Dōgen, Busshō: commento (4) di Jiso Forzani a Busshō 7 [busshō7.6]

Non bisogna affrettarsi oltre: anche se è vero che costruire Budda è direzione e meta, non bisogna creare un equazione: natura autentica = costruire Budda. Udendo l’espressione: la natura autentica è niente, bisogna restare lì, a sondare non il niente, che non ha senso sondare, ma il criterio per cui, mentre diciamo niente, continuiamo a dire natura autentica.

«Allora, venendo ora al sesto Patriarca, è ovvio che egli si applicasse sull’espressione natura autentica niente. Lasciato da parte il nulla di essere e non essere, doveva porsi davanti alla domanda: In verità che cosa è la natura autentica? Doveva chiedersi: Invero quale cosa è mai questa natura autentica? La gente di oggi, sentendo parlare di natura autentica, non si interroga su che cosa è; ma si affretta e si affanna a disquisire se la natura autentica sia essere o non essere, e simili problemi, come fosse questo il punto». È proprio così: troppo spesso noi riponiamo la nostra fede non nel modo di vivere la vita, ma nel credere in qualche cosa che da senso alla nostra vita se ce lo appiccichiamo sopra. Come se la nostra fede nel senso della vita potesse venire da qualcosa che è esterno alla nostra vita. Allora è fondamentale credere in niente, perché riporta il credere nell’ambito in cui diviene intima forza vivificante. Per questo il passaggio attraverso il nulla ci purifica e ci rigenera: e soprattutto il nulla di ciò che per noi è più da venerare, per evitare che diventi un idolo da idolatrare. Tutte le esperienza di nulla e di rigenerazione della nostra vita sono racchiuse qui:« il niente dei vari niente, va appreso dal niente di: la natura autentica niente».

Allora prende senso la frase: «Per l’uomo c’è il Sud e il Nord, per la natura autentica non c’è né Sud né Nord». Doghen dice addirittura che in questa espressione c’è il cuore della religione, c’è il cuore di ogni religioso. Dobbiamo valutarla con attenzione e non correre alla sciocca conclusione* che l’uomo vive nel mondo relativo in cui servono concetti come Sud e Nord mentre nel mondo della natura autentica, che è l’assoluto, ogni concetto relativo si scioglie.

Chi pensa che la verità consista nell’annullamento delle differenze è più che mai lontano dalla verità.** Questo rapporto fra il relativo e l’assoluto è davvero il cuore della religione: solo gli stupidi possono pensare di risolverlo con qualche formuletta e di esimersi così dall’impegno quotidiano di affrontarlo ogni mattino con spirito rinnovato. Il pescatore sa che se non pesca ogni giorno non mangia, sa che il pesce pescato ieri oggi non è più pesce fresco appena pescato. Perché mai il religioso dovrebbe ignorare che se non attua ora la sua fede essa semplicemente non è fede, perché la natura autentica di ieri è andata con ieri?

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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