ci sono cavalli o scimmie. Nella mente di una sedia e di un hossu,11 non c’è né legno né bambù. Riassumendo: la nostra mente è Buddha, la purezza originaria è la nostra mente, e il Buddha è il Buddha. Ricordate comunque, che la vera mente-di-Buddha è distaccata anche da queste affermazioni.
[7] Il Maestro Kyōzan Ejaku (833-887), successore del Maestro Isan Reiyū. [Yang-shan Hui-chi]
[8] Il Maestro Isan Reiyū (771-853), successore del Maestro Hyakujō Ekai. Il suo titolo postumo è Daien Zenji. Noto anche come Daii. [Kuei-shan Ling-yu]
[9] I quattro elementi, dal sanscrito catvā mahābhūtāni, sono: terra (peso e leggerezza), acqua (coesione e fluidità), fuoco (caldo e freddo), vento (impulso e movimento).
[10] I cinque skanda o aggregati sono: rūpa (il corpo-forma), vedanā (la sensazione), samjñā (la percezione, la nozione), samskarā (le impressioni risultanti, gli elementi della coscienza, lett. “I formati e i formanti”), e vijñāna (la coscienza individuale, la conoscenza discriminante).
[11] Il tradizionale piumino scacciamosche. Il bastone dei maestri, secondo Tollini.
[Tollini traduce] Come dicevano gli antichi: “La mente luminosa, pura, profonda che non è artefatta è i fiumi, le montagne, la grande terra e il sole, la luna le stelle e i pianeti”. 567 Allora è chiaro che (la mente) è i fiumi, le montagne, la grande terra e il sole, la luna le stelle e i pianeti. Tuttavia, riguardo a questa espressione, se va oltre viene a mancargli qualcosa, se torna indietro gli avanza qualcosa. 568 La mente che è i fiumi, le montagne e la grande terra non è altro che i fiumi, le montagne e la grande terra. 569
Inoltre, non vi sono onde, né mareggiate, non vi è vento né fumo. La mente del sole, della luna, delle stelle e dei pianeti, non è altro che il sole, la luna, le stelle e i pianeti. Non c’è nebbia e neppure foschia. 570 La mente della vita e della morte che va e viene non è altro che la mente della vita e della morte che va e viene. E non c’è né illusione né illuminazione. 571 Le recinzioni, muri, tegole e pietre non sono altro che recinzioni, muri, tegole e pietre. E non c’è né fango né acqua. La mente dei quattro elementi e dei cinque skandha non è altro che i quattro elementi e i cinque skandha. 572 Non ci sono cavalli né scimmie. 573 La mente della sedia e dell’hossu 574 non è altro che sedia e hossu****. E non ci sono bambù né alberi.
****La consapevolezza unitaria della sedia e dell’hossu ti permette di sentire la sedia e l’hossu come Ciò-che-Sono.
→ Torna la questione fondamentale: la realtà può essere percepita con i sensi e inquadrata nel sistema d’ordine dalla soggettività, o può essere sentita: in questa seconda opzione, che è data dalla contemplazione, la realtà è colta nella sua neutralità essenziale – ovvero è liberata da ogni condizionamento e attribuzione – e viene sentita come essente ed esistente aldilà di ogni divenire.
567 La citazione è presa dal vol. 10 del Zenrin ruiju.
568 Cioè: non c’è altro modo per esprimerla. Ogni altro modo per definirla è eccessivo o mancante. 569 Cioè: non è nient’altro che quello che è. Dôgen vuole far capire in modo concreto che la vera mente
è il tutto nelle sue manifestazioni più concrete.
570 Cioè: non ci sono forme illusorie o dubbie.
571 Nella dimensione della vera mente, l’illusione e l’illuminazione (così come nirvana e samsara) sono semplicemente due nomi privi di senso.
572 Vedi sopra nota n. 246.
573 I cavalli rappresentano la volontà indomabile e le scimmie l’intelletto infido.
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